Turiste Usa in Italia con polizza anti-violenza: 200 denunce l’anno, il 90% sono inventate
NEW YORK Non esiste una polizza assicurativa specifica contro lo stupro: né per un cittadino americano in patria, né per chi viaggia all’estero. Esistono polizze che assicurano sui danni provocati da violenza (rapine, scippi, omicidi, infortuni vari) sia in patria che all’estero. E le ragazze di Firenze ne avevano una di questo tipo, stipulata dal college con cui sono arrivate in Italia. Ci sono comunque delle cifre che fanno riflettere: ogni anno, solo a Firenze, vengono presentate da ragazze americane dalle 150 alle 200 denunce per stupro. di queste il 90% risulta completamente inventate.
Gli studenti americani che partono a frotte ogni anno per un semestre di studi all’estero hanno la scelta, come ogni viaggiatore, di acquistare appunto una assicurazione temporanea contro gli infortuni. Le università statunitensi raccomandano vivamente l’acquisto, e i genitori sono ben felici di sapere che i loro figli saranno protetti, a dispetto delle differenti normative locali. «I contratti sono generici, molto meno articolati di una polizza sulla salute che viene offerta negli Usa ci ha detto Ashley McCornick, responsabile della Cultural Insurance Services International, un’agenzia che fa da ombrello per queste speciali polizze a molte società di assicurazioni statunitensi. Nessuna polizza contempla in modo specifico la violenza sessuale. In tema di sesso, è molto più frequente vedere clausole che declinano la copertura assicurativa in caso di contagio di una malattia trasmessa durante un rapporto. Una disposizione questa che tende a scoraggiare il turismo sessuale».
IL VENDITORE
Per Dominick Serrano, venditore della polizza Geo Blue che accompagna molti degli studenti della New York University in visita a Firenze «un caso come quello delle due vittime fiorentine rientrerebbe nell’ipotesi generale di infortunio, e le spese sostenute verrebbero rimborsate al 100%».
L’idea di una assicurazione contro lo stupro è stata discussa seriamente dal parlamento in India nel 1999, ma la proposta è stata affossata dalle critiche del movimento femminista che la considerava colpevolizzante per le donne e per gli uomini che avrebbero dovuto accettare l’identità di vittime predestinate, e pagare il costo monetario relativo a tale etichetta. Breve vita ha avuto anche l’idea dell’australiana CGU, che in Sud Africa aveva iniziato ad offrire la polizza Rape Survival per garantire l’accesso ai medicinali nel caso di sieropositività di una persona che aveva subito violenza.
LE PROMESSE
La società ha scoperto di non essere in grado di mantenere la promessa in una società nella quale una donna su quattro sperimenta lo stupro, e dove il 25% della popolazione è portatore del HIV. Il rischio che alcuni tra i 320.000 studenti possano essere vittime di stupro mentre sono all’estero è ben conosciuto dai college e dalle università americane. L’ipotesi è discussa apertamente nei siti web delle scuole, e dai consulenti chiamati ad orientare gli allievi nel campo minato della crescita sessuale. Non esistono «paesi a rischio», almeno nella cinta europea, e soprattutto non esistono dati affidabili, in Europa come nel resto del mondo. Le denunce di violenze da parte delle vittime sono il 16% di quelle perpetrate, secondo le proiezioni elaborate dall’Onu.
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