PREFAZIONE DEL CARDINALE
ALFONSO LOPEZ TRUJILLO
1) Messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 1999.
Molto
opportuno è l'insegnamento del Catechismo
della Chiesa cattolica:
""L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata
dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto
coniugale [...]. Dio stesso è l'autore del matrimonio" (GS
48).
La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo
e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il
matrimonio non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi
mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie
culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità
non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la
dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa
chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della
grandezza dell'unione matrimoniale, poiché "la salvezza della
persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa
con una felice situazione della comunità coniugale e familiare"
(GS
47)"
(n. 1603).
Non
è intenzione di questa iniziativa combattere o andare contro
istituzioni e persone e, ancor meno, fare imposizioni. Vorremmo
piuttosto proporre, persuadere con amore, indirizzando verso la
verità, con rispetto, con la speranza che si instauri e si rafforzi
un dialogo fecondo. Non possiamo eludere la verità alla quale l'uomo
ha diritto per poter respirare secondo una genuina libertà. Certe
espressioni approfittano della scarsa informazione o dell'ingenuità
di quelli che ne fanno uso, i quali, sedotti dall'ambiguità, non si
rendono perfettamente conto dell'inganno. In tal modo si cerca di
manipolare la stessa opinione pubblica, occultando aspetti sgradevoli
o scioccanti della realtà o della verità. Poiché i termini coniati
non sono propriamente innocenti, coloro che ne sono gli autori
cercano di far progredire i metodi per ottenere i fini che essi
desiderano raggiungere alterando il significato dei termini. Ciò per
evitare un rifiuto che essi stessi vedono come un rischio normale.
L'astuzia
nella ricerca di espressioni ambigue, raggiunge livelli preoccupanti.
Si inizia a parlare di un linguaggio orwelliano. Il
prestigioso scrittore George Orwell, in 1984,
faceva la critica delle forme
totalitarie nelle quali, a scopo di propaganda, certi termini
ripetuti per suscitare riflessi condizionati sfuggivano alla
chiarezza dell'intelligenza e finivano per assumere un significato
contrario; ad esempio, schiavitù significa libertà, il male si
identifica col bene, la menzogna con la verità.
Si
è denunciato il fatto che uno dei sintomi più preoccupanti
dell'offuscamento morale è la confusione dei termini che porta a
livelli estremamente degradanti quando essi vengono utilizzati, con
freddo calcolo, per ottenere un cambiamento semantico, cioè del
significato delle parole, in una maniera artificiosamente pervasiva.
Questa incredibile capacità di mutazione semantica, che mostra il
vuoto di un'antropologia, si manifesta anche nei concetti dei
"diritti", che diventano selettivi e capricciosi.
Non
sempre è coerentemente riconosciuta l'universalità dei diritti; si
fanno infatti delle "eccezioni",
le quali negano lo spessore e l'integralità dei diritti,
specialmente riguardo a quanto detto nell'articolo 3 della
Dichiarazione universale dei diritti umani: "Ogni individuo ha
diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria
persona". L'impressionante dilagare del massacro dell'aborto
mostra l'uso relativo di un diritto, che dovrebbe essere
fondamentale. Giovanni Paolo II ha scritto: "I diritti umani,
infatti, sono strettamente intrecciati tra loro, essendo espressione
di dimensioni diverse dell'unico soggetto, che è la persona. La
difesa dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani è
essenziale per la costruzione di una società pacifica e per lo
sviluppo integrale di individui, popoli e nazioni" (1).
Nell'equivocità
crescente si arriva anche a proporre nuovi diritti, non come
conquista in temi prima non riconosciuti che meritano di essere presi
in considerazione, ma come nuove forme di manipolazione.
