lunedì 28 settembre 2015

Separazioni: no all'affido alla madre

No all'affido alla madre che abbandona figlia e marito per andare a vivere con l'amante

Chiarimenti sulla scelta del genitore collocatario in una sentenza della Corte d'Appello di Lecce
Fonte: http://www.studiocataldi.it/articoli/19582-affidamento-rilevanti-le-consuetudini-di-vita-del-minore-nella-scelta-del-genitore-collocatario.asp
Volto di una bambina
di Lucia Izzo - In tema di affidamento del minore, nello scegliere il genitore collocatario più idoneo, tenendo in considerazione l'interesse preminente del minore, si deve avere riguardo anche alle consuetudini di vita già acquisite dal minore medesimo. 

Lo precisa la Corte d'Appello di Lecce, sezione civile, con la sentenza n. 171/2015 sul gravame proposto da una donna per rivendicare l'affidamento esclusivo della figlia convivente con il padre, nonché per contestare l'addebito della separazione nei suoi confronti. 
In aggiunta alla collocazione della figlia presso di lei, la donna ha richiesto ai giudici l'addebito della separazione al marito, l'assegnazione della casa coniugale e un congruo assegno di mantenimento

I giudici, tuttavia, negano alla donna le richieste avanzate, considerando che costei aveva abbandonato il marito e la figlia a causa di una relazione extraconiugale. 

È questa la vicenda che i giudici considerano determinante per la separazione, in quanto la ricorrente, ancora sposata e senza che vi fossero litigi tra lei e l'ex, aveva intrapreso una relazione fuori dal matrimonio culminata nella nascita di un figlio. 
Questo aveva inevitabilmente portato alla separazione e alla convivenza di lei con la nuova famiglia. 

All'epoca dei fatti, la figlia aveva sette anni e si è ritrovata a vivere con il padre, con il quale ha sempre intrattenuto un ottimo rapporto. 
Ancora, sono prive di fondamento le rimostranze della madre, che riteneva di aver incontrato spesso la bambina interessandosi a lei, mentre invece risultava che la piccola veniva costantemente affidata alle cure del padre e dei nonni materni. 

Rigettate, dunque, le richieste di parte attrice: gli anni trascorsi hanno segnato un solco nei rapporti tra lei e la figlia e decidere di affidare alla donna la bambina, ormai adolescente, finirebbe inevitabilmente per stravolgere i suoi consolidati equilibri di vita. 

lunedì 14 settembre 2015

Avvenire: "Il progetto di Babele edifica grattacieli senza vita".



​Fonte: http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/udienza-del-2-settembre-2015.aspx
​All’udienza generale in Piazza San Pietro, proseguendo la sua catechesi sulla famiglia, Papa Francesco ha affrontato la modalità in cui essa vive la responsabilità di comunicare la fede, di trasmettere la fede, sia al suo interno che all’esterno. ”In un primo momento – ha detto - ci possono venire alla mente alcune espressioni evangeliche che sembrano contrapporre i legami della famiglia e il seguire Gesù.
Per esempio, quelle parole forti che tutti conosciamo e abbiamo sentito: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,37-38)”.

"Naturalmente, Gesù non vuole cancellare il quarto comandamento con questo, che è il primo grande comandamento verso le persone. I primi tre riguardano Dio, questo le persone ... è grande! E neppure possiamo pensare che il Signore, dopo aver compiuto il suo primo miracolo per gli sposi di Cana, dopo aver consacrato il legame coniugale tra l’uomo e la donna, dopo aver restituito figli e figlie alla vita famigliare, ci chieda di essere insensibili a questi legami! Quella non è la spiegazione, no.


