venerdì 5 luglio 2013

Il fantomatico femminismo buono

 

 

 Il fantomatico femminismo buono

  fonte: http://storieriflessioni.blogspot.it/2012/04/il-fantomatico-femminismo-buono.html#.UdZnaqx5fTo

Nel momento in cui avreste la malaugurata idea di esternare anche un piccolo dubbio sulla bontà del femminismo vi sentireste, con impeccabile puntualità, rispondere in maniera secca e con estremo disappunto: «Ma come osi! Il femminismo è buono… vedi le suffragette! ». E proprio di una femminista -una suffragetta- è il libro che segue, con il programma che contiene e che esprime, chiaramente, nel titolo:


Margaret Sanger, Woman and the New Race, "La donna e la nuova razza", (1920). Cap. V The Wickedness of Creating Large Families, "La malvagità del generare famiglie numerose". Stralcio pagg. 63-64:


[…] Molti, forse, penseranno che è inutile andare oltre nel dimostrare il malcostume delle famiglie numerose, ma dal momento che non esistono ancora prove sufficienti a portata di mano, ciò può essere proposto per l'interesse di quelli che trovano difficoltà nell'adeguare vecchie consuetudini ai fatti. La cosa più misericordiosa che una famiglia numerosa possa fare ad uno dei suoi bambini più piccoli è ucciderlo. Gli stessi fattori che generano la terrificante percentuale di mortalità infantile, e che accrescono il tasso di mortalità dei bambini di età compresa tra uno e cinque anni, operano ancora più ampiamente per abbassare l'indice di salute dei membri superstiti. Inoltre, le abitazioni sovraffollate delle famiglie numerose allevate in condizioni di povertà contribuiscono ulteriormente a tale presupposto […].

In ossequio alle sue origini, tutto il decorso del femminismo è costellato di affermazioni e dichiarazioni cariche di odio contro l'uomo e la famiglia.


La donna visibile nell'immagine sottostante è M. Sanger con i suoi due figli piccoli. Ci potete scommettere, però, che nello spietato rimedio, proposto con il freddo cinismo, suo abituale e delle femministe, non sono previsti né i suoi figli né quelli della sua cerchia … è per le famiglie degli altri, per i bambini delle tantissime altre donne. La sua rivista e i suoi libri abbondano di simili mostruose dichiarazioni, e il femminismo dell'epoca non ne è immune.



family destruction woman and the new raceOra, con un po’ di pazienza e buona volontà, considerate… Leggere le storie della vita di donne, nei siti femministi, scritte da donne (femministe dichiarate o meno) o da uomini indottrinati, purtroppo, da una cultura martellante a senso unico da più generazioni, è tutt’altra cosa.


Scorrendone le righe si ha la sensazione, strana e surreale, di stare di fronte a “sante e beate”, o l’impressione di chi legge la vita di “eroine” o “benefattrici dell’umanità”, se non di chi si imbatte in “geni al femminile”… donne emarginate e incomprese: un ritornello che va avanti ininterrottamente.


Con la tecnica ipocrita, ormai vecchia e scontata, tipica dei totalitarismi, che tende a coinvolgere e suggestionare, si susseguono i fatti, caricandoli di visceralità e sentimentalismi, con l'intento di esaltare positivamente, a tutti i costi, anche un elemento banale.


Così filtrando i tratti negativi dei personaggi femminili, usando un tocco edulcorante o giustificatorio, e puntando sulle loro frustrazioni, disagi e disavventure, specialmente dell’infanzia, ne consegnano un’immagine candida, pura e innocente.


I sistemi mediatici, quasi all’unisono, ne completano l’opera di convincimento e di plagio mentale collettivo.


Ora, se da un lato il femminismo accetta, senza fiatare, che la donna sia considerata alla stregua di un'entità debole fisicamente e incapace di intendere e di volere, dall'altro la vuole imporre come la vera protagonista ─ defraudata ─ della storia e della società. Per accreditare tale dicotomica valutazione della donna, il femminismo ─ da subito ─ ha formulato il falso stereotipo del "patriarcato" dietro il quale potere, assurdamente, giostrare.


Immaginiamoci, paradossalmente, un sistema tirannico in cui si accetti la seguente regola morale: «Salvate prima le donne e i bambini!», cioè quello che, in tutte le società umane cosiddette “patriarcali”, è sempre accaduto nelle situazioni di grave pericolo. In sostanza è normale credere che un padrone dispotico sacrifichi la sua vita per salvare i suoi schiavi?


La modestia, la critica, il riconoscimento degli errori e dell’imperfezione femminile sono caratteristiche che il femminismo non possiede.

adolf hitlerIl bambino che vedete sulla sinistra è Adolf Hitler e, della sua vita, si sa che ha avuto gravi disagi nell’infanzia e nell’adolescenza. Per ulteriori informazioni segue da Wikipedia, l'enciclopedia libera, il link: http://it.wikipedia.org/wiki/Adolf_Hitler


Non è per questo, però, che valuteremo la sua vita e le sue azioni in modo positivo; pur non avendo di sua mano commesso gli orrendi e mostruosi crimini, ne è il massimo responsabile morale e ideologico, anche se, dietro di lui, ovviamente, tramavano nell’ombra ipocriti personaggi, torbidi e veri detentori del potere ─ di cui la storia ufficiale e i media non fanno cenno ─ che ingrassavano se stessi e le loro famiglie.


Le suffragette


La storia taciuta di Emily Wilding Davison (11 ottobre 1872; 8 giugno 1913).


Segue una delle più soft dichiarazioni femministe sull’incidente, prima o poi inevitabile, dato il personaggio instabile e malato: http://udimonteverde.org/iniziative/madri/Il%20voto%20alle%20donne.pdf


«per protestare contro lo stato d’inferiorità in cui erano tenute le donne, giunse persino a gettarsi contro il cavallo del re (Giorgio V) e fu uccisa sul colpo».


Dichiarazione artefatta; e non è vero poi che morì sul colpo. «Morì quattro giorni dopo l'incidente all'ospedale di Epsom, a causa di una frattura del cranio e delle lesioni interne causate dall'incidente»:
http://it.wikipedia.org/wiki/Emily_Davison


[…] Si è guadagnata una reputazione come attivista militante e violenta. Su propria iniziativa e senza l'approvazione della WSPU (Women's Social and Political Union), le sue azioni si svolgevano interrompendo riunioni scagliando pietre e con incendi dolosi. È stata arrestata e incarcerata nove volte per vari reati, tra cui una violenta aggressione contro un uomo che scambiò per il "Chancellor of the Exchequer", David Lloyd George. Ha continuato lo sciopero della fame nella prigione di Strangeways ed è stata sottoposta ad alimentazione forzata. Ha tentato il suicidio due volte nel carcere di Strangeways gettandosi giù da una scala in ferro. Ha subito gravi danni alla testa e alla spina dorsale, col risultato di gravi disagi per il resto della sua vita.


