
Fonte: http://emilianorizzo.com/2013/05/08/basta-menzogne-sul-femminicidio-atteniamoci-ai-dati-ufficiali/
Dato che i giornalisti di professione non fanno il loro
mestiere, cercherò di farlo io al posto loro. Inoltre, vorrei dimostrare
– dati ufficiali alla mano – che il fenomeno del
femminicidio non esiste, è pura retorica politica e femminista.
Non è più tollerabile assistere al massacro politico, mediatico e
giornalistico del genere maschile e della figura dell’uomo in generale.
In quanto uomo mi sento offeso e indignato dalle continue sparate
femministe dell’attuale presidente della Camera. Sono un uomo
felicemente sposato, a mia moglie devo molto, moltissimo, ma questo non
mi impedisce di ricercare sempre la verità dei fatti, non favole
retoriche e pretestuose per saziare la frustrazione di alcune donne
contro il genere maschile in quanto tale. Credo che sia una forma di
discriminazione violenta e inaccettabile. Mi auguro che gli uomini e le
donne che ragionano con la propria testa si ribellino a questa
propaganda falsa, pericolosa e distruttiva della dignità di milioni di
persone. Probabilmente ci sono associazioni che chiedono denaro e la
Task Force che si sta approntando sul
femminicidio
va proprio in quella direzione. Ed è sempre un buono argomento per
distogliere l’attenzione sui più gravi problemi economici e sociali che
l’Italia sta vivendo. E constato con tristezza e indignazione che i
bambini, gli anziani e gli uomini in generale sono scomparsi totalmente
dalle cronache di violenza sui media, sia televisivi che cartacei. I
bambini, soprattutto, andrebbero tutelati e protetti.
Nel
Rapporto sulla criminalità in Italia del Ministero dell’Interno si trovano le tabelle degli omicidi commessi in Italia fino al 2006. E’ possibile scaricare tutto in formato pdf.
http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf
Ebbene, si evince dal capitolo IV, riguardante
Gli omicidi volontari e nel capitolo V,
Le violenze contro le donne,
che gli omicidi in Italia sono passati da 1441 del 1992 a 621 nel 2006.
Gli omicidi di stampo criminale sono calati fino a 121 nel 2006 a
fronte di 340 nel 1992; contemporaneamente gli omicidi familiari sono
arrivati a 192 nel 2006 contro i 97 del 1992
(pag. 118). Gli omicidi familiari sono aumentati, questo è vero e provato.
Vediamo le percentuali per genere e rapporti familiari. Nel periodo
2001-2006 gli omicidi familiari sono suddivisi in questo modo: femmine
62,9 %; maschi 26,0 % ; padri uccisi 25,1 %, madri 7,4 %; figli maschi
18,2 %, femmine 14,5 %; nonni, zii, fratello/sorella, cugini, nipoti
maschi 17,2 %, femmine 5,6 %
(pag. 119).
Esiste un rapporto di 2-3 a 1 di omicidi di donne rispetto agli
uomini in famiglia, ma un padre ha la probabilità di essere ammazzato
tre volte tanto rispetto a una madre e lo stesso vale per nonni,
fratelli, zii e nipoti.
Passiamo adesso ad analizzare le vittime di violenza nel periodo
2004-2006. I maschi sono il 73,4 %, le donne il 26,6 %. Nel periodo
1992-1994 i numeri sono: maschi 84,7 %, femmine 15,3 %. La violenza
contro il genere femminile è aumentata dell’11,3 % in 14 anni (pag.
123). C’è un dato interessante che viene sempre ignorato quando si parla
di violenza contro le donne. Sotto la voce
Autori di omicidi, si scopre che la percentuale degli omicidi commessi da donne è passata dal 5,1 % del 1992-94 all’8,3 % del 2004-06
(pag. 126). Sono quasi raddoppiati in 14 anni.
A pagina 132-33 si parla di quasi 7 milioni di donne, tra i 16 -70
anni di età, che si presume abbiano subito un qualche tipo di violenza
fisica o sessuale nell’arco della vita. Purtroppo, in questo caso,non
viene citata alcuna fonte. Questo dato non può essere preso in
considerazione perché manca totalmente qualsiasi tipo di registrazione
documentale che attesti simili cifre.
Andiamo avanti. Si scopre – cosa incredibile anche per me – che
l’uomo violento ha subito nel corso dell’infanzia violenza fisica o
sessuale in percentuali maggiori da parte della madre: madre violenta
verso il figlio maschio 42,4 % sì, 6,5 % no; padre violento verso il
figlio maschio 34,8 % sì, 6,2 % no
(pag. 139).
