giovedì 18 agosto 2016

Madre malevola: condannata a risarcire il marito

Alienò il figlio: condannata a risarcire 50.000 euro – La Nazione 17.8.2016


Il magistrato che ha emesso
la sentenza (fonte: www.lanazione.it)


La Spezia, 17 agosto 2016 Per quindici anni si è visto impedire dall’ex moglie ogni contatto col figlio, ostacolato in ogni tentativo di poter esercitare il ruolo di padre e contribuire alla crescita di quel bambino di soli quattro anni, oggi diciannovenne.

 Una storia di privazioni affettive che nei giorni scorsi ha visto il giudice del tribunale della Spezia, Lucia Sebastiani, condannare l’ex moglie al pagamento di un risarcimento a favore dell’uomo di cinquantamila euro. Una somma importante, ma come sostenuto dallo stesso giudice nella sentenza “si tratta di un danno che in realtà non potrà mai essere adeguatamente ristorato per equivalente”.

 Per la Sebastiani, la privazione affettiva “si è protratta per numerosi anni, obiettivamente i più belli della crescita ed evoluzione psicofisica del minore, ed è destinata presumibilmente a protrarsi anche in futuro”. La Sentenza in sede civile (alla donna è stata imposto anche il pagamento di 5.500 euro di spese legali) segue quella penale, emessa nel 2008, che vide l’ex moglie condannata.
La vicenda, tutta spezzina, affonda le sue radici nel 2002, con la sentenza di separazione della coppia che prevedeva l’affidamento esclusivo del minore alla madre, e la possibilità per il padre di tenerlo con sé per un giorno alla settimana, nelle principali festività, e per sette giorni consecutivi durante le vacanze natalizie e in quelle estive. Le condizioni vengono ampliate in sede di divorzio, e ulteriormente modificate nel 2011, con il tribunale che dispone per il giovane l’affidamento condiviso. Decreti e disposizioni non cambiano però la situazione, con il padre impossibilitato a vedere il proprio figlio, ostacolato dall’ex moglie. Impossibile, in queste condizioni, far nascere e sviluppare il normale rapporto padre-figlio.

Così l’uomo, dopo la sentenza penale di condanna a carico dell’ex moglie per mancata esecuzione dolosa del provvedimento del giudice, si è rivolto al giudice civile, affidandosi all’avvocato spezzino Maria Cristina Simeone. Con la Sebastiani che ha vergato una sentenza ‘forte’. Al padre “è stato negato un sereno rapporto genitoriale col minore – si legge nelle conclusioni –, ed è stato privato di tutti i momenti (belli e non) in cui avrebbe potuto essere presente nella vita del figlio, irrecuperabili per sé e per lo stesso ragazzo”.

Da qui la decisione del giudice, che pure ha riconosciuto “una certa frequentazione tra padre e figlio”, di condannare la donna al pagamento di cinquantamila euro di risarcimento per danni non patrimoniali, pari a circa tremila euro per ogni anno in cui all’uomo è stato impedito di costruire un rapporto affettivo col proprio figlio. “La gioia di poter veder crescere mio figlio e poterne contribuire allo sviluppo, comunque, non me le potrà ridare indietro nessuno”, commenta il padre alla Nazione, commentando la sentenza.