Nel 1913, ha piazzato una bomba nella casa di recente costruzione di Lloyd George nel Surrey, danneggiandola gravemente […].


Mia traduzione da Wikipedia, the free encyclopedia, al seguente link:
http://en.wikipedia.org/wiki/Emily_Davison


Se la storia ufficiale è carica di mistificazioni, quella del femminismo la batte di gran lunga.


Una donna con gravi disturbi mentali e disagi fisici, pericolosa e pregiudicata, doveva essere messa da parte, curata e tenuta sotto controllo; invece l'élite di potere delle suffragette se ne lava le mani, lascia correre e sfrutta la sua mente malata ─ nonostante le gravi lesioni fisiche ─ prende le distanze, ma la lascia agire: avere un'eroina che s’immola per la causa, un simbolo di tal genere non è cosa di poco conto.


Il femminismo è il vero responsabile della sua morte, perché un movimento "serio", "giusto" e "buono" ─ come ama definirsi ─ avrebbe dovuto, prima di tutto, garantire le sue collaboratrici, le donne che dice di proteggere, investito com’è della missione di liberarle dalla "servitù" dell'uomo. Oppressione che, a dire il vero, non si riscontra proprio nel seguito della storia, considerando il modo in cui la società "cosiddetta" degli uomini, nonostante i precedenti, l'ha trattata e in seguito onorata.


Di rincontro, niente dice il femminismo al riguardo di quel povero fantino: certamente che attenzione poteva ricevere un "miserabile" uomo. Il poveretto «subì solo un lieve trauma cranico nell'incidente, ma rimase a lungo sconvolto per l'episodio, continuando a lungo a rivedere il volto della donna. Nel 1928, al funerale di Emmeline Pankhurst, Jones depose una corona "in memoria della signora Pankhurst e di Miss Emily Davison". Nel 1951, Jones venne trovato morto dal figlio. Si era suicidato in una cucina, col gas». Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera, al seguente link: http://it.wikipedia.org/wiki/Emily_Davison


Emily Davison ─ una femminista scomoda ─ è stata una vittima designata del femminismo, non essendo una donna ricca e potente come le tre femministe di élite seguenti nell’articolo ─ o una della cricca ─ è stata usata per ovvi intenti di predominio. Delle tre femministe, spesso opportunamente occultate, che ho messo intenzionalmente in risalto, ne darò solo un breve accenno in funzione dello scopo chiarificatore che si prefigge l’articolo ─ valido per entrambi i sessi ─ che è quello di smascherare la falsità del femminismo cosiddetto “buono”. L’esposizione non pretende di essere completa, dato il consistente materiale facilmente reperibile in libri, giornali e pagine web, specie in lingua inglese.


Puntando i riflettori sullo scenario storico dei primi decenni del Novecento e, precisamente, sul contesto che ha finanziato, supportato e assestato il femminismo, si scoprirà, con sorpresa, che tutte le femministe (non quelle “acqua di rose”), ne erano perfettamente inserite e colluse. Il calderone è unico.


Dalla “selezione naturale” di Charles Darwin alla “selezione pianificata”.


Margaret Sanger, Marie Stopes e Katherine Dexter: il passo è stato breve grazie alla nuova pseudo-scienza che andava affermandosi nel femminismo, al tempo delle suffragette. Quando ancora il nazismo non si era manifestato, già il femminismo occidentale ─ in primis USA e inglese ─ aveva accolto, sviluppato e applicato l’eugenetica.


Saggi, suggerimenti, consigli e programmi eugenisti con aborti, sterilizzazioni, istigazione all’infanticidio, segregazione e soppressione degli “inadatti” sono di casa femminista.


Marie Stopes nata a Edimburgo nel 1880, morta (di cancro al seno) nel 1958.


In Inghilterra Marie Stopes, sull’esempio della collega americana M. Sanger che incontra a Londra, si decise ad avviare una campagna per il controllo delle nascite. Fondò, poi, la Society for Constructive Birth Control (Società per ilcontrollo costruttivo delle nascite) e, con le possibilità finanziarie del ricco marito Humphrey Roe, aprì la prima clinica per il controllo delle nascite, divenute poi l'attuale rete di cliniche Marie Stopes International, specializzate in aborti.


Mentre milioni di uomini ─ giovani e meno giovani ─ morivano nelle fangose trincee, strappati a forza dalle loro famiglie, pena la fucilazione, sconosciuti e senza sepoltura, mandati al macello per rimpinguare le finanze e soddisfare i programmi di potere di subdoli personaggi, le suffragette, al sicuro dai pericoli, sputavano veleno contro tutti gli uomini.


Secondo loro, anche quegli uomini, le privavano dei loro diritti; senza considerare però che, quegli infelici, il misero e inutile diritto di voto (da poco e in poche occasioni nella storia possibile al popolo, e poi non sempre disponibile per tutto l’elettorato maschile) lo pagassero a prezzo della loro vita. Insignificante riconoscimento… giacché il potere non è stato, e non sarà mai, condizionato dal suffragio universale. Assumendosi le loro responsabilità maschili quei poveretti, veri combattenti, ai quali va tutto l’onore e il rispetto, non pensarono e non chiesero mai: «Rinunciamo al voto, ma non mandateci in guerra!».


Sento dire o leggo che le femministe si sono conquistate i loro diritti con coraggiose e pericolose lotte. Durante gravi disordini, delle esagitate e fanatiche, sono state arrestate e tenute in carcere, in base ai reati commessi e per ovvi motivi di ordine e sicurezza pubblica. Avvalendosi, puntualmente, della tecnica pacifica dello “sciopero della fame” ─ come Gandhi ─ molto di moda a quel tempo, erano sempre alimentate a forza ma in maniera non cruenta, né più né meno come i bambini capricciosi che si rifiutano di mangiare. Nessuna però è caduta in battaglia, oppure è stata assassinata come nel caso del Mahatma Gandhi che pagò, a prezzo della sua vita, il coraggio delle sue azioni, che davvero cozzarono contro una potenza reale.


Fa sorridere il pensiero della lotta femminista contro il tirannico “patriarcato”!


La verità è, invece, che dietro al femminismo si celavano interessi nascosti, con tutti gli annessi e connessi... denaro e business al massimo livello.


In definitiva, quali diritti abbia mai potuto vantare l'uomo comune, prima del femminismo, che le donne avessero potuto invidiare? Forse quello di sgobbare giorno e notte per quattro soldi o morire senza sepoltura, con la scusa della difesa della patria? Mi riferisco qui ─ torno a ripetere ─ alla massa comune degli uomini, non agli eletti e privilegiati, quelli “nati con la camicia”… per intenderci!


