Fnte: http://www.adiantum.it/public/3659-martina-levato,-don-mazzi-e-le-troppe-stranezze-del-caso---di-fabio-nestola.asp
19/08/2015 - 08:54
18 agosto 2015, la Redazione ANSA MILANO alle ore 20,20 batte la notizia: Martina
ha visto suo figlio. La famiglia: 'Siamo felicissimi' - Martina Levato
ha già potuto vedere suo figlio a seguito del provvedimento emesso dal
Tribunale per i minorenni. Dopo il parto la giovane non aveva potuto
stare con il piccolo per una decisione presa dalla Procura. Il tribunale
le ha concesso di vedere una volta al giorno il figlio e ha anche
aperto, come richiesto dal pm dei minori Annamaria Fiorillo, il
procedimento di adottabilità del minore sul quale, però, dovrà esserci
poi una decisione successiva nel merito.
Alla Levato, protagonista
dell’aggressione con l’acido all’ex fidanzato, il bimbo è stato tolto
immediatamente dopo il parto, il giorno di ferragosto. Però è una madre -
anche se condannata in primo grado a 14 anni di carcere - quindi
sembra giusto che abbia potuto abbracciare il figlio ed ottenere il
permesso di vederlo ogni giorno.
È un diritto del figlio, non della madre.
E il padre?
Alle 17,48 la stessa redazione scriveva: Alex: 'Fatemi riconoscere mio figlio' - Il
legale di Alexander Boettcher ha inviato una lettera al Garante dei
detenuti e al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, per avere chiarimenti
sulle procedure di riconoscimento del figlio partorito da Martina
Levato, condannata assieme all'amante a 14 anni per un'aggressione con
l'acido. Allo stato, Alexander non ha ancora potuto riconoscere il
bimbo."
Sul padre ancora tutto tace, per ora l’unico a sollevare il problema è il suo avvocato.
Tuttavia prima che Alex Boettcher
possa riconoscere il figlio dovranno essere espletate diverse formalità
burocratiche; poi, forse, potrà vederlo ed abbracciarlo.
Senza fretta, tanto in Italia - si sa - è importante che i figli abbiano una madre, il babbo è un optional.
Ma non sarebbe anche questo un diritto del figlio?
Quindi arriva di corsa Don Mazzi, che ha perso un’ottima occasione per stare zitto: 'Martina deve avere suo figlio' Il
fondatore della Comunità Exodus, don Antonio Mazzi, chiede che Martina
Levato, la donna che aveva sfregiato con l'acido l'ex fidanzato, possa
riavere il figlio. "Credo che il giudice abbia preferito lavarsi le mani
e applicare le normali procedure", scrive don Mazzi "Io sarò il solito
fuori di testa, ma insisto nel chiedere che Martina tenga il frutto dei
suoi nove mesi, pronto ad accettarla sempre in una delle mie comunità
per mamme e bambini".
Don Exodus, disinteressato come sempre
della fastidiosa ribalta mediatica, si dimostra prontissimo a
solleticare l’emotività della gente sciorinando qualunquismo.
Martina deve tenere “il frutto dei suoi nove mesi”, che diamine.
Magari - la butta li - ospitata proprio in una delle sedi Exodus.
A titolo gratuito, ovviamente … nessuno pensi che le comunità di Don Mazzi ricevano rette dai fondi pubblici.
Che dire … banalità per banalità, non ci stava pure una dichiarazione sul diritto del piccolo di conoscere il padre?
O forse no, questo aspetto non è degno di nota.
Sarà perché Don Mazzi non ha una cultura della bigenitorialità, o perché la rete Exodus non ha comunità per padri e figli?
Un’altra frase stride nella
dichiarazione del 17 agosto, quando il Don scrive “credo che il giudice
abbia preferito lavarsi le mani e applicare le normali procedure”.
No, non è così.
Le normali procedure non tolgono automaticamente i figli alle madri che delinquono, la casistica degli ultimi 20 anni dice che secondo le normali procedure
è più probabile per una neomamma scontare la pena agli arresti
domiciliari (quindi insieme ai figli) oppure, sempre insieme ai figli,
in una comunità laica o religiosa.
Tipo Exodus, tanto per fare un esempio.