Al contrario, quando Gesù afferma il primato della fede in Dio, non trova un paragone più significativo degli affetti famigliari. E, d’altra parte, questi stessi legami familiari, all’interno dell’esperienza della fede e dell’amore di Dio, vengono trasformati, vengono “riempiti” di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sé stessi, per creare una paternità e una maternità più ampie, e per accogliere come fratelli e sorelle anche coloro che sono ai margini di ogni legame. Un giorno, a chi gli disse che fuori c’erano sua madre e i suoi fratelli che lo cercavano, Gesù rispose, indicando i suoi discepoli: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,34-35)”.

”La sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono è la dote migliore del genio famigliare. Proprio in famiglia impariamo a crescere in quell’atmosfera di sapienza degli affetti. La loro “grammatica” si impara lì, altrimenti è ben difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti”.

”L’invito a mettere i legami famigliari nell’ambito dell’obbedienza della fede e dell’alleanza con il Signore non li mortifica; al contrario, li protegge, li svincola dall’egoismo, li custodisce dal degrado, li porta in salvo per la vita che non muore. La circolazione di uno stile famigliare nelle relazioni umane è una benedizione per i popoli: riporta la speranza sulla terra. Quando gli affetti famigliari si lasciano convertire alla testimonianza del Vangelo, diventano capaci di cose impensabili, che fanno toccare con mano le opere che di Dio, quelle opere che Dio compie nella storia, come quelle che Gesù ha compiuto per gli uomini, le donne, i bambini che ha incontrato. Un solo sorriso miracolosamente strappato alla disperazione di un bambino abbandonato, che ricomincia a vivere, ci spiega l’agire di Dio nel mondo più di mille trattati teologici. Un solo uomo e una sola donna, capaci di rischiare e di sacrificarsi per un figlio d’altri, e non solo per il proprio, ci spiegano cose dell’amore che molti scienziati non comprendono più. E dove ci sono questi affetti famigliari, vengono questi gesti dal cuore che ci parlano più forte delle parole ... il gesto dell’amore! Questo fa pensare”.

”La famiglia che risponde alla chiamata di Gesù riconsegna la regìa del mondo all’alleanza dell’uomo e della donna con Dio. Pensate allo sviluppo di questa testimonianza, oggi. Immaginiamo che il timone della storia (della società, dell’economia, della politica) venga consegnato - finalmente! - all’alleanza dell’uomo e della donna, perché lo governino con lo sguardo rivolto alla generazione che viene. I temi della terra e della casa, dell’economia e del lavoro, suonerebbero una musica molto distinta diversa!”.

”Se ridaremo protagonismo – a partire dalla Chiesa – alla famiglia che ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, diventeremo come il vino buono delle nozze di Cana, fermenteremo come il lievito di Dio!
In effetti, l’alleanza della famiglia con Dio è chiamata oggi a contrastare la desertificazione comunitaria della città moderna. Ma le nostre città sono diventate destertificate per mancanza d’amore, per mancanza di sorriso. Tanti divertimenti ... tanti. Tante cose per perdere tempo, per far ridere, ma l’amore manca. È proprio la famiglia! È proprio la famiglia, quel papà, quella mamma che lavorano e con i figli ... Il sorriso di una famiglia è capace di vincere questa desertificazione delle nostre città. E questa è la vittoria dell’amore della famiglia. Nessuna ingegneria economica e politica è in grado di sostituire questo apporto delle famiglie. Il progetto di Babele edifica grattacieli senza vita. Lo Spirito di Dio, invece, fa fiorire i deserti (cfr Is 32,15). Dobbiamo uscire dalle torri e dalle camere blindate delle élites, per frequentare di nuovo le case e gli spazi aperti delle moltitudini, aperti all’amore della famiglia”.

”La comunione dei carismi – quelli donati al Sacramento del matrimonio e quelli concessi alla consacrazione per il Regno di Dio – è destinata a trasformare la Chiesa in un luogo pienamente famigliare per l’incontro con Dio. Andiamo avanti su questa strada, non perdiamo la speranza. Dove c’è una famiglia con amore, quella famiglia è capace di riscaldare il cuore di tutta una città con la sua testimonianza d’amore. Pregate per me, preghiamo gli uni per gli altri, perché diventiamo capaci di riconoscere e di sostenere le visite di Dio. Lo Spirito porterà lieto scompiglio nelle famiglie cristiane, e la città dell’uomo uscirà dalla sua depressione! Grazie”.