Così, durante il decorso della prima guerra mondiale, Marie Stopes poteva dilettarsi, con tutta tranquillità e indifferenza, a scrivere un libro su femminismo e matrimonio. Il libro dal titolo Married Love, fu presentato alla casa editrice, Walter Blackie di Blackie & Son, che le replicò sconcertata: «Non pensa che sia il caso di attendere la pubblicazione del libro a guerra finita? Ci saranno uomini a sufficienza per le ragazze da maritare? E un libro come questo potrebbe atterrire quei pochi! ».


Katharine Dexter McCormick (USA; 1875 – 1967). Femminista suffragetta e radicale, amica e collaboratrice di M. Sanger.


Pioniera del suffragio femminile (National American Women Suffrage Association) e del movimento di “controllo delle nascite”, Katherine Dexter, dopo la laurea, sposò Stanley McCormick, erede della fortuna dell’International Harvester Company. Suo marito, però, cadde preda della schizofrenia solo due anni dopo il matrimonio, e trascorse il resto della sua vita in cure speciali. Quando Stanley morì nel 1947, Katharine, che prima aveva a disposizione metà del patrimonio, ricevette il pieno controllo dei beni del marito.


Eredita quindi un’enorme fortuna “alla faccia delle donne” quelle senza “padrini”; quelle che, al pari degli uomini poveri, non contavano e non contano nulla, tranne che a far le “sguattere”.


Così, mentre la cultura impregnata di femminismo a tutt’oggi insegna come verità assoluta che tutte le donne, fino a non molto tempo fa, erano prive dei diritti ereditari conquistati poi grazie al femminismo, in una villa di sua proprietà, a Ginevra, con l’ausilio di Margaret Sanger, inaugurava, nel 1927, il primo vertice sulla popolazione mondiale, con invitati razzisti accreditati come Henry Pratt Fairchild, E.A. East, Clarence C. Little e Raymond Pearl.


Negli anni ’50 finanzierà, sempre insieme alla Sanger, la ricerca sulla pillola anticoncezionale di Gregory Pincus.


In ultimo, ecco la femminista che le riassume “in toto” e che incarna (opportunamente occultato) tutto lo squallore, il marciume e la mostruosità di un femminismo che si assesta, nascondendosi dietro un nobile paravento ─ succede sempre così, in questo mondo ─ cioè i problemi reali, di tutto rispetto e della massima considerazione, riguardanti la sfera femminile: la gravidanza, il parto e l’allevamento dei figli.


Margaret Higgins Sanger (USA; 1879 – 1966).



Femminista eugenista (ebbe contatti col nazismo e ammirava Hitler, prima della seconda guerra mondiale); suffragetta, socialista radicale, razzista, teosofa, satanista, ecc. Personaggio cinico, falso e opportunista, ha presto trovato ─ a parte qualche iniziale difficoltà e opposizione ─ il massimo sostegno. Operando, quindi, nella più completa libertà ha sposato, sviluppato e applicato le malsane ideologie del tempo. Collusa col razzismo e, come detto, col nazismo si è ritirata i ponti al momento opportuno, per ricompattarsi ad acque calme, in perfetto ossequio al femminismo che ci ritroviamo adesso in eredità.


Ha scritto parecchio, per cui è stato possibile tracciare il suo profilo reale ─ non stereotipato ─ che riassume in sé le basi del femminismo dell’epoca.


Allora, dai suoi scritti e dalle informazioni che la riguardano, è facile rilevare:


─ un diretto collegamento ideologico col nazismo, con la differenza che l'eugenetica femminista è applicata in modo politicamente corretto, ma non per questo meno inquietante.


Nella rivista Birth Control Review, che la Sanger fondava nel 1917, si trova pubblicato un articolo, dell’aprile 1933, del Dr. Ernst Rudin, direttore delle sterilizzazioni genetiche sotto il diretto controllo di Heinrich Himmler.



Il documento pubblicato dal nazista, che io ho tradotto dall’inglese e che metto a disposizione dei lettori italiani per una comoda visione, è questo: Eugenic Sterilization: An Urgent Need cioè “Sterilizzazione eugenetica: una necessità urgente”, e si trova, unitamente all’originale, in questi link:


(Eugenic Sterilization-An Urgent Need.pdf)


(1933-04 April.pdf [inglese])


Nell’estratto dell’opuscolo, pubblicato dalla Sanger, alle volte si ha l’impressione che Rudin le chieda timidamente consiglio e approvazione, come si può fare con una maestra, se non, addirittura, i suoi toni sembrano essere più morbidi rispetto alle numerose analisi, affermazioni, richieste di programmi e invocazioni ad agire rilevabili negli scritti della femminista stessa.


Immaginiamoci ora, per assurdo, se M. Sanger fosse stata tedesca… non avrebbe operato per raggiungere il suo scopo? Chissà quanto sarebbe stata utile a Hitler!


─ investimenti personali di denaro, acquisito tramite il marito e dall’esterno, come chiaramente il business richiede: nel 1922, in seconde nozze, sposa il ricco petroliere James Noah Slee; riceve tanti finanziamenti, principalmente quelli della famiglia Rockefeller (un nome: tutto un programma!), che ha continuato a elargire in favore della Sanger sotto forma di donazioni nei decenni successivi ─ generalmente ─ in forma anonima. Così la suddetta femminista potè portare avanti, navigando nell’oro, l’American Birth Control League, cioè “La lega Americana per il Controllo delle Nascite”, che aveva fondato l’anno prima. Tale fondazione, cambiando nome varie volte, si è trasformata nel 1952 nella più potente e ricca ONG (organizzazione non governativa), la International Planned Parenthood Federation (IPPF), per la pianificazione familiare, della quale M. Sanger, come prevedibile, ne è stata presidente fino all’età di 80 anni.


Considerando gli enormi introiti esterni e gli ingenti finanziamenti di natura “governativa” di cui beneficia, la qualifica di IPPF “non governativa” sembra quasi una presa in giro.


Segue adesso, in tema al soggetto, il collegamento a una pagina web che riporta informazioni e dati utili: http://www.ecohysteria.net/?p=1761


Esiste, comunque, sull’argomento vario materiale ─ in pubblicazioni scritte e sul web ─ che mette in luce, in sostanza, l’incalcolabile danno che tali fondazioni hanno procurato a tantissime donne.


Una prova tangibile di donne che il femminismo utilizza come cavie, materiale umano da manipolare e pianificare per ottenere specifici risultati, in linea con il programma del mondialismo occulto, impercettibile, invisibile ma reale. Quindi, per un’effimera libertà, la massa femminile si è consegnata spirito, anima e corpo a un ristretto gruppo, e alla sua cerchia, il cui scopo recondito, come intende evidenziare questo articolo, è quello di spadroneggiare su di lei, per asservirla e sfruttarla fino all’estremo.