MATTEO MARCELLO
Fonte/Credits: http://www.lanazione.it/

mercoledì 17 agosto 2016

Femen e nazismo Ucraino

Femen e nazisti ucraini uniti nella lotta

Matteo Luca Andriola – 16 maggio 2014
Quelle che vedete sulla foto sono le cosiddette “Femen”, un “movimento di protesta” ucraino fondato a Kiev nel 2008, noto all’opinione pubblica internazionale per il fatto di manifestare seminude contro il sessismo e il “maschilismo”. E’ risaputo e documentato che le Femen sono finanziate da George Soros, multimiliardario a capo del suo Open Society Institute.Al fianco delle Femen esistono altri fenomeni mediatici spacciati per “progressisti”, come il gruppo femminile punk russo delle “Pussy Riot”, arrivate addirittura ad infilarsi dei polli nella vagina in un supermarket moscovita, la cui leader, Nadia, è ascesa al top dell’ “underground” moscovita dopo una performance sessuale dal vivo – stiamo parlando di sesso di gruppo a scopo dimostrativo — al Museo biologico di Timiryazev, a diciotto anni, dato che l’uso del sesso e delle sue varianti sembra caratterizzare con successo certi movimenti di protesta nell’ est europeo, i quali sostengono di battersi contro «il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni di genere», ma in effetti, con i loro comportamenti provocatori, non fanno altro che alimentare il luogo comune della particolare licenziosità e dissolutezza delle donne dei paesi est europei.
Queste manifestazioni sono in linea con quelle del collettivo Femen, alcune esponenti del quale ritratte nella foto “all’opera” durante il colpo di stato liberista-nazifascista in Ucraina, mentre urinano sul volto di un Presidente legittimamente eletto solo un anno prima. Nella foto che pubblichiamo di seguito sono invece immortalate alcune delle loro principali esponenti, attiviste dell’ultradestra ucraina, insieme a Bogdan Titskij, capo del Comitato Nero, organizzazione di estrema destra ucraina i cui membri furono condannati per l’incendio doloso di un ostello per studenti africani e per aver attaccato un centro della comunità ebraica. Lo stesso movimento che dall’aprile del 2010 stava considerando l’idea di diventare un partito politico per partecipare attivamente alle elezioni parlamentari, sventolando nelle giornate di Euromaidan la bandiera di Optor, gruppo legato al già citato Soros:
Questi fenomeni mediatici vengono utilizzati contro i governi non allineati agli interessi USA e nel nostro paese sono molto popolari anche e soprattutto nella cosiddetta “sinistra radical”, “neofemminista” (nulla a che vedere con le storiche battaglie delle donne socialiste e comuniste contro ogni forma di sfruttamento, per l’eguaglianza, la libertà e i diritti di tutte e di tutti, ), cosiddetta “libertaria”, “dirittoumanista”, salottiera e presenzialista, e anche in alcuni ambienti della cosiddetta “sinistra antagonista”.Come già detto, dietro a questi fenomeni c’è il multimiliardario George Soros, cioè la 22esima persona più ricca del mondo con un patrimonio stimato in 20 miliardi di dollari, per lo meno secondo la rivista americana di economia e finanza, Forbes.Soros ha contribuito alla destabilizzazione dell’URSS, finanziando Solidarnosc in Polonia, spina nel fianco dell’impero sovietico, e sostenuto attivamente il movimento dissidente Charta 77 in Cecoslovacchia. E’ stato uno dei 1400 membri del Council of Foreign Affairs, un circolo speciale nato all’indomani della Prima guerra mondiale, che raccoglie eminenti personalità della società economica e culturale dell’occidente (banchieri, rettori universitari, direttori di giornali, direttori delle fondazioni Ford, Rockefeller e, fra gli altri, i presidenti americani Hoover, Eisenhower, Johnson e Nixon e i segretari di stato americani Edward Reilly Stettinius, Dean Acheson, John Foster Dulles, Christian Archibald Herter e Dean Rusk).Soros è sostenitore e finanziatore delle varie Rivoluzioni Colorate (come sostiene candidamente Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/George_Soros), che hanno sconvolto l’equilibrio post-sovietico permettendo l’ingresso del grande capitalismo occidentale in Europa Orientale, nonché fautore della destabilizzazione e della disgregazione dell’ex Jugoslavia.1
Emblematico il caso della Rivoluzione delle rose in Georgia. In Italia è noto alle cronache anche perché in lizza tra i possibili acquirenti dell’A.S. Roma, ma pochi sanno che egli è acquirente di ben due miliardi di buoni del tesoro europei, soprattutto italiani.2
Uomo liberal – nell’accezione “statunitense” del termine, cioè liberaldemocratico e “progressista” – Soros è la punta di diamante di quella penetrazione USA che evita l’uso dell’intervento militare (i casi Iraq e Afghanistan insegnano, in quanto controproducenti per l’economia statunitense: costa meno destabilizzare un paese piuttosto che bombardarlo e occuparlo) utilizzando il dispiegamento del sistema dell’aiuto umanitario, che si presenta cooperativo per definizione e apportatore di valori “progressisti e di sinistra”: diritti umani, società civile, parità di genere, democraticizzazione, ecc.Di quale “sinistra” è sostenitore Soros? Della sinistra liberale di derivazione popperiana, dato che era allievo del filosofo Karl Popper alla London School of Economics.
