(foto da Il Messaggero: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_divorzio_aborto/notizie/328349.shtml)
La misericordia è una parola grossa. Ne è pieno l’antico e
il nuovo testamento, ma non mi suscita grandi riverenze. Misericordia è sorella
della compassione, sentimento che nasce di fronte alle sventure del prossimo. La
compassione non necessita il porre in essere azioni di alcun tipo. In fondo in fondo, è uno sterile
sentimento umano, se non è seguito dall'azione.
Quando un padre/marito italiano riceve l’istanza di
separazione dalla propria moglie, non ha generalmente bisogno di compassione. Ha
bisogno di giustizia o quantomeno dell’applicazione della costituzione
italiana.
Se si insinua il pensiero che un padre, in quanto separato, abbia
compassionevolmente bisogno di un letto, di un tetto, di uno spazio in cui avere
la possibilità di continuare ad essere padre, allora si ammette implicitamente che
sia giusto il sistema che lo separa da affetti ed effetti. Si istituzionalizza compassionevolmente
l’ingiustizia (link) (link).
Si ammette che sia giusto assistere poi alla accozzaglia di sedicenti
“esperti” che vengono in aiuto a minori ed adulti, con il sorriso in bocca e la
mano al portafoglio. Alla litania di
coloro che offrono ai padri un letto “a turno” e uno “spazio”. Si assiste all’eloquente
silenzio dai pulpiti delle chiese sulla vergogna di una Italietta che sventola i
fattoidi del femminicidio e lucra su novantamila separazioni basate sulla
discriminazione di genere (link) (link).
Bel sentimento, la misericordia, soprattutto gratuito. Avere misericordia
costa niente. Un bel sentimento, che imbianca il sepolcro che contiene le
vergogne della discriminazione dei padri italiani.
Ben vengano gli sforzi della Chiesa , per chiarire questioni dottrinali, alleviare il dolore, la sofferenza, l'esclusione, ben venga anche la misericordia, la compassione, la comprensione, l'accoglienza, l'ascolto, i gruppi di parola, ma ben altro si potrebbe fare per rimuovere le cause dell'ingiustizia.
Scrive Neale Donald Walsch (Conversazioni con Dio)
Ben vengano gli sforzi della Chiesa , per chiarire questioni dottrinali, alleviare il dolore, la sofferenza, l'esclusione, ben venga anche la misericordia, la compassione, la comprensione, l'accoglienza, l'ascolto, i gruppi di parola, ma ben altro si potrebbe fare per rimuovere le cause dell'ingiustizia.
Scrive Neale Donald Walsch (Conversazioni con Dio)
"La mia legge è una legge di causa ed effetto, non la legge del «vedremo»"
Andare contro corrente costa. Costa andare contro lo spirito del tempo, che ci vorrebbe tutti assuefatti anche alla stessa ideologia: madri sante e padri criminali (link). L’ideologia che vorrebbe trasformare i padri in nuovi lebbrosi del tempo, che li vorrebbe separati da affetti ed effetti, quasi come punizione per presunti errori atavici commessi. Una nuova driscriminazione, per cui il separato è un peccatore e se arranca è la sua giusta punizione .
Anche Gesù di Nazaret ebbe compassione, compassione di un lebbroso
(Mc, 1: 41-44), compassione di una donna a cui era mancato il figlio morto (Lc,
7, 11-15). Ma non si è fermato alla compassione. Ha guarito il malato dalla
lebbra e ha risuscitato il figlio della donna. In barba ai benpensanti ipocriti, che
vedevano nella lebbra una punizione per i peccati (presunti) commessi, che
vedevano nell’infetto un peccatore e nella lebbra la sua giusta punizione.
Per ora il premier del
Vaticano è a metà del guado, ha avuto misericordia, ha detto belle parole, ha avuto parole di compassione. Per valutarlo, aspetto a vedere se oltrepassi il guado o se si fermi invece alle belle parole....
link: http://bit.ly/19NJ9Yp
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