A questo riguardo, è stato validamente affermato da p. Abelardo
Lobato: "Presi separatamente, sembrano concetti affascinanti, ma
non è una questione di novità ma più precisamente una propria
diversità del linguaggio, con lo scopo di sottrarre alcuni diritti
umani a ogni norma etica per relegarli nella privacy
attraverso un linguaggio ambivalente
che porta avanti idee e pratiche che contraddicono ciò che a prima
vista significano. Un'espressione è manipolata, e camuffata per
penetrare tutti gli ambienti attraverso i potenti mezzi di
comunicazione. Esiste una separazione
sempre più grande fra il pensiero, la realtà stessa, e la parola
che esprime, la quale diventa oggetto di manipolazione. Alla
fine vengono negate le tre cose che i termini sembrano affermare: la
novità, i diritti, e "l'humanum". Per non offendere
l'orecchio, si sostituiscono espressioni alternative, per esempio,
interruzione di gravidanza per esprimere l'aborto, l'eutanasia per
significare un mal morire, la pillola del giorno dopo per esprimere
un abortivo" (2). Spesso la Chiesa è presentata come ostacolo
alla libertà, sfiduciata e intollerante. Le seguenti affermazioni di
Hegel diventano assai opportune: "Ma che l'uomo fosse libero in
sé e per sé, per virtù della propria sostanza, che fosse nato
libero come uomo, questo non seppero né Platone, né Aristotele, né
Cicerone, né i giuristi romani, benché solamente in questo concetto
stia la sorgente del diritto.
Soltanto
nel principio cristiano lo spirito individuale personale assume
essenzialmente valore infinito, assoluto; Dio vuole che si porti
aiuto a tutti gli uomini. Nella religione cristiana si fece strada la
dottrina secondo cui tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio,
perché Cristo li ha chiamati alla libertà cristiana". E
aggiunge: "Queste affermazioni fecero sì che la libertà
diventasse indipendente dalla nascita, dalla condizione sociale,
dall'educazione, ecc. [...]. Il sentimento di tale principio fermentò
per secoli, per millenni, producendo i più giganteschi rivolgimenti"
(3).
Ci
sono alcuni termini, presenti dappertutto, che sono fonte di speciali
difficoltà. È il caso del concetto di
"discriminazione". L'equivocità è particolarmente
pericolosa. Inizialmente suscita una reazione di simpatia: come non
essere contro le discriminazioni? Questo sembra essere un effetto del
rispetto dei diritti umani. Ma la prima e spontanea reazione
favorevole cambia quando i contenuti concreti sono meglio esaminati.
In nome della non-discriminazione nei Parlamenti vengono diffusi i
progetti delle unioni di fatto, anche delle unioni omosessuali e
lesbiche, e persino con la possibilità di adozione.
Un
caso recente che meglio può illustrare il problema (e che è
considerato concretamente) è quello del CEDAW. Tale sigla significa
Convenzione sull'eliminazione delle discriminazioni contro le donne.
C'è una evidente ostilità contro la famiglia, la quale
rappresenterebbe un luogo di moderna schiavitù. Per cui, essere
sposa e madre equivarrebbe a essere discriminata da coloro che
sostengono i principi morali, ancorati ai veri diritti umani.
E se direttamente non è invocato il "diritto" all'aborto,
in forma subdola questa via non si esclude. Discretamente, senza fare
chiasso, la possibilità sarà ripresa in altre forme, sia con
l'interpretazione dei contenuti assai equivoci nella "salute
riproduttiva", sia con il ricorso a strumenti abortivi, sia con
l'introduzione di una nuova definizione dell'aborto, limitato al
tempo posteriore e non dal concepimento all'annidamento
dell'embrione. Ci troviamo di fronte a una bufera concettuale.
In
alcuni casi le equivocità sono in realtà grossolane e più ampie.
In nome dei diritti delle donne non soltanto l'aborto è stato
presentato quale loro diritto, come se l'embrione fosse proprietà
della madre e costituisse un'appendice, ma si è giunti a combattere
la gravidanza come se si trattasse di una specie di malattia e il
"nascituro" fosse un ingiusto aggressore. Si è arrivati
così a parlare, per qualche tempo, del "vaccino anti-baby".
Siamo nel pieno occhio del ciclone originato dal secolarismo e dal
relativismo etico. Riguardo alla equivocità e alla verità nel
linguaggio è ben noto il pensiero di Heidegger. L'equivocità non
aiuta l'autenticità (4).