Soros ha lasciato il segno soprattutto come speculatore finanziario, dato che nel Mercoledì Nero del 16 settembre 1992 vendette allo scoperto ben 10 miliardi di sterline, quando il padre dell’euro, l’ecu, poneva le basi per l’odierno sistema monetario attraverso il Sistema Monetario Europeo. In poche parole, Soros ha contribuito a spingere fuori dell’eurozona la Gran Bretagna, speculando anche sulla nostra lira, per inciso, in quello stesso mese di settembre. La qual cosa fece sperimentare all’Italia la “medicina” lacrime e sangue del “Dott. Sottile”, cioè l’esponente socialista Giuliano Amato, braccio destro di Bettino Craxi e futuro ulivista.Ma le nostre Femen – lautamente pagate da Soros – sono indifese, dato che solo il maschio, nella loro logica, è portatore di violenza! Quindi, sempre seguendo la stessa logica, dovrebbero essere del tutto estranee ai gravi episodi di violenza che si stanno verificando in Ucraina. Tutt’altro! Le nostre “femministe” «sono delle note transfughe, passate dai movimenti giovanili comunisti a quelli ultranazionalisti, ma anche una nuova forma di “tecnologia politica: una manipolazione politica estrema. Gli strumenti sono familiari: narrazione, disinformazione, e interpolazione …”, marketing ed organizzazione dei media sarebbe il termine oggi appropriato. Tra costoro troviamo Oksana Chashko (co-fondatrice delle FEMEN), Anna Hutsol (co-fondatrice delle FEMEN) e Viktor Svjatskij (l’uomo presentato come uno dei burattinai all’ombra del movimento FEMEN)».3
Nel 2006, dopo il crollo elettorale del PC ucraino, Anna Hutsol e Viktor Svjatskij, dopo aver animato nel 2005 movimenti come il Centro per le prospettive della gioventù (un sindacato) e Nuova Etica, che diverranno poi il collettivo Femen, si avvicinarono al partito social-patriottico Grande Ucraina, con posizioni tutt’altro che progressiste, cosa che dovrebbe far riflettere i sostenitori “arcobaleno” di casa nostra:Quando le FEMEN furono avviate a Kiev, nella primavera 2008, Andrej Kolomets (“Andrew Kolomyjec”), uno dei quadri di Grande Ucraina (movimento rosso-bruno da cui provengono le FEMEN) entrò subito nel consiglio d’amministrazione. Sarà uno dei più “costanti sostegni finanziari” delle attiviste. “Al fine di garantirne l’indipendenza”, disse molto seriamente … aggiungendo che il movimento “non era mai scaduto nel razzismo”. Vedasi Mickael Orlyuk un altro quadro del partito, e anche partecipe delle proteste delle FEMEN. “Un certo numero di tesi della Grande Ucraina viene ripreso dalle FEMEN. Immigrazione: l’esenzione dei visti per i cittadini europei che visitano l’Ucraina è un disastro, dovrebbero chiudere le frontiere. La Grande Ucraina denuncia le “centinaia di migliaia di immigrati clandestini (che) ci minacciano”. Le FEMEN si ponevano al suo fianco, con l’aiuto dell’influenza aviaria “all’ingresso di stranieri nel nostro Paese.” “Xenofobia? Forse”, rispose Anna Hutsol. Sull’esempio della Grande Ucraina, le FEMEN sostengono la pena di morte per i ‘sadici’.” Infine, ci sono i turchi contro cui Igor Berkut (leader di Grande Ucraina) ritiene che la guerra sia inevitabile. Le FEMEN, da parte loro, li hanno avuti a lungo come primi nemici, in nome della lotta al turismo sessuale.4
A questi contatti, che la portano all’abbraccio con i carnefici di Odessa, la nostra Anna Hutsol aggiunge successivi contatti economici con gli ambienti economici di Washington, cioè l’Open World Leadership Institute, organismo che «permette ai leader russi di sperimentare la democrazia e la libera impresa in azione nelle comunità degli Stati Uniti in una visita di 10 giorni. I partecipanti al World Open studiano ruoli e relazioni tra i tre diversi livelli e rami del governo degli Stati Uniti. Esaminano anche in che modo il settore privato e no-profit negli Stati Uniti contribuiscano a soddisfare le esigenze sociali e civiche».5
Il think tank è presieduto da James Hadley Billington, un accademico e bibliotecario statunitense ed ex membro del consiglio del comitato di redazione della rivista Foreign Affairs, di David Rockfellers, uomo notoriamente di “sinistra”.6
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1 R. Göbel, Il ruolo della Germania nella distruzione della Jugoslavia, in Marxistische Blätter – Fogli marxisti, marzo 1995.
2 «George Soros ha fatto incetta di bond italiani comprandoli da Mf Global, la società di brokeraggio finita di recente in bancarotta. Due miliardi in buoni del Tesoro europei, soprattutto italiani, sono finiti nelle mani del finanziere americano dopo che quest’ultimo li ha comprati sulla piazza londinese da Kpmg Llp, l’amministratore che gestisce la bancarotta di Mf Global. E’ quanto rivela il Wall Street Journal, secondo cui l’ottantunenne uomo d’affari, col suo team d’investimento del Soros Fund Menagement, ha comprato 2 miliardi di dollari in bond (sui 6,3 mld in mano alla società prima del fallimento) a un prezzo inferiore ai valori di mercato in una transazione che ha coinvolto anche Jp Morgan, ammontare ragguardevole, se si pensa che il Soros Fund Management gestisce, a quel che si sa, 5,8 miliardi di dollari». M. Zola, ECONOMIA: George Soros, filantropo e speculatore, compra bond italiani, in East journal, 25 dicembre 2011.
3 http://aurorasito.wordpress.com/2014/01/24/la-femen-legate-allestrema-destra-ucraina-e-ai-think-tank-degli-usa/
4 Ibidem.
5 Cfr. http://www.openworld.gov/sites/default/files/openworld_2008_Annual_Report_0.pdf, report a p. 7, dove compare il nome di Anna Hutsol.
6 Ibidem, p. 10.