─ abbraccia la teosofia satanista, verso la fine dei suoi anni. Celebrata dal Lucis[ Lucifer] Trust: […] I poteri soprannaturali che ancora oggi danno energia al Lucis Trust certamente provengono dalle stesse oscure, forze spirituali che hanno potenziato Madame Blavatsky, Adolf Hitler, e Margaret Sanger nelle generazioni passate […].


Mia traduzione dalla pagina web seguente:


http://www.robodoon.com/lucis_trust.htm


─ è razzista e, quindi, non disdegna gli inviti del WKKK, cioè delle donne del KKK.


Non c’è bisogno di foto per provare le sue diverse frequentazioni negli ambienti del WKKK, abbiamo a disposizione la sua autobiografia.


Dal racconto del suo viaggio mentre dialoga con il Ku Klux Klan, pagg. 366-367.


Margaret Sanger: An Autobiography (1971 ristampa da Dover Publications, Inc. del 1938 originale pubblicata da WW Norton & Company).


[…] Qualsiasi gruppo di risveglio è stato per me sempre un buon gruppo, e quindi ho accettato un invito per discutere con il ramo femminile del Ku Klux Klan a Silver Lake, nel New Jersey, una delle più bizzarre esperienze che abbia avuto nel corso delle lezioni […].


[…] Alla fine, attraverso semplici illustrazioni mi convinsi di aver raggiunto il mio intento. Sono stati offerti una dozzina d’inviti per dialogare con gruppi dello stesso tipo […].


Margaret Higgins Sanger, oggi è celebrata e onorata da femministe e femministi. Addirittura certe riviste, televisioni e film, la presentano e la rappresentano al pari di “eroina” e “benefattrice” dell’umanità.


È sconcertante pensare come oggi il femminismo plagia la gente usando con perfidia ogni mezzo a disposizione ─ e ne ha in abbondanza ─ per fare passare il maschio come unico responsabile dei mali del mondo.


Si è spesso affermato, e quindi comunemente creduto, che Elizabeth Cady Stanton e le suffragette siano state l'origine del movimento per i diritti delle donne. Il libro Women of the Klan prova che quanto su affermato non è proprio vero. Molte delle suffragette furono anche profondamente implicate nella WKKK (le donne del Ku Klux Klan) pure dopo il passaggio del 19° emendamento (USA, 1920: diritto di voto per le donne).


[…] Durante l'ondata degli anni "venti", l'attivismo è stato potenziato grazie all'apporto del suffragio delle donne […].


Mia traduzione di una frase della pagina web seguente, in Inglese.


Da Wikipedia, the free encyclopedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Women_of_the_Ku_Klux_Klan


Ancora in tema al razzismo ho tradotto in Italiano uno stralcio del paragrafo “Race” della vita di Margaret Sanger, tratto da Wikipedia, the free encyclopedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_Sanger


[…] Dal 1939 al 1942 Sanger è stata un delegato onorario della Birth Control Federation of America, con incluso un ruolo di supervisore - a fianco di Mary Lasker e Clarence Gamble - nel Negro Project, uno sforzo per applicare il controllo delle nascite agli afro-americani poveri. Sanger ha richiesto al Negro Project di inserire i ministri neri nei ruoli direttivi, ma gli altri supervisori non l'hanno fatto. Per sottolineare i vantaggi del coinvolgimento dei leader della comunità nera, scrisse a Clarence Gamble: "Non vogliamo che passi parola che desideriamo distruggere la popolazione nera e il ministro è l'uomo che può correggere un'idea diversa caso mai si presenti in qualcuno dei suoi membri più ribelli". Questa citazione è stata utilizzata dai numerosi oppositori della Sanger, tra cui Angela Davis e gli avversari alla legalizzazione dell'aborto, per sostenere le loro rivendicazioni che M. Sanger era razzista. Tuttavia, secondo la Margaret Sanger Papers Project dell'Università di New York, Sanger, nello scrivere questa lettera, "ha riconosciuto che elementi all'interno della comunità nera potrebbero erroneamente associare il Negro Project con le campagne di sterilizzazione razziste nel Sud segregazionista, a meno che il clero e gli altri leader della comunità abbiano diffuso la notizia che il progetto ha avuto uno scopo umanitario" […].


Mi viene da sorridere pensando alle conclusioni del Margaret Sanger Papers Project dell'Università di New York. Che cosa può dire su di lei un progetto che la prende come riferimento?


Sembra verosimile, invece, che Sanger, isolata dal gruppo leader, cerchi di giustificare al dissenziente Gamble il suo atteggiamento e, nello stesso tempo, non vi rinuncia. Nelle sue parole si evidenzia il comportamento vile di una politicante che si nasconde dietro persone semplici o in buona fede, per attuare i suoi discutibili propositi.


Il profilo reale di un individuo non si costruisce speculando su frasi o parole, facendo loro dire quello che si vuole.


Riporto, in tema al soggetto, una parte che ho tradotto in Italiano per fare conoscere un po’ delle conseguenze del Negro Project, con le dichiarazioni del Rev. Johnny M. Hunter, organizzatore della marcia Say So di protesta nel Columbus Day del 1999, e direttore nazionale della Life Network, Education and Resource (LEARN ), la più grande organizzazione “pro-life” nera.


Dalla pagina web, in Inglese, che si trova al seguente link:


http://www.cwfa.org/articledisplay.asp?id=1466


[…] «"I diritti civili" non significano niente senza il diritto alla vita!». Ha dichiarato Hunter. Lui e gli altri manifestanti che si trovarono a protestare contro il numero sproporzionato di aborti nella comunità nera. L'elevato numero non è casuale. Molti americani, bianchi e neri, non sono a conoscenza del Negro Project di genitorialità pianificata fondato da Margaret Sanger. Sanger ha creato questo programma nel 1939, dopo che l'organizzazione ha cambiato il suo nome da American Birth Control League (ABCL) a Birth Control Federation of America (BCFA). L'intento del programma era quello di limitare ─ molti pensano quello di sterminare ─ la popolazione nera. Con il pretesto di "salute migliore" e "pianificazione familiare", Sanger abilmente ha attuato il suo piano. Quello che è più scioccante èl’allettamento della Sanger riguardo al nero americano “crème de la crème” ─ quelli di primo piano, ben educati e abbienti ─ dentro l’esecuzione del suo progetto. Alcuni all'interno dell’élite nera hanno visto il controllo delle nascite come un mezzo per raggiungere la crescita economica, elevare la razza e guadagnare il rispetto dei bianchi […].


Per dare, ancora, ai lettori italiani la possibilità di conoscere ─ meglio ─ M. Sanger mi sono messo d’impegno e ho tradotto, dall’Inglese, due capitoli di uno dei suoi diversi libri e scritti. Mentre li traducevo in Italiano, ho provato profonda tristezza e sconcerto, non solo per i contenuti, ma anche al pensiero della tanta considerazione di cui gode il femminismo e dell’abissale ipocrisia di cui sono ammantati i suoi personaggi.