Al termine della catechesi il Papa ha lanciato un appello: "Mai più la guerra" e ha ricordato le minoranze perseguitate.

Psicoidiozie: "il nome del bambino lo deve scegliere solo la mamma"

20/08/2015 - 14:59

 

Morelli dixit. Il guru della psichiatria de noantri meglio di Woody Allen

Forse a qualcuno è sfuggito, ma lo psichiatra Raffaele Morelli, in relazione alla gravidanza e alla scelta del nome dei nascituri, se ne è uscito così: "Il nome del bambino lo deve scegliere solo la mamma...".
Vedere per credere, c'è pure l'audio, non ve lo perdete....
Beh, non sottovalutiamo il fatto che il buon Morelli è autore di saggi indimenticabili come Dimagrire è facile, Pensa Magro, Dimagrire senza dieta, Felicità istruzioni per l'uso, La felicità è dentro di te, Corso pratico di Autostima, Ama e non pensare, Non siamo nati per soffrire, Guarire senza medicine, Il segreto dell'amore felice, I consigli per vivere bene.
Il Guru del luogo comune o l'orgoglio della Psichiatria italiana? Attendiamo con trepidazione che pubblichi qualcosa pure su come vincere al totocalcio.
Per adesso tanta comprensione per il povero Morelli, chissà che infanzia triste deve aver avuto...
 
Raffaele finisci il latte;
Raffaele fai il ruttino;
Raffaele togli le dita dal naso;
a Raffae’, e dormi, cazzo;
Raffaele, mastica con la bocca chiusa;
Raffaele, io t’ho messo al mondo ma adesso, quantevveroddio, te magno...
Raffaele non fare il saputello che poi a scuola ti gonfiano;
Raffy, ormai hai 15 anni, è ora di togliere il pannolino;
Raffaele, te l’ho detto mille volte, tira la catena;
Raffaele, smettila di chiuderti in bagno che diventi cieco;
RAFFAEEELEEEEEE … !
 
Sempre e solo la madre, il padre non gli ha mai rivolto la parola? Che tristezza !
Da quello che dice emergono tre possibilità: 
 
1.    il papà non lo chiamava mai, lo ha ignorato fino a 18 anni,
2.    il papà ha perso la favella quando lo ha visto in sala parto,
3.    il papà è scappato di casa appena ha capito che da grande il figlio avrebbe detto stronzate quando lo intervistavano.
 