martedì 2 agosto 2016

Donne che maltrattano gli uomini: lite atlantica tra femministe

Mentre anche RTL102.5 si unisce al mantra delle femministe (video),

oltre Atlantico si svelano gli altarini.
http://27esimaora.corriere.it/16_luglio_28/donne-che-maltrattano-uomini-lite-atlantica-femministe-0cb198b8-54f0-11e6-b121-f0f6105424ab.shtml?cmpid=SF020103COR



Donne che maltrattano gli uomini
Lite atlantica tra femministe


Marina Turi 
 
 «Le femministe trattano male gli uomini». È il titolo dell'articolo che critica la deriva radicale del movimento per l'uguaglianza delle donne negli Stati Uniti e che sta indignando le femministe spagnole. L'autrice è la scrittrice americana Cathy Young, a tradurlo e pubblicarlo in Spagna ci ha pensato il quotidiano El País e nell'afosa fine di luglio si anima la polemica.
Cathy Young parte dall'assunto che il femminismo – e ne parla come se ne esistesse uno solo, monolitico e onnicomprensivo – è ormai fissato con gli uomini che si comportano male. Con il loro modo di parlare, il modo con cui affrontano le relazioni, anche il modo in cui si siedono sui mezzi pubblici, con quelle loro gambe sempre aperte. Ormai non condannare i difetti maschili è considerato un atto di complicità. Così si alimenta la disuguaglianza tra uomini e donne, questi attacchi agli uomini provocano l'indisponenza di molti maschi – e di alcune donne - e li spinge verso le critiche al femminismo che, a volte, si mescolano con le ostilità contro le donne. Tutto ha avuto inizio, secondo l'autrice, con il femminismo radicale degli anni '70, con quello slogan ricorrente - «il personale è politico» - che ha fomentato l'ondata di rabbia femminile. Ma ora si è raggiunto un livello preoccupante: le teorie femministe radicali, che ritengono le civiltà occidentali moderne espressione del patriarcato, vengono amplificate dall'uso delle reti sociali, e uscendo dall'ambito di frange accademiche, si diffondono incontrollabili. Non mancano dovizia di riferimenti a casi di misandria in rete e non, citazioni d'autore e di studi sull'utilizzo della parola uomo, in inglese, come prefisso dispregiativo.
L'iperbole del ragionamento viene raggiunta quando, parlando delle prossime elezioni americane, Cathy Young arriva a sostenere che non è assurdo pensare che parte dell'appoggio a Donald Trump sia proprio dovuto ad una reazione a questo femminismo radicale.

Sono fioccate le critiche subito dopo la pubblicazione, le prime nei confronti proprio del quotidiano accusato di riportare posizioni che squalificano i femminismi. Tra le proteste riportate dal giornale, la scrittrice catalana Laura Freixas è la più severa: trova allarmante che quando migliaia di donne in tutto il mondo muoiono assassinate per mani maschili, per citare solo il sintomo più scandaloso della disuguaglianza, El País pubblichi un articolo che attacca non i responsabili, per azioni o omissioni, di questo stato di cose, ma le femministe che lo denunciano. Inoltre, quel dare voce a una donna che difende tesi antifemministe è una vecchia e sgradevole strategia patriarcale. 