Il
Santo Padre ha denunciato una "civiltà malata" da diversi
punti di vista, poiché "la nostra società s'è distaccata
dalla piena verità sull'uomo, dalla verità su ciò che l'uomo e la
donna sono come persone" (5). Egli fa poi riferimento alla
falsificazione prodotta da certi moderni strumenti di comunicazione
sociale "soggetti alla tentazione di manipolare il messaggio,
rendendo falsa la verità sull'uomo" (6). È in corso una
pressione sistematica sull'opinione pubblica: "A volte sembra
proprio che si cerchi in ogni modo di presentare come "regolari"
e attraenti, conferendo loro esterne apparenze di fascino, situazioni
che di fatto sono "irregolari"" (7).
Un
caso tipico è il riferimento all'"amore libero". Si usano
espressioni che danno la sensazione di un universo di libertà,
quando, in realtà, in luogo della libertà regna una vera e propria
schiavitù. Giovanni Paolo II, senza giri di parole, così si
esprime: "Certamente contrario alla civiltà dell'amore è il
cosiddetto "libero amore" [...]. Seguire in ogni caso il
"vero" impulso affettivo in nome di un amore "libero"
da condizionamenti significa, in realtà, rendere l'uomo schiavo di
quegli istinti umani che san Tommaso chiama "passioni
dell'anima". Il "libero amore" sfrutta le debolezze
umane fornendo loro una certa "cornice" di nobiltà con
l'aiuto della seduzione e col favore dell'opinione pubblica. Si cerca
così di "tranquillizzare" la coscienza, creando un "alibi
morale" [...]. Una libertà senza responsabilità, costituisce
l'antitesi dell'amore". Il Santo Padre ha denunciato anche
alcune espressioni entrate diffusamente in circolazione come "pro
choice", che si camuffa ugualmente con il libero esercizio della
libertà: "Nel contesto della civiltà del godimento, la donna
può diventare per l'uomo un oggetto, i figli un ostacolo per i
genitori, la famiglia un'istituzione ingombrante per la libertà dei
membri che la compongono. Per convincersene, basta esaminare certi
programmi di educazione sessuale, introdotti nelle scuole, spesso
nonostante il parere contrario e le stesse proteste di molti
genitori; oppure le tendenze abortiste, che cercano invano di
nascondersi dietro il cosiddetto "diritto di scelta" ("pro
choice") da parte di ambedue i coniugi, e particolarmente da
parte della donna. Sono soltanto due esempi tra i molti che si
potrebbero ricordare" (9).
Negli
Stati Uniti c'è una lotta semantica: per reagire al "pro
choice" i difensori della vita dicono che il migliore "pro
choice" è il "pro life".
Nell'Evangelium
vitae il
Papa, con vigore profetico, ha denunciato tutta la malizia
sistematica che c'è nel convertire addirittura il "delitto"
in "diritto": "La nostra attenzione intende
concentrarsi, in particolare, su un altro genere di attentati,
concernenti la vita nascente e terminale, che presentano caratteri
nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità
per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il
carattere di "delitto" e ad assumere paradossalmente quello
del "diritto", al punto che se ne pretende un vero e
proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva
esecuzione mediante l'intervento gratuito degli stessi operatori
sanitari. Tali attentati colpiscono la vita umana in situazioni di
massima precarietà, quando è priva di ogni capacità di difesa.
Ancora più grave è il fatto che essi, in larga parte, sono
consumati proprio all'interno e ad opera di quella famiglia che
costitutivamente è invece chiamata a essere "santuario della
vita"" (10).
Di
recente il Papa ha espresso la sua preoccupazione in occasione di un
discorso rivolto a un gruppo di Vescovi del Brasile: "Una
proposta pastorale per la famiglia in crisi presuppone, come esigenza
preliminare, una chiarezza dottrinale, effettivamente insegnata nel
campo della teologia morale, sulla sessualità e sulla valorizzazione
della vita [...].