Anzi, esistono altre dolorose possibilità come un padre sordomuto, un padre morto prima che lui nascesse, oppure non ha mai saputo chi fosse il padre … ma voglio considerare solo le tre opzioni principali, le più verosimili.
Poi Raffy è cresciuto, papà e mamma lo hanno fatto studiare (o solo mamma?) e ora prova a buttarla sullo scientifico, sale in cattedra con la menata della tattività acustica che temo serva a strappare consensi materni, oltre che a far dire a qualche ascoltatore ma come parla bene questo qui!.
Ok Raffae’, facciamo finta che sia come dici tu, ma il padre non esiste? Cioè, stai parlando degli orfani di guerra o di tutti i bambini?
Devo rivelarti un segreto ma tieniti forte, forse ti stupirà: ci sono anche i padri.
C’erano pure quando papà e mamma (o solo mamma?) ti hanno pagato l’università, ma negli ultimi tempi il ruolo paterno si è evoluto parecchio, aggiornati.
I nuovi padri sono molto più partecipi nel percorso di crescita dei figli, parlano al figlio già prima del parto (proprio per rendere la voce paterna familiare al nascituro, pensa un po’), cantano filastrocche e raccontano favole mentre accarezzano il pancione della mamma, fanno i corsi pre-parto, sono presenti alla nascita, si alzano di notte per cullare i figli, massaggiano le gengive quando spunta il dentino, poi li seguono a scuola e nelle attività extrascolastiche.
Ma soprattutto – notizia che spero non ti sconvolgerà – parlano con i figli, giocano, amano trascorrere del tempo anche facendo le cose più semplici, come insegnare loro a colorare o fare il cavalluccio a quattro zampe sul pavimento.
Puoi anche avere un bagaglio di esperienze personali e/o lavorative diverse, ma i padri presenti sono una realtà. Ovviamente non sono tutti così, ma esistono. Se tu non li conosci pazienza, ma non vuol dire che non esistano.
Quindi arriva la vena integralista, Raffaele “Adolf” Morelli detta al mondo le sue Verità:
I padri non devono parlare ai figli, è un’esclusiva materna
I padri non devono entrare in sala-parto, è un’esclusiva materna
I padri non devono partecipare alla scelta del nome, è un’esclusiva materna perché (questa è bellissima) “la mamma lo ha dentro il suo mondo interno, pesca il nome dall’immensità acquatica”.
E, ciliegina sulla torta, chi non la pensa come lui è un cretino.
Morelli dixit.
Democratico lo psichiatra, alla faccia della libertà d’opinione.
Raffaele, se ne sei veramente convinto non limitarti ai proclami al microfono, agisci, porta le tue dotte teorie alla Procura della Repubblica. Sporgi denuncia per maltrattamenti all’infanzia contro tutti i primari di ostetricia degli ospedali italiani che accettano i padri in sala-parto, contro tutti i centri Nascita Montessori che organizzano corsi pre-parto per la coppia, contro tutti i padri che hanno avuto la sfrontatezza di chiedere “che ne dici se la chiamiamo Lucia?
Vediamo che ti rispondono in Tribunale.
Morelli, grazie di esistere, sei meglio di Woody Allen. 

Fonte: http://www.adiantum.it/public/3660-morelli-dixit.-il-guru-della-psichiatria-de-noantri-meglio-di-woody-allen.asp?nuovo=true

Padre condannato per abusi sessuali, i figli ritrattano dopo 15 anni

I due ragazzi: «Nostra madre che voleva la separazione ci spinse a mentire»




Fonte: http://www.lastampa.it/2015/09/13/italia/cronache/padre-condannato-per-abusi-sessuali-i-figli-ritrattano-dopo-anni-LOh085oAqxndf8Bu3JN71N/pagina.html

«Quello che io e mio fratello avevamo detto su mio padre erano invenzioni dettate da mia madre che lo voleva allontanare»: è una ritrattazione a distanza di anni quella di due ragazzi di 21 e 24 anni, Michele e Gabriele, figli di un 46enne sardo, condannato in via definitiva a nove anni e due mesi di carcere per abusi sessuali proprio sui due figli.

Si tratta di una vicenda consumatasi tra la Sardegna, terra d’origine della famiglia, e Brescia, dove padre, madre e i due figli si erano trasferiti, dove hanno abitato per anni e dove sono state depositate le prime denunce nei confronti del genitore. Fatti avvenuti «nell’ambito di una separazione coniugale ed in particolare segnati da un’accesa conflittualità tra genitori ed un’aspra battaglia per l’affidamento dei figli» scrivono i giudici del tribunale di Oristano che hanno condannato il padre 46enne, oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Michele e Gabriele all’epoca dei fatti avevano 9 e 12 anni. «Le indagini mediche non potevano dare certezza sull’abuso» hanno scritto tre periti nominati nel tempo dai tribunali di Brescia e Oristano. Nel primo processo gli imputati erano sette; il padre dei due giovani e sei parenti paterni. Questi ultimi assolti per non aver commesso il fatto.