Una trappola in cui un giornale come El País non sarebbe dovuto cadere. E poi tante critiche di merito ai contenuti dell'articolo, perché le femministe spagnole non si sentono proprio in questa dinamica, in questa contrapposizione con il maschio. Su qualche tribuna femminista online l'autrice viene etichettata come guardiana del patriarcato, che vede gli uomini come vittime passive del sistema, dei poveri maschi che si sentono quasi obbligati a discriminare, a controllare, a violare, ad uccidere. Alcune sostengono che l'autrice dell'articolo chieda alle donne di essere figlie docili del patriarcato e quindi empatiche con i propri dominatori. Il livello di irritazione nei confronti dell'articolo è alto, si parla di tossicità patriarcale per nascondere le vere cause delle violenze e disuguaglianze che subiscono le donne, per focalizzare tutta l'attenzione sul disagio di chi le esercita, il disagio dei maschi.
Poi un uomo, sulla rubrica Donne di El Pais, scrive una lettera gentilmente indirizzata alla signora Cathy Young. Lui sente il bisogno, come uomo femminista, di ricordare che il femminismo tratta bene quegli uomini che hanno capito che l'uguaglianza è una questione di cittadinanza e non un semplice requisito, anche, della metà femminile. Lui è Octavio Salazar, e si definisce, oltre che femminista, padre queer e costituzionalista eterodosso
È docente di diritto costituzionale presso l'università di Cordoba e non si stanca di ripetere ai suoi studenti che il nemico del femminismo non sono gli uomini, ma il patriarcato. Quella struttura politica, economica, giuridica e culturale che considera, da sempre, i maschi come una metà privilegiata. Parla di patriarcato come ordine sociale che si traduce in evidenti relazioni di potere che ci mal-educano, generando comportamenti in molti uomini, e in alcune donne, che contraddicono e frenano una lotta per l'uguaglianza che dura da quasi tre secoli. Ricorda a Cathy Young e a tutte e tutti che il femminismo, ovviamente, è radicale, perché pretende rimuovere le radici delle ingiustizie tra i sessi, ed è rivoluzionario, perché vuole sovvertire un ordine androcentrico e patriarcale; ma questo non significa che gli uomini debbano intenderlo come un'aggressione contro di loro, né una guerra che alla fine avrà un vincitore o una vincitrice. 
Una risposta sottile e garbata a tutte le donne che sembrano non aver capito che se stanno dove stanno è proprio grazie al femminismo.

Alla Camera il busto della Boldrini: "Così sapranno chi sono"

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11930691/laura-boldrini-busti-donne-camera-specchio-ragazze-potranno-sognare.html



Il busto di Laura Boldrini. No, non siamo ancora arrivati a doverci sciroppare il busto della presidenta, come nelle migliori dittature, ma "i busti" della presidenta, quelli delle donne, che ha voluto piazzare alla Camera nel nome della sua sgangherata lotta pseudo-femminista. Battaglia che la ossessiona. Un vecchio pallino, quello dei busti, che lady Boldrinova ha spiegato per filo e per segno ai microfoni di RTL 102.5, dove si è dilungata sulla tanto agognata (da lei) "Sala delle donne".
"Le donne nelle istituzioni sono entrate nel '46 - ha premesso con incedere indolente -, ma se oggi chiedi a una ragazza di queste donne probabilmente avrà problemi a fare qualche nome. E questo perché le istituzioni non hanno dato rilievo giusto a queste donne. A Montecitorio c'è un corridoio di busti di uomini delle istituzioni, non ce ne sono di donne, non ce n'è traccia e ho pensato che bisognava compensare, riconoscere visibilità alle nostre 21 donne costituenti, alle sindache del '46". Busti in arrivo, dunque.
Ma non è tutto, perché l'intemerata della Boldrini è passata con disinvoltura dai busti agli specchi. Sì, agli specchi. Parlava ancora della "Sala delle donne", e ha chiosato alzando il metaforico ditino: "Abbiamo messo anche degli specchi, così che ogni ragazza, specchiandosi, può immaginare la carica alla quale potrebbe ambire: se studiano e si impegnano nulla impedisce loro di arrivare ai vertici delle istituzioni", ha spiegato. Lo specchio-specchio delle sue brame, insomma, piazzato dalla Boldrinova alla Camera per far sognare il gentil sesso (come se il gentil sesso avesse bisogno di uno specchio, che per giunta ha un sapore un po' beffardo).