Prendendo un’altra fonte su internet si scopre che le donne sono
responsabili del 15,1 % del totale degli omicidi nel 2010, quindi il
triplo rispetto al 1992-94. Nello stesso articolo, dati
Eurispes,
scopriamo che gli infanticidi sono aumentati di quasi cinque volte in
due anni. Infatti dai 4 del 2008 passiamo ai 18 del 2010.
http://unimarconi.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10426770
Confronto con gli altri Stati europei
Riprendendo in mano il
Rapporto sulla criminalità del Ministero dell’Interno abbiamo questo quadro:
la
percentuale di omicidi di donne ogni 100.000 mila abitanti in Italia è
di 0,5 %; in Svezia è di 0,6 %; in Finlandia è di 1,8 % e infine nel
Regno Unito è di 0,4 %, quest’ultimo è il dato più basso in Europa.
Questi dati sono del 2001 (pag. 160). Quindi, si evince che le donne
italiane sono più sicure rispetto alle tanto invidiate donne svedesi,
per non parlare delle finlandesi.
Secondo gli ultimi dati ufficiali dell’ONU sulla violenza contro le
donne, aggiornati al 2012, indicano che l’Italia è il Paese più sicuro
d’Europa per le donne, dopo la Grecia. Vediamo i dati. Sempre con le
percentuali di omicidi di donne ogni 100.000 mila abitanti:
Italia
0,5 %; Svezia 0,6 %; Regno Unito 0,8 %; Germania 0,8 % e infine
Francia, per prendere solo i Paesi più rappresentativi, 0,9 %. Questi
dati indicano in maniera inequivocabile che l’Italia è all’avanguardia
in Europa ed è attrezzata benissimo contro la violenza sulle donne e che
le leggi, che spesso non vengono applicate, sono più che sufficienti
per limitare il fenomeno. Eliminarlo è impossibile, come qualsiasi tipo
di violenza. Per visualizzare i dati da me riproposti potete selezionare
il riquadro
Homicides by sex sul sito dell’ONU:
http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html
Il sito
Bollettino di Guerra indica la cifra di 124 donne
uccise nel 2012, ma in realtà la cifra non corrisponde al vero perché
nel conto delle 124 vittime vengono calcolati gli omicidi
collaterali,cioè:
se un uomo stermina la sua intera famiglia in cui vi sono presenti
oltre alla moglie anche, per esempio, due figli maschi e il suocero,
anche quest’ultimi vengono considerati
femminicidi. Un conteggio reale, tolte le vittime maschili, conta l’omicidio di 75 donne, mentre il Corriere della Sera ne conta solo 67:
http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/
Anche Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Femminicidio
Last but not least, gli omicidi per stalking dall’inizio del
2013 sono 50: 35 procurati da uomini e 10 da donne (questo delle donne è
un vero record). Tra il 2002 e il 2009 l’omicidio di uomini procurato
da donne è aumentato dal 5 % al 9 %, quasi il doppio in appena sette
anni. Gli omicidi femminili sono passati dal 16 % al 22 %, un incremento
certamente più modesto anche se inquietante.
http://www.stalking.it/?p=3598
Finalmente concludo. Non ho scritto questo articolo contro le donne,
ma per evitare che si faccia scempio di un termine completamente abusato
e avulso dalla realtà italiana:
femminicidio. Il termine è diventato popolare per indicare le uccisioni di ragazze e donne nella città messicana, in mano ai
narcos, di Ciudad
Juarez, in cui sono state uccise migliaia di donne in pochissimi anni.
Sarebbe utile leggersi il libro di Sergio Gonzales Rodriguez
Ossa nel deserto (editore
Adelphi, 2002): descrizione agghiacciante e spaventosa della violenza
esplosa nello Stato di Chihuahua, di cui Ciudad Juarez ne è la capitale,
all’inizio degli anni ’90 (e che dura fino ad oggi). Le vittime più
indifese sono sicuramente le donne, uccise e a volte violentate da bande
di scellerati in odore di onnipotenza. Ma questa è un’altra storia.
Sento parlare di leggi speciali per la protezione delle donne, come
se si volesse porre la donna al di sopra degli uomini di fronte alla
legge. Questo, se mai avvenisse, sarebbe un passo gravissimo e immorale.
Le leggi per proteggere la donna ci sono già, ma bisogna farle
applicare. Io vorrei ricordare a tutti cosa recita la nostra
Costituzione, che spesso si ignora quando fa comodo, all’articolo numero
tre:
Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.