Mi sono detto: «Non è giusto lasciare la gente nell’ignoranza» e «tutti hanno diritto di sapere ciò che i media non dicono e la cultura attuale femminista, in mala fede, nasconde».


Per scaricare e visionare il cap. IV, La fertilità dei deboli di mente, e il cap. V, La crudeltà della carità, del libro di M. Sanger Il perno della civiltà, cliccare nei collegamenti sottostanti:


(Il perno della civiltà Cap. 4.pdf)


(Il perno della civiltà Cap. 5.pdf)


Per scaricare l’originale in Inglese, cliccare qui:


(pivot_ms.pdf (inglese)


Ci sono tanti documenti, da cui attingere, disponibili in lingua inglese, nella bibliografia e in Internet, da usare a scopo informativo come in questo caso.


I due testi non necessitano di ulteriori commenti, perché parlano da sé. Mi preme, però, fare notare qui che le donne, in primis ─ perché si tratta di scritti femministi ─ e gli uomini sono considerati, nient'altro che delle pure e semplici cavie da sperimentazione, e per fare soldi.


Quindi: da un lato un gruppo privilegiato (Dio in terra) nel suo ruolo decisionale insindacabile, e dall'altro tutta la restante parte dell'umanità; in questo caso, per fare notare che il femminismo non rappresenta le donne (quelle che non rientrano nei loro parametri predefiniti): da un lato le femministe e le donne che fanno i loro interessi, dall'altro tutta la restante parte delle donne del mondo.


Prendendo riferimento dal falso stereotipo del "patriarcato", e considerando l'eloquente foto sottostante, non sarà difficile immaginare quali "grandi" donne si celino dietro tali "grandi" uomini. Per informazioni sulla foto, basta cliccare sui due collegamenti seguenti:


http://www.waragainsttheweak.com/index.php?page=50143


http://antifeminist2.altervista.org/se-le-feminazi-prenderanno-il-potere-negli-usa-t1118.html



Il popolo (la gran parte dell'umanità), che non ha mai avuto la benché minima voce in capitolo, è buono solo per servire e per soddisfare le mire di un gruppo limitato. La vita della massa è rapportata in funzione delle ambizioni di chi gestisce il potere (i poteri diversi), perché sia convogliata, volente o nolente, sulla scia dei suoi burattinai.


Valutando seriamente il tempo attuale, detto del progresso e dei diritti umani, ci si dovrebbe accorgere che sta proprio male: da qualche secolo a questa parte grazie al progresso tecnologico, tale élite, usando come interfaccia i mass-media e lo spettacolo, non ha più bisogno di apparire, potendosene stare tranquillamente nascosta a manovrare sulla scacchiera del mondo, e a tessere le fila di tutto.


Il risultato è una crisi tremenda; un incitamento patologico al consumismo; una massa che crede di essere libera, perché non immagina nemmeno che è asservita dentro; un femminismo che, mentre spara ininterrottamente contro il maschio, dice di liberare le donne: quando invece le sta distruggendo, incitandole alla misandria più perfida.


Il femminismo razzista ed eugenista del “controllo delle nascite” ha partorito il “male-bashing”


Finita la seconda guerra mondiale, mentre il nazismo spariva e il socialismo-comunismo si andava diversificando, il femminismo, che aveva “flirtato” con tutti ─ da notare le suffragette socialiste-marxiste in perfetta sintonia col nazismo ─ si era già da un po’ eclissato con la sua consueta viltà, senza problemi grazie alle sue numerose teste, covando però nell'ombra e aspettando tempi tranquilli e comodi in cui potere avvinghiarsi con i suoi numerosi tentacoli.


Non per fare storia, o nel peggiore dei casi dietrologia o complottismo, ma non è difficile, avvalendosi dell’onestà intellettuale, rilevare che il decorso delle azioni e delle strane rivendicazioni femministe, riassunte nelle altre due successive ondate, lascino intravvedere camuffate e riadattate, nello scenario del tempo, le stesse ideologie razziste ed eugeniste ─ già viste ─ che nel nazismo si concretarono in una spaventosa catastrofe e carneficina.


Prendendo in considerazione l’ultima e più virulenta ondata ancora in corso, appare oggi ben definito, operante già da diverso tempo e in modo non percettibile ─ perché assurdo ─ un nuovo e micidiale strano tipo di razzismo, il peggiore di tutti, la discriminazione maschile: un’azione senza pari, diffamatoria e criminalizzante, senza esclusione di colpi e di mezzi, contro il maschio, avente lo scopo di scardinarlo e farlo sparire dalla faccia della terra.


Tale oscura creatura il “pestaggio rivolto contro il maschio” del femminismo cosiddetto di “genere”, accennato qui superficialmente, è tanto più inquietante perché messo in atto contro tutti i maschi, senza eccezioni di consanguineità o parentela.


Infatti, si trovano coinvolti anche mariti, compagni, padri, fratelli, figli, parenti, ecc., oltre che amici. E non si illudano nemmeno gli uomini che si dichiarano e si comportano, stranamente, come femministe, detti volgarmente femministi, che ora il femminismo blandisce, perché ha bisogno di loro.


Così adesso, dopo un “lavaggio del cervello” che si protrae da più di una generazione, il mondo si trova invaso, da un numero, sempre in crescendo, di madri che allevano i loro figli maschi come se fossero delle bambine, giacché i loro padri non hanno nessuna voce in capitolo, o pensano come una “mamma”, oppure nemmeno esistono.


Maestre che trattano i bambini senza considerare la diversità sessuale, o professoresse e insegnanti che fanno femminismo in aula e si comportano come se gli alunni maschi non ci fossero proprio, senza alcun rispetto dei diritti dell’uomo.


È perché l’identità della donna, intesa nell’accezione di sempre, sta messa proprio male.


Se da parecchio tempo esiste un femminismo lesbico, solo da pochi anni sta succedendo qualcosa di singolare, il femminismo e il lesbismo ─ ambedue avversi all’uomo ─ si stanno incontrando e sembrano volersi fondere alla luce del sole.


«C'è stato prima di tutto un mutamento evidente nel femminismo. Per la prima volta nella storia italiana un movimento ampio, come quello che ha manifestato contro la violenza alle donne nel novembre del 2007, si è chiamato “di femministe e lesbiche”, riconoscendo apertamente l'esistenza al suo interno di una componente di donne che amano le donne.» tratto dai “Quaderni viola”:


http://quaderniviola.blogspot.it/2011_02_01_archive.html


http://sites.google.com/site/quaderniviola/


Per il femminismo la donna deve essere in perenne contestazione, se non addirittura in guerra aperta, contro l’uomo, inteso come il suo naturale “oppressore”. A tutte le loro elucubrazioni, le femministe hanno ultimamente sommato le speculazioni sul “genere e il sesso”, inverosimili e tendenziose, di evidente matrice e, oltremodo, disastrose e virulente in relazione all’identità sessuale.