Alla base della crisi
della famiglia si percepisce la rottura fra l'antropologia e l'etica,
caratterizzata da un relativismo morale secondo il quale si valorizza
l'atto umano, non in riferimento a principi permanenti e oggettivi,
propri della natura creata da Dio, ma conformemente a una riflessione
meramente soggettiva su ciò che è più conveniente al progetto
personale di vita. Si produce pertanto
un'evoluzione semantica in cui l'omicidio si chiama morte indotta,
l'infanticidio aborto terapeutico e l'adulterio diviene una semplice
avventura extramatrimoniale. Non avendo più una certezza assoluta
nelle questioni morali, la legge divina diviene una proposta
facoltativa nell'offerta variegata delle opinioni più in voga"
(11).
Curiosamente,
tante espressioni equivoche hanno la loro origine nell'idea che i
cambiamenti siano esigenze della modernità, che è un termine
anch'esso da chiarire. Ecco la descrizione che Thomas Mann offre
della "modernità": "Uno dei caratteri del nostro
tempo è la problematizzazione di ogni cosa, anche di quelle eterne,
sacrosante, indispensabili e primordiali, divenute apparentemente
impossibili, apparentemente scadute, oggigiorno, in modo
irreversibile. [...] La libertà, l'individualismo, un rafforzato
senso della personalità [...] l'idea del "diritto alla
felicità", facilitano allo scontento, al desiderio di
liberazione" (12).
Da
alcuni anni, il Pontificio Consiglio per la famiglia è andato
osservando la scalata di quel processo che genera confusione. Già in
Francia era noto il ricorso all'espressione "interruption de la
grossesse", per non impiegare il termine "aborto".
Alcuni anni fa, durante la celebrazione
dell'Anno internazionale della famiglia, ebbe inizio il gioco delle
interpretazioni con la messa in circolazione, dall'istanza
coordinatrice delle Nazioni Unite, dell'uso del termine "famiglie"
soltanto al plurale, e con riluttanza all'impiego di "famiglia"
al singolare, al fine di porre dolorosamente un veto al modello di
famiglia voluto da Dio nel suo progetto della Creazione: la famiglia
fondata sul matrimonio, patrimonio dell'umanità. Così,
sotto il termine "famiglie", potevano essere salvaguardate
tutte le forme di unione, come famiglie "club", alle quali
faceva riferimento Louis Roussel nel suo libro La
famille incertaine (13),
dove si negava l'istituzione naturale della famiglia e la si riduceva
a semplici accordi o patti mutevoli in una prospettiva di
"privatizzazione". Egli
fu attivo ideologo dell'Anno internazionale della famiglia. In tale
occasione, come si ricorderà, venne adottato il logo che riproduceva
un tetto sotto il quale si univano due cuori, con una freccia
lanciata verso l'infinito. In tal modo
si indicava il futuro incerto della famiglia, la sua scomparsa nel
futuro, che è stata spesso annunciata, sebbene non abbia maggiore
fondamento nella realtà e nelle previsioni. Le stesse ideologie
contro la famiglia hanno dovuto riconoscere questo fatto.
Fu
proprio intorno all'Anno internazionale della famiglia che si mostrò
più decisivo l'intento di mettere in moto slogan ed espressioni
ambigue per servirsi dei molti mal informati e, frequentemente, anche
mal formati, almeno nel campo di un umanesimo integrale, come quello
indicato dal Papa Paolo VI nell'enciclica Populorum
progressio sulla
dottrina sociale e, particolarmente, in un'antropologia di
consistenza etica: "È un umanesimo plenario che occorre
promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l'uomo e
di tutti gli uomini? Un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello
spirito e a Dio che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere
maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l'uomo può
organizzare la terra senza Dio, ma "senza Dio egli non può alla
fine che organizzarla contro l'uomo. L'umanesimo esclusivo è un
umanesimo inumano". Non v'è dunque umanesimo vero se non aperto
verso l'Assoluto, nel riconoscimento d'una vocazione, che offre
l'idea vera della vita umana. Lungi dall'essere la norma ultima dei
valori, l'uomo non realizza se stesso che trascendendosi, secondo
l'espressione così giusta di Pascal: "L'uomo supera
infinitamente l'uomo"" (14).