Inoltre qualcuno spieghi a Don Mazzi
che, per i casi più gravi, nel carcere femminile di Rebbibbia sono
previsti il nido e l’area verde dove madri colpevoli e figli incolpevoli
scontano la pena insieme.
Forse il sacerdote è in grado di
fornire dati sconosciuti al resto d’Italia, vale a dire che solo lui
conosce centinaia di bambini tolti alle madri che delinquono e dati in
adozione.
Se così non è, mi spiace per Don Mazzi, in questo caso di tutto si può parlare tranne che di normali procedure.
Dalle pagine di Adiantum abbiamo ampiamente trattato un caso-fotocopia
Anche Elena Perotti, esattamente come Martina, ha organizzato un agguato per sfregiare l'ex con l’acido,
Anche Elena Perotti, esattamente come Martina, si è fatta aiutare da un complice,
Anche Elena Perotti, esattamente come Martina, era incinta al momento del reato,
Anche Elena Perotti, esattamente come Martina, ha avuto una condanna pesante,
Anche Elena Perotti, esattamente come Martina, ha partorito da detenuta,
Tuttavia Elena non ha trascorso in
carcere nemmeno un giorno ed il neonato non le è stato tolto dopo il
parto: sta scontando la pena in comunità, ovviamente insieme al figlio.
Altra prospettiva, affatto
trascurabile, potrebbe dare vita ad un pericoloso effetto collaterale
rispetto al provvedimento emesso dal tribunale per i Minorenni di
Milano.
Mamma Martina, in attesa dell’iter sullo stato di adottabilità, potrà vedere il figlio ogni giorno.
Bene, rispettato il diritto del
minore. Ma cosa devono pensare i genitori che hanno gli incontri
protetti e possono vedere i figli due ore ogni 15 giorni, o anche meno?
Si tratta in prevalenza padri
separati, ma anche madri separate o famiglie unite. Sono migliaia, in
tutta Italia. Per disposizione dei Tribunali hanno la responsabilità
genitoriale limitata ed incontrano i figli nello spazio neutro allestito
dai Servizi Sociali. Poi, in teoria, al termine del periodo di
osservazione dovrebbe arrivare la relazione che “libera” gli incontri,
ma i percorsi durano anni.
Non esiste un solo caso che stabilisca
incontri quotidiani, sia che il bambino abbia sei mesi, sia che
abbia 13 anni; il diritto del minore soccombe alle esigenze
organizzative del Servizio Territoriale.
Ci sono molti casi presi in carico, c’è carenza d’organico, la mole di lavoro è incompatibile con incontri più frequenti.
Fare il genitore è cosa diversa dalla visitina una tantum,
non vale neanche la pena sottolineare come sia impossibile costruire
qualsiasi rapporto con due ore ogni 15 gg., o quanto ciò possa incidere
sullo sviluppo di una sana familiarità tra i soggetti coinvolti.
È recentissimo il caso dell’ing.
Alessandro Del Grande, un padre che ha eluso i controlli ed è fuggito
col figlio. I media sono entrati in allarme rosso, forse pregustavano il
criminal case dell’estate ed è partito l’elenco dei precedenti.
Caso sgonfiatosi in poche ore: Del
Grande non ha strangolato il figlio come Veronica Panarello, non lo ha
accoltellato come Debora Calamai, non gli ha fracassato la testa come
Annamaria Franzoni … lo ha portato in piscina.
Però far divertire il bambino è un
reato, se il Tribunale ha previsto misure che lo impediscono. Del Grande
aveva gli incontri protetti, e li ha violati. Non poteva vedere il
figlio tutti i giorni, ma non poteva nemmeno averlo per un weekend o una
giornata intera.
Forse fra un paio d’anni, chissà, al
termine del percorso. Quindi la fuga in piscina, sottraendo il figlio
con l’aggravante del divertimento abusivo.
Perché un genitore per dimostrare di non essere pericoloso deve violare la legge?
Quanti Del Grande ci saranno ancora?
Le sentenze vanno rispettate, per
assurde che possano essere. Quindi è sicuramente biasimevole ogni
tentativo di giustizia fai-da-te, non può essere giustiicato ne'
tantomeno incentivato..
Tuttavia chi lo spiega alle famiglie
italiane che Martina può vedere il figlio ogni giorno e i mille Del
Grande no, pur non avendo sfregiato nessuno e non essendo condannati a
14 anni di carcere?
Fonte: Redazione
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