Oggi prostituta, vergine, amante, madre di famiglia, lesbica, trans (tutto fa brodo), non importa quello che è o quello che sia, tutto fa “donna”, ossia la donna politically correct della società femminista.


Ora, la donna deve rendersi conto che la distruzione dell’uomo corrisponde alla sua rovina


Non stiamo qui a formulare sentenze, quando invece risulta, sempre più chiaro, che l’intento oscuro del femminismo sia di smantellare il genere femminile mentre, nello stesso tempo, il maschio è preso di mira da un continuo bombardamento femminilizzante.


Un dato di fatto che evidenzia la responsabilità di un intento oltremodo perverso, anche se il femminismo, non potendo rappresentare una potenza in sé, considerato il bisogno essenziale che ha di essere supportato, per come lo conosciamo, si nutra e si muova attaccato al potere, espressione oscura degli ultimi secoli, come fa una remora sopra i grossi animali marini. Pensando poi al fatto che solo pochi lo abbiano percepito, mentre la stragrande maggioranza della gente, in linea di massima, lo ha ignorato ─ non lo considera o lo sottovaluta ─ non può che, ancora di più, avvalorare il sospetto della sua reale provenienza: il femminismo è presente ma fomentato, incoraggiato, modellato, plasmato e sostenuto, nel corso del tempo, secondo la visione del mondialismo occulto, per il raggiungimento di un fine mirato.


Ho accennato a un unico calderone del mondo, in cui tutti gli elementi cucinano assieme e si fondono, per dare un solo risultato. Femminismo, nazismo, fascismo, socialismo, ecc., ma tutti intimamente e sottilmente si incontrano mentre esteriormente si differenziano nel loro campo d’azione ─ chi più evidente e destinato a durare meno e chi meno evidente candidato a durare più a lungo ─ ma proprio tutti sono aspetti, speculari e diversificati della stessa faccia, del potere inteso come entità negativa e opprimente per il genere umano.


Per capire meglio il concetto: man mano che ci si sposta dalla base (la massa) verso il vertice (l’élite), le differenze e le divergenze tendono a sparire, perché conta solo la spartizione del bottino (l’alta finanza), in ossequio al gioco hegeliano di tesi-antitesi-sintesi.


Per chi crede ancora nella favola della donna segregata, sottomessa e discriminata, deve rendersi conto ─ non ci sono più scuse ─ che la donna di oggi dispone, oltre alle varie leggi a favore, alle diverse agevolazioni e sovvenzioni, alle numerose strutture locali e alle istituzioni nazionali come il “Ministero delle pari opportunità”, anche di ben sei enti ONU preposti al suo avanzamento nel mondo: DAW, CSW, UNIFEM, INSTRAW, OSAGI e IANWGE.


L’uomo, invece, non ha nemmeno gli occhi per piangere: basti pensare che l’enorme numero di morti sul lavoro e suicidi ─ di maschi rispetto alle femmine ─ non faccia quasi testo.


Sì, perché ─ mettendo da parte chi ha interessi nel femminismo ─ la stragrande maggioranza maschile si è trastullata nella più completa indifferenza, oppure si perde in chiacchere controproducenti, o continua ancora a dormire sonni tranquilli, ritenendo più comodo ignorare un problema piuttosto che affrontarlo.


E nel frattempo la devastazione femminista, tanto più distruttiva quanto più invisibile, avanza quasi indisturbata.


«Che i vili siano comandati dai malvagi, è giusto» torna a proposito un detto del filosofo neoplatonico Plotino.


Da poco meno di un decennio a questa parte, però ─ grazie a Dio ─ è iniziato a soffiare sulla terra un vento nuovo, di verità e rinnovamento, molto debole per il momento, ma senza dubbio destinato a crescere d’intensità.


Perché… c’è una libertà che rispetta e non calpesta la libertà degli altri, siano essi: maschio o femmina, bianco o nero, piccolo o grande, ecc.


Esiste una parità che considera e valuta correttamente le diversità biologiche, i ruoli, le posizioni, ecc., senza lo scantonamento che si trascina dietro, inevitabilmente, l’errore, la prevaricazione, l’egoismo, ecc.


Mi riferisco ai valori veri dell’umanità che si contrappongono ai falsi, quelli standardizzati, imposti dal femminismo di “genere”.


Parlo dell’onestà intellettuale, della coscienza sana e pulita, cioè i prerequisiti da ricercare e applicare con scrupolo e umiltà, che non sono prerogativa del femminismo, perché non possono che appartenere al vero antifemminismo nascente.


di Vincenzo [di AntiFeminist Forum]
Catania, 18 Aprile 2012

mercoledì 3 luglio 2013

Quel progetto di libertà che lega nazismo, femminismo ed eugenetica (passando dall'ONU)




FONTE:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2013/1/15/LETTURE-Quel-progetto-di-liberta-che-unisce-M-Sanger-i-nazisti-e-l-Onu/3/353573/



L’efferatezza dei progetti eugenetici del nazismo (tra cui la famosa Aktion T4, il programma per l’eutanasia di persone affette da inguaribili malattie genetiche o da gravi malformazioni fisiche che tra il 1940-41 riuscì a eliminare circa 100mila tedeschi tra disabili fisici e mentali, tra cui molti bambini, prima di essere fermata dall’aperta e coraggiosa denuncia del vescovo di Munster, Clemens von Galen) ha portato molti a considerare il termine eugenetica indissolubilmente legato ai progetti di miglioramento della razza dei nazisti.
In realtà “l’eugenetica non è un’invenzione nazista, ma qualcosa che nasce dalla scienza e come progetto scientifico. L’eugenetica ha radici nell’illuminismo” (G. Israel), e colui che ha introdotto i principi di sanità della razza è uno scienziato inglese, Francis Galton, cugino di Darwin e sostenitore del darwinismo sociale.
Il clima culturale che ha condotto al successo dell’eugenetica alla fine dell’Ottocento in molti paesi occidentali (specie in Usa, Inghilterra, Germania e Svezia) è stato quello del laicismo scientista, di ispirazione positivistica, e dell’ideale progressista dello sviluppo della civiltà.
Ce lo conferma un testo appena apparso di Francesco Tanzilli, Per la donna, contro le donne. Margaret Sanger e la fondazione del movimento per il controllo delle nascite, Studium, Roma 2012, dedicato alla femminista radicale statunitense, Margaret Sanger, che fu l’ideatrice del termine birth control nel 1914.
Con questo termine l’allora giovane laicista progressista di orientamento anarchico (era nata nel 1879) indicava la necessità di elaborare una politica eugenista di controllo della natalità, considerato l’unico mezzo efficace per combattere la povertà e per ottenere la reale emancipazione delle donne, poiché ne stabiliva il controllo sull’attività sessuale e riproduttiva, liberandole dai vincoli familiari e dalla morale cristiana. Il birth control le appariva la chiave di volta della lotta a povertà, guerre e malattie e condizione di quel profondo rivolgimento sociale, che avrebbe realizzato l’autentico progresso dell’umanità. Va notato che l’impegno profuso per questa causa ottenne alla Sanger l’appoggio di alcuni tra i più noti propugnatori dell’eugenetica, che sostennero le istituzioni da lei avviate (la più famosa è la Planned Parenthood, associazione per la promozione dell’aborto e della maternità responsabile e pianificata, oggi molto influente nell’ambito delle politiche familiari  dell’Onu) per diffondere la pianificazione delle nascite tramite la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione, lo screening prenatale e la fecondazione artificiale, nonché di eminenti personalità culturali e politiche del mondo statunitense per cui nel secondo dopoguerra la sua prospettiva eugenetica otterrà un impatto enorme sui costumi individuali e sulle politiche relative alla natalità adottate sia in Occidente, sia in paesi come India e Cina


