venerdì 28 febbraio 2014

Il matenimento non è un diritto: è un abuso



Il mantenimento non è un diritto ma un abuso

magazineEsproprioUn blog femminista attacca gli uomini che ostacolano il “diritto della donna” a farsi mantenere:
Divorzi, ecco i modi (legali) per non pagare gli alimenti. “Trucchi da evasori fiscali”
Se … possiede degli immobili, … può trasferirli in alcuni fondi, in modo da farli uscire dal patrimonio personale.  Oppure, altro caso frequente è quello del dirigente, che lavora per una multinazionale, e chiede di essere assunto dalla casa madre all’estero. “In questo modo, anche se il giudice impone il pignoramento di 1/5 del suo stipendio, per l’ex coniuge sarà molto più difficile farlo eseguire”.
Le strategie adottate per far risultare più esiguo il proprio stato patrimoniale sono le stesse adoperate per non pagare le tasse
Tentano di insinuare che gli uomini che non pagano il mantenimento sono evasori fiscali.
Parliamoci chiaro: sicuramente ci sono uomini che evadono le tasse al solo scopo di evitare l’esproprio femminista.  Sono criminali?
Sì, allo stesso modo in cui erano criminali i francesi che cercavano di evitare che l’aristocrazia li privasse dei loro beni.
Sì, allo stesso modo in cui erano criminali gli Ebrei che portavano i loro beni fuori dalla Germania nazista.
In Italia il 70% delle separazioni sono chieste da donne, che sanno che verranno premiate per aver distrutto una famiglia, specialmente se ci vanno di mezzo bambini.  Sanno che la magistratura discrimina contro gli uomini e considera normale calpestare i diritti umani di uomini e bambini, con sentenze del tipo: “sei un papà quindi puoi vedere i figli il giovedì pomeriggio”. Sanno che tanti giudici stroncano i normali rapporti di accudimento fra i papà ed i loro figli per sostituirli con sentenze del tipo “pagherai il mantenimento alla tua ex che se vorrà lo userà per i figli”, fregandosene della legge che parla di mantenimento diretto (ogni genitore dedica metà tempo ai figli fornendo loro quello di cui hanno bisogno, come nelle famiglie normali).  Sanno che le sentenze umiliano i papà trasformandoli in babbmat, in schiavi che lavorano e che dopo l’esproprio femminista devono mangiare alla Caritas.   La condizione degli uomini separati in Italia è talmente grave che il New York Times vi ha dedicato un articolo:
«Non1385714_10151982276174767_7244455_nostante che una legge del 2006 abbia sancito l’affido condiviso, i giudici italiani continuano ad affidare i figli alle madri, mentre i papà vengono caricati del peso economico della separazione.
Quando Umberto Vaghi divorziò, gli venne ordinato di pagare 2000€ al mese di mantenimenti, quando il suo stipendio era di 2200€ mensili: “sono stato attaccato dai tribunali italiani”.   In Italia, le opere di carità vedono che sempre più persone fra chi chiede un piatto di minestra ed un letto sono papà separati: “Una triste realtà ma ben comprensibile, considerato che l’80% dei papà separati non possono vivere con quello che rimane del loro stipendio” dice la ricercatrice Saso.
Padre Moriggi, che gestisce un’opera di accoglienza dice “Questi uomini avevano un salario medio, ma gli rimangono solo lacrime da piangere una volta pagati i mantenimenti. Vengono da noi, ma si vergognano di vedere i loro bambini in queste strutture, e soffrono”.»

Il problema è riconosciuto anche da autorevoli esponenti della magistratura.  Ferdinando Santosuosso (vice presidente emerito della Corte Costituzionale) scrive:
«Qualcuno dice che la donna, senza perdere le tradizionali cortesi attenzioni di cui era ed è circondata da fidanzati e mariti, ha acquisito progressivamente delle posizioni di fatto e di diritto sempre più vantaggiose [...]  oggi appare spesso che per donne svagate o intraprendenti il matrimonio sia considerato come la vittoria di un concorso o un contratto di assicurazione.
Tutti sono convinti che questo importante nucleo sociale, qual è la famiglia, debba essere tutelato e incoraggiato al massimo e che tale risultato possa conseguirsi soprattutto con un’adeguata formazione dei giovani e con un buon orientamento dei suggestivi mass-media. Ma anche un saggio assetto giuridico può avere il suo peso nel miglioramento dei rapporti familiari, evitando di contribuire alla distruzione di un istituto così prezioso per le nuove generazioni e per tutta la società.» (su “Il Sole 24 Ore” del 16/6/02)
1385776_10151907417754767_789852962_nCirca metà degli omicidi di donne nascono da separazioni.   Quando l’ex marito si rende conto di non avere diritti umani, che la giustizia non esiste, che deve perdere i figli, la casa, lo stipendio, magari basta una provocazione, un esibizione di stronzaggine per far scattare la molla.     Le femministe parlano di “malata cultura maschilista”.  No: a provocare questi omicidi è una malata cultura femminista.
La molla che scatta è la stessa molla che spinge gli schiavi a ribellarsi agli schiavisti.
Ad alimentare questa ribellione sono sentimenti umani nobili: l’innato senso di libertà, di eguaglianza, di giustizia.
Prima della rivoluzione francese, il malcontento per le ingiustizie subite si sfogava in jacquerie: esplosioni di violenza che non portavano da nessuna parte.
Questa è la fase storica che viviamo oggi.
Occorre andare oltre il malcontento, ristabilire i diritti umani violati, fermare chi li viola.
La mentalità alla base di tante sentenze anti-maschili è la cultura tradizionale:
Se ti lamenti non sei uomo.   Un vero uomo rispetta la donna.   Un vero uomo si sacrifica per lei.
Sentenze scritte da giudici tradizionalisti che si sentono nobili a fare la carità sulla pelle altrui.   La cultura tradizionale meriterebbe di essere difesa perché, storicamente, è alla base di tutte le società che hanno prosperato.
Ormai il femminismo ha rotto il tradizionale equilibrio fra uomini e donne “liberando” le donne dai doveri della cultura tradizionale ed inchiodando gli uomini ai ben più pesanti doveri maschili.
L’equilibrio è rotto.  Un treno che viaggia su di una sola rotaia prima o poi deraglia.  La storia non torna indietro.   L’unico futuro possibile è andare avanti.
Tanti uomini oggi rifiutano il matrimonio, avendo capito che è diventato un contratto capestro.   Le femministe attaccano gli uomini “infantili” e intanto brigano per ottenere l’equiparazione legale di una convivenza ad un matrimonio.  Ospiti in casa tua una madre separata con un figlio?  La magistratura può usare il bambino per espropriarti della tua casa.
Non è questa la strada giusta per andare avanti.   La strada giusta è ristabilire i diritti umani.
Questo è difficile perché il femminismo si è insinuato nelle istituzioni.   I centri anti-violenza che organizzano false accuse ricevono fondi pubblici.
Ma soprattutto è difficile perché tanti uomini considerano innaturale tutelare i propri diritti da una donna.
Tanti papà separati vengono liberati da questa sudditanza psicologica quando una sentenza femminista li pongono di fronte al dilemma: o lotti per la tua ex, o lotti per i tuoi figli.
Oggi, basterebbe uno sciopero dei mantenimenti per impattare l’economia nazionale e ottenere i propri diritti, per fermare lo stato che si permette di disporre dei bambini, che si permette di espropriare le persone dei frutti del proprio lavoro.
 http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HBs99HnEg6I