«Agli atti ci sono solo le dichiarazioni di due bambini e nessun’altra prova contro mio padre. Nessuno ci ha mai chiesto di raccontare la nostra verità» racconta oggi il figlio più grande, Gabriele, che, come il fratello, ha alle spalle diversi anni passati in alcune comunità del Bresciano. Proprio uscendo da una comunità nel 2009 lasciò agli educatori un memoriale della sua vita dove spiegò che le accuse mosse nei confronti del padre erano state invenzioni. «Per togliere di mezzo papà, mia madre ha cominciato ad imbottirci di menzogne, cose che non erano reali, cose che mio padre non ha mai fatto e non farebbe mai» è uno dei passaggi delle 42 pagine di memoriale.

In quell’anno era in corso il processo in Appello del genitore, ma nessun educatore portò all’attenzione il diario di Gabriele che ora è stato invece allegato alla richiesta di revisione del processo presentata alla corte d’Appello di Roma dal legale del padre condannato, l’avvocato Massimiliano Battagliola. «La clamorosa ritrattazione a distanza di anni equivale ad una nuova prova e anche il memoriale che abbiamo ritrovato è un elemento assolutamente nuovo» spiega l’avvocato bresciano, che mercoledì incontrerà nel carcere di Sassari l’uomo condannato per abusi sui figli e che ora spera di poter riscrivere la sua storia giudiziaria.

mercoledì 2 settembre 2015

Donna "origine du monde": posa nuda con sottofondo l'Ave Maria.




Dalla tela alla carne. Quella che in questi giorni sta imbarazzando Parigi e il Museo d’Orsay è molto più che una provocazione. Deborah de Robertis ha posato nuda davanti alla celebre tela L'Origine du Monde dipinta da Gustave Courbet nel 1866.
Deborah de Robertis posa nuda davanti a L'Origine du Monde
 
 
L'artista, originaria del Lussemburgo, è stata fermata dalla polizia con l’accusa di "esibizionismo in luogo pubblico".
La de Robertis ha voluto riproporre la versione del quadro di Courbet che mostra un sesso femminile. Vestita con un abitino di paillettes dorato, con il sottofondo musicale dell'Ave Maria di Schubert, l’artista si è seduta a gambe divaricate davanti al dipinto mostrando il pube ai visitatori. La performance, intitolata Lo specchio dell’origine, spiega il sito internet SecondSexe, aveva l’obiettivo di incarnare "lo sguardo assente del sesso dipinto da Courbet" nei "frammenti di specchio", cioè i visitatori.
La sala è stata evacuata dai servizi di sicurezza del museo prima dell’arrivo della polizia che ha fermato la donna e l’ha portata in commissariato per "esibizionismo in luogo pubblico". La de Robertis ha ribattuto all’accusa sul giornale Luxemburger Wort ricordando "tutte quelle donne-oggetto o modelle" che "sono rappresentate sulle pubblicità delle riviste e sono guardate nell’indifferenza più totale da una società cieca mentre lei è stata fermata dalla polizia".



http://www.ilgiornale.it/news/esteri/posa-nuda-mus-e-dorsay-davanti-lorigine-du-monde-1024646.html



Evangelizzazione laica

Francia. «Evangelizzazione laica» a scuola per liberare il paese dalla religione cattolica

Fonte: http://www.tempi.it/francia-evangelizzazione-laica-a-scuola-per-liberare-il-paese-dalla-religione-cattolica#.VecZ51LYHkd