Come è dunque possibile che questa figura, ben nota nei paesi anglosassoni e la cui opera ha avuto e ha un rilievo enorme a livello mondiale (il famoso H. G. Wells nel 1935 arrivò ad affermare: “quando la storia della nostra civiltà verrà scritta, sarà una storia biologica, e M. Sanger sarà la sua eroina”) sia ancora oggi praticamente ignota in Italia, al punto che il testo di Tanzilli è la prima monografia scientifica in lingua italiana?
Tra le tante ragioni che possono aver condotto a stendere finora un velo di oblio sulla storia e le ragioni di questa paladina dell’emancipazione delle donne e dei metodi eugenetici, c’è sicuramente il fatto che la sua storia rivela qual è il vero humus antropologico della campagna per l’emancipazione delle donne attraverso il “libero riappropriarsi del proprio corpo” e quali ne sono le inevitabili conseguenze.
Dall’analisi delle radici culturali dell’ideologia sangeriana Tanzilli fa emergere che l’adesione alla dottrina eugenista (che privilegerà nella seconda parte della sua vita rispetto all’ideale rivoluzionario, cosa che ha portato molti a sostenere l’esistenza di un’involuzione conservatrice ed autoritaria nel suo pensiero rispetto alle giovanili premesse libertarie) è stata un elemento comune agli intellettuali radicali dai quali la Sanger ha tratto ispirazione per elaborare il principio del controllo delle nascite, intellettuali con alcuni dei quali la femminista era in rapporto, ancor prima di avviare la sua attività propagandistica a favore della nuova causa. Ciò induce l’autore a sostenere con solide argomentazioni che la sua adozione di una prospettiva eugenista costituisca non tanto un tradimento degli ideali progressisti della giovane Margaret, ma ne sia piuttosto il coerente svolgimento : Il nucleo ideologico comune alle diverse fonti impiegate da Margaret per redigere i suoi scritti sembra consistere in un peculiare individualismo radicale, imperniato su una concezione dell’uomo inteso come essere totalmente autonomo, appartenente esclusivamente a se stesso, del tutto indipendente da qualsiasi legame sociale o istituzionale, con piena facoltà di decidere in merito a ogni aspetto della propria vita (dalle relazioni affettive alla riproduzione) a prescindere da prescrizioni di carattere etico o religioso”. [leggere anche al link ]

La prospettiva di edificare una «nuova morale», in base alla quale la coscienza avrebbe dovuto coincidere con la volontà individuale, costituiva quindi una sorta di fil rouge che attraversava gli scritti della Sanger e dei suoi amici  progressisti di inizio Novecento.
Il progetto del birth control era finalizzato all’edificazione di una «società pulita e intelligente» cui bisognava consacrare, come a una sorta di «nuova religione», l’intera vita del singolo e della società: “Intendevo suggerire – dice espressamente la Sanger −  alle donne che nel ventesimo secolo dovevano dare se stesse alla scienza così come in passato avevano consegnato la propria vita alla religione”.



Ma se l’adozione di una prospettiva scientista non contrastava, anzi corroborava la lotta per il riconoscimento del diritto individuale alla regolamentazione dell’attività sessuale e riproduttiva, come è possibile che la Sanger sia diventata progressivamente paladina dell’intervento dello Stato nella programmazione di una seria politica eugenetica? Come nota Tanzilli questo accade per la contraddizione intrinseca della sua prospettiva antropologica: “Infatti, nella visione antropologica alla base del birth control movement ogni donna era al contempo sia depositaria del diritto a una libertà totale, sia responsabile del futuro dell’intera razza. Ogni scelta in merito alla sessualità e alla riproduzione era di esclusiva competenza del singolo individuo, ma tale scelta aveva un impatto enorme sulla popolazione futura e rendeva perciò indispensabile l’intervento dell’autorità pubblica”.
E questo, conclude mestamente l’autore, porta la paladina della donna moderna intesa come un “novello Prometeo”, invitata a liberare se stessa e l’intera umanità dalle tenebre dell’ignoranza e della superstizione propagate dalla religione, a sostenere che il gender femminile è anche “Pandora, la figura mitica inviata sulla Terra da Zeus insieme a un vaso all’interno del quale erano contenuti tutti i mali del mondo. Da questo particolare punto di vista, i controlli da parte delle autorità statali e sovranazionali sulla riproduzione apparivano alla Sanger non tanto rimedi necessari, quanto piuttosto strumenti di prevenzione per impedire ulteriori danni futuri. In questa prospettiva, la donna diveniva oggetto di programmi anti-natalisti presentati come interventi umanitari che non ostacolavano lo «spirito femminino» in quanto garantivano comunque un’assoluta libertà sessuale”.
Paradossalmente, proprio in nome della «liberazione» individuale della donna “ideale”, la Sanger giunge così a vincolare le donne “reali” ai dettami dell’eugenetica e all’autorità delle istituzioni cui compete la verifica (!) della qualità della popolazione e l’intervento (anche mediante procedure coercitive, Cina docet) per predisporre la selezione degli individui «adatti» a vivere in società. Per dirla con Del Noce: un’eterogenesi dei fini inevitabile in una prospettiva antropologica senza trascendenza, che finisce per andare contro le esigenze autentiche delle donne in carne ed ossa.