Nella
Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, svoltasi al
Cairo nel 1994, si doveva sfruttare tutto un concentrato carico
ideologico, dinamico e funzionalmente organizzato, nel quale, oltre
che attivare meccanismi che si sarebbero dimostrati miti
inconsistenti, come quello della "rivoluzione o dell'esplosione
demografica", volti a suscitare l'allarme della
sovrappopolazione, si ricorreva a espressioni come "sexual
rights", "reproductive rights" (come in precedenza era
stato fatto con "family planning", per incoraggiare la
contraccezione e rifiutare come inutili i metodi naturali).
In
tali espressioni, in realtà si cercava di sottrarre gli adolescenti
e i giovani alla famiglia, all'educazione e all'autorità dei
genitori, riempiendoli di informazioni riguardanti le "libere"
scelte per evitare la gravidanza, le malattie a trasmissione
sessuale, diffondendo, senza altre "pressioni", ogni tipo
di contraccettivo. Naturalmente nella Conferenza del Cairo non si
escludeva come un diritto il ricorso all'aborto. Fu necessario il
messaggio che il Santo Padre indirizzò ai capi di Stato e alla
signora Nafis Sadik per richiamare l'attenzione sullo "stile di
vita" che si voleva imporre ai giovani e sulla responsabilità
dei governanti al riguardo (15). Un caso interessante fu
successivamente la preparazione e lo svolgimento della Conferenza di
Pechino sulla donna, per ciò che concerne il termine "gender".
Il Pontificio Consiglio per la famiglia mise in evidenza l'uso
ambiguo e ideologizzato che si stava introducendo, nonostante si
assicurasse alla delegazione della Santa Sede la volontà di
ricorrere all'uso "tradizionale" del termine. Non dovette
trascorrere molto tempo prima di rilevare quanto la questione
implicava e come fosse necessario chiarire le cose.
La
famiglia e la vita sono come poli inseparabili di una stessa realtà,
di una stessa verità che è una buona novella, un vangelo:
"Spetta altresì ai cristiani il compito di annunciare con gioia
e convinzione la "buona novella" sulla famiglia, la quale
ha un assoluto bisogno di ascoltare sempre di nuovo e di comprendere
sempre più a fondo le parole autentiche che le rivelano la sua
identità, le sue risorse interiori, l'importanza della sua missione
nella Città degli uomini e in quella di Dio" (16). La famiglia
e la vita sono letteralmente sotto il bombardamento di un linguaggio
ingannevole, che non favorisce, ma offusca il dialogo tra gli uomini
e i popoli. Senza la ricerca della verità, l'universo della libertà
è contaminato e posto in grave pericolo. Non esiste libertà senza
la verità.
Tutto
ciò che ho riferito è stato il contesto che ha fatto sorgere in me
l'idea di realizzare un servizio impegnativo di paziente chiarimento.
Il momento in cui venne decisa l'elaborazione di questo Lexicon
fu in occasione di un incontro con le
Organizzazioni non governative (ONG) a Roma, dal 26 al 27 novembre
1999, durante il quale affiorò drammaticamente la preoccupazione e
l'opportunità di informare i partecipanti nelle diverse conferenze e
riunioni delle Nazioni Unite, come pure i Parlamenti, i Movimenti
apostolici ecc. riguardo ai termini e alle espressioni ambigue, per
evitare che essi rimanessero sorpresi e disorientati nella loro buona
volontà. Dall'incontro con le ONG fu tratta una prima lista di
espressioni ambigue più generalizzate e correnti, che poi, in
occasione di riunioni successive, venne ampliata. Inizialmente sembrò
sufficiente precisare il contenuto di alcune di queste espressioni,
ma in seguito si vide che occorreva compiere uno sforzo maggiore e
che era necessario ricorrere alla collaborazione di esperti.
L'accoglienza del progetto fu generosa e quindi stimolante. Siamo
così giunti a raccogliere 78 espressioni che sono state elaborate,
nella maggior parte, da persone di riconosciuta competenza e
prestigio, cosa che risulta evidente già a un primo sguardo, e da
altri esperti, forse meno noti, ma con una buona conoscenza del tema
loro affidato.