Si torna in aula e i genitori saranno costretti a firmare la “Carta della laicità”, un concentrato dei più sciatti e logori luoghi comuni laicisti
French President Hollande attends his biannual press conference
Ricordate la “Carta della laicità a scuola”? Da ieri in Francia – giorno in cui è iniziato l’anno scolastico – non rimarrà solo esposta in ogni istituto, ma sarà inviata a tutti i genitori affinché la firmino.
Un passo indietro. Due anni fa il ministro dell’Educazione, Vincent Peillon, si era fatto promotore di questo documento che, nelle sue nobili intenzioni, avrebbe dovuto avere lo scopo di insegnare ai bambini e ai ragazzi i principi su cui si fonda una civile e “repubblicana” convivenza. Il suo obiettivo – fatto poi proprio da Najat Vallaud-Belkacem che lo sostituì alla guida del dicastero – era «strappare il bambino da tutti i suoi legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. È come una nuova nascita». Una nuova nascita, ça va sans dire, all’insegna della morale laica.
COLPA DEI CATTOLICI. Ma dietro l’apparente richiamo alla neutralità, la Carta propaganda i più sciatti e logori luoghi comuni del politicamente corretto (guarda caso del tutto identici alle idee della massoneria). Scopo dichiarato è quello di eliminare le differenze e le identità, con una particolare acrimònia nei confronti della religione cattolica. Peillon stesso non faceva mistero delle sue convinzioni quando sosteneva pubblicamente che «non si potrà mai costruire una paese libero con la religione cattolica» e «abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla Chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla». Sempre lui si era detto convinto che «le scuole private non debbano parlare di matrimonio» e che fosse giusto introdurre nelle classi letture quali Papà porta la gonna.
EDUCAZIONE CIVICA E MORALE. La Carta fa dunque parte di una più generale strategia attraverso cui il governo francese intende utilizzare le aule scolastiche per far passare i suoi precetti. Convinti che la scuola abbia «una funzione morale», i ministri del governo Hollande hanno deciso di far dell’educazione un campo di battaglia e così i corsi di “educazione civica e morale”, con un anno d’anticipo (erano previsti per il 2016), sono diventati obbligatori. Dentro c’è un po’ di tutto: dalla sensibilità all’autostima, dall’empatia all’impegno. Ma nascosti tra i condivisibili intenti di combattere il razzismo, l’omofobia, il sessismo c’è solo il poco nobile scopo di bandire dalle ore di lezione ogni possibile riferimento a una visione del mondo che non sia quella anticlericale e giacobina.
EVANGELIZZAZIONE LAICA. Già a suo tempo la Chiesa aveva fortemente contestato questa laïcité imposta dall’alto. Ma ora lo sconfinamento del governo nel campo dell’etica provoca rimbrotti anche nella stampa laica, sia di destra sia di sinistra. Il 9 dicembre, infatti, è stata istituita la “Festa della Laicità” per ricordare l’adozione nel 1905 della legge sulla separazione tra la Chiesa e lo Stato. E come ha scritto il quotidiano economico Les Echos, questa pare proprio uno sgangherato tentativo di «evangelizzazione laica». Anche Le Monde – un quotidiano non certo ostile ai socialisti – ha parlato di «marcia forzata della laicità» e di «rischio d’irritare, per eccesso di zelo, una parte degli insegnanti e della società». Docenti che, da parte loro, attraverso la vicepresidente del loro sindacato, hanno stigmatizzato il tentativo di trasmettere valori come se si trattasse di «un vaccino o un virus». Non fosse altro per il fatto che sembrano essere ben altre le urgenze della scuola transalpina, da qualche anno descritta da diverse rilevazioni internazionali in forte difficoltà.
LAVAGGIO DEL CERVELLO. L’intenzione “educativa” del governo francese si è palesata sin dall’insediamento di Hollande. Ma si è accentuata dopo i fatti di Parigi con la strage a Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Cacher. Ma rispondere all’estremismo islamico con il lavaggio del cervello in salsa laicista non è una risposta molto logica né dai grandi risultati.
Tempo fa vi proponemmo l’intervista a Jean-François Chemain, ex direttore esecutivo in una delle più importanti aziende francesi che lasciò il suo posto per insegnare storia nelle scuole dei quartieri difficili di Lione. Ad essa vi rimandiamo, oltre al nostro manifesto Ragione, verità, amicizia.