Quando,
in occasione del concistoro straordinario svoltosi nel mese di maggio
del 2001, ebbi modo di informare i cardinali presenti riguardo al
progetto di Lexicon, l'accoglienza
fu molto calorosa, e anche dopo da parte dei giornalisti. Poiché
abbiamo ricevuto proposte di case editrici di differenti lingue e
nazioni, la nostra intenzione è quella di offrire il volume in
diversi idiomi.
Abbiamo
stabilito di iniziare con la versione italiana, affidandola alle
Edizioni Dehoniane di Bologna, con le quali abbiamo avuto la positiva
esperienza della buona diffusione del nostro Enchiridion,
che è giunto rapidamente alla sua
seconda edizione.
È
stata di grande soddisfazione l'approvazione della Congregazione per
la dottrina della fede, che ha appoggiato pienamente i nostri
propositi. Il presente testo, curato da competenti professionisti,
raccoglie i contributi ricevuti in un unico volume, realizzato
secondo criteri tecnici e lessicografici, quali l'ordine alfabetico
dei termini, una sintetica introduzione al contenuto di ciascun
articolo (opportunamente differenziato dal corpo di quest'ultimo
mediante un differente carattere tipografico) e un breve profilo
biografico di ognuno dei redattori.
Speriamo
che questo Lexicon possa
rappresentare uno strumento utile per la nobile e urgente causa della
famiglia e della vita. Siamo consapevoli che il campo delle
equivocità è grande e forse una prossima edizione potrebbe essere
arricchita con nuove voci. In questo sforzo di chiarire le ambiguità
attraverso una ricerca approfondita della verità, guidati dalla
ragione e illuminati dalla fede, in totale obbedienza al magistero,
il lettore troverà, come speriamo, i contenuti genuini e gli
obiettivi che fanno parte della proclamazione del vangelo "sine
glossa".
Festa
dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre 2002
ALFONSO
Card. LÓPEZ TRUJILLO
1) Messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 1999.
2)
Cfr su questo aspetto A. Lobato, Homo
loquens, Uomo e linguaggio, Edizioni
Studio Domenicano, Bologna 1989.
3)
G.W.F. Hegel, Lezioni sulla storia della
filosofia, vol. 1, La Nuova Italia,
Firenze 1998, 61.
4)
Per Heidegger, nel suo linguaggio complicato e nel suo interessante
pensiero, l'uomo è "pastore dell'essere"; la verità non è
la conformità del giudizio con l'essere, ma un modo di rivelarsi
della realtà (è la a-lethe-ia) che
non si occulta e che ha nel linguaggio "la mansione
dell'essere". La verità è uno svelarsi. Attentano contro
l'autenticità di questo svelarsi la chiacchiera, la curiosità e
l'equivoco (cfr M. Heidegger, Tempo ed
essere, Fratelli Bocca Editori,
Milano-Roma 1953, 174-179).
5)
Lettera alle famiglie Gratissimam sane,
20.
6)
Gratissimam sane,
20.
7)
Gratissimam sane,
5.
8)
Gratissimam sane,
14.
9)
Gratissimam sane,
13.
10)
Enciclica Evangelium vitae, 11.
11)
"Allocuzione durante la visita ad
limina dei Vescovi della Regione est II
della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile", in
L'Osservatore Romano, 17
novembre 2002.
12)
T. Mann, Lettera sul matrimonio.
13)
Cfr L. Roussel, La famille incertaine,
Éd. Odile Jacob, Paris 1989.
14)
Enciclica Populorum progressio, 47.
15)
Cfr Lettera del Papa Giovanni Paolo II ai capi di Stato, in
L'Osservatore Romano, 15
aprile 1994, 1; cfr "Messaggio del Santo Padre alla sig.ra Nafis
Sadik, Segretario generale della Conferenza internazionale su
popolazione e sviluppo", in L'Osservatore
Romano, 19 marzo 1994, 7.
16)
Esortazione apostolica Familiaris
consortio, 86.