[Download "Woman and the new race"]

"Liberiamo i figli dal determinismo famigliare, sociale, religioso" - attentato alla famiglia

Il ministro dell’Essere Supremo (Francia)

Danton non avrebbe saputo dirlo meglio. “Non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica”. A parlare così non è un rivoluzionario del comitato di salute pubblica, ma l’odierno ministro dell’Istruzione di Parigi, Vincent Peillon. Le ardite dichiarazioni sono contenute in un video che da giorni circola su Internet, in cui Peillon presenta il nuovo libro “La Rivoluzione francese non è ancora terminata”. Dice Peillon che “non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. Adesso abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla”. Allora “bisogna inventare una religione repubblicana” e “questa nuova religione è la laicità”.
Il luogo privilegiato per portarla a compimento è la scuola: “La rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami pre repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge”. Ecco spiegata in poche battute l’essenza di questa laicità francese, e più in generale di Bruxelles coi suoi codicilli: una liturgia secolarista che deve sorgere sulle ceneri della vecchia morale laico-religiosa. Non si tratta della “laïcité positive” mutuata dal modello americano di religione civile, né della “laïcité identitaire” dei conservatori, ma della “laïcité d’opposition”, una laicità militante e aggressiva.
Una laicità che deve emancipare l’individuo “da ogni determinismo”: famigliare, religioso, sociale, biologico. E’ pura vocazione al pensiero unico, politicamente e ideologicamente corretto. E’ uno scisma nel liberalismo occidentale che risale alle due rivoluzioni fondatrici. In Francia i rivoluzionari detestavano Dio. I Padri fondatori americani invece divisero la chiesa dallo stato per proteggere la prima dal secondo. Come rivela Peillon nel video, in Francia da sempre si vuole fare il contrario.

FOnte: http://www.ilfoglio.it/soloqui/18870#.UdRAkeBU_xB.twitter


La Barriera della Natura, la morte dell'uomo o del divino(Italia)




FONTE: 
http://www.corriere.it/opinioni/13_febbraio_19/severino-nobile-rinuncia-benedetto-turbamento-fede_689061ee-7a6c-11e2-896e-599d001aa8d7.shtml

Nel nobile modo in cui il 10 febbraio Benedetto XVI ha espresso la sua rinuncia è indicato esplicitamente il problema centrale del cristianesimo: si trova «nel mondo del nostro tempo, soggetto a rapide mutazioni e turbato da questioni di gran peso per la vita della fede» («In mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato»). Rispetto a questo problema, che un Pontefice dichiari di non avere più le forze per affrontarlo è un tema che, nonostante la sua rilevanza e pertinenza, passa in secondo piano. Nel testo, la parola pondus («peso») compare tre volte: come peso delle questioni riguardanti la vita della fede, come peso del gesto di rinuncia e come peso del ministerium che viene lasciato per il venir meno delle forze. Ma solo il primo peso vien detto «grande»: la vita della fede è oggi gravata da «questioni di gran peso» ed è essa stessa turbata dal turbamento del mondo. Il mondo cristiano, tanto meno un Pontefice, possono riconoscere che il turbamento della fede è ben più profondo di quello visibile, dovuto alla corruzione all'interno della Chiesa.

Illustr. di Beppe Giacobbe 
Il turbamento del mondo, tuttavia, riguarda non solo la fede religiosa, ma anche quelle altre forme di fede ancora dominanti (e che non amano sentirsi dire che sono a loro volta «fedi»). Mi riferisco soprattutto al capitalismo, alla democrazia, al capitalismo-comunismo cinese o, in Iran, alla mescolanza di teocrazia e capitalismo; e il comunismo sovietico, come il nazismo, erano tra le più rilevanti di queste forze. Ognuna delle quali avverte la necessità di eliminare le proprie degenerazioni, ma si rifiuta di ammettere l'inevitabilità del proprio tramonto. Non è una metafora né un'iperbole fuori luogo affermare che ognuna di esse si sente un dio che deve distruggere gli infedeli. Ma, come la fede religiosa, anche la vita di queste altre forze è gravata da «questioni di gran peso» - da questioni che fanno intravvedere l'inevitabilità di tale tramonto. Certo, un Pontefice deve credere che il cristianesimo durerà fino alla fine del mondo. Ma la gran questione è se quelle forze - dunque anche il cristianesimo - si rendano conto del loro vero avversario, che le scuote e le travolge. Il «relativismo» è stato l'avversario di Benedetto XVI. Lo sforzo di combatterlo ha avuto un carattere soprattutto pastorale. Il semplicismo concettuale e l'ingenuità del relativismo ne favoriscono infatti la diffusione presso le masse, e tale diffusione è tutt'altro che irrilevante per la vita della fede. Giovanni Paolo II si avvicinava maggiormente all'avversario autentico quando individuava negli inizi della filosofia moderna (Cartesio) la matrice di tutti i grandi «mali» del secolo XX, quali le dittature del comunismo e del nazionalsocialismo, o l'egoismo dell'economia capitalistica. In questa prospettiva, lo stesso relativismo può essere inteso come un parto di quella matrice.

Ma tutte queste interpretazioni non riescono ancora a guardare in faccia l'avversario autentico. Anche su queste colonne ho invitato le varie forme di fede ad alzare lo sguardo affinché, se vogliono vivere un po' più a lungo, non accada loro di combattere i nani, quando invece il gigante pesa già su di esse e toglie loro il respiro. Il gigante che possiamo chiamare «Prometeo». Anche qui, è ovvio, mi limiterò ad alcuni cenni; doppiamente insufficienti perché a chi sta per morire, e non vuole, è estremamente difficile far alzare lo sguardo sulla propria morte.
All'inizio dei tempi è invece un altro gigante a togliere all'uomo il respiro, impedendogli di vivere. L'uomo può incominciare a vivere solo se vuole trasformare se stesso e il mondo da cui è circondato. Se non fa questo non può nemmeno compiere quella trasformazione di sé che è il respirare in senso letterale. E muore. Vive solo se si fa largo nella Barriera che gli impedisce di trasformare sé e il mondo. La Barriera è l'Ordine immutabile della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò che egli vuole. La Barriera è l'altro gigante: il tremendum (per servirci, ma per altri scopi, dell'espressione di Rudolf Otto). Ma è anche il fascinans (ancora Otto), perché l'uomo può incominciare a vivere solo se domina le parti della Barriera frantumata, e se ne ciba - così come Adamo, cibandosi del frutto proibito, frantumando cioè l'icona stessa del divino, può diventare Dio («Eritis sicut dii», «sarete come dei», dice il serpente). E infatti il tremendum-fascinans è il tratto essenziale del sacro, del divino, del Dio.
La Barriera divina vive inviolata solo se uccide l'uomo; l'uomo vive soltanto se uccide Dio. Il fuoco è il simbolo essenziale della potenza divina; e Prometeo ruba il fuoco - uccide l'inviolabilità degli dei - per darlo all'uomo. Prometeo è l'uomo. Soprattutto da due secoli egli è l'avversario della tradizione. Mostra infatti che il divino merita di tramontare e che su questo meritarlo si fonda tutto ciò che più salta agli occhi, ossia l'allontanamento della modernità e soprattutto del nostro tempo dai valori della tradizione e dunque dalla «vita della fede» (in questo contesto, la corruzione della Chiesa è più grave di tutte le forme passate del suo degrado). Se Dio esistesse, non potrebbe esistere l'uomo, ossia ciò la cui esistenza è considerata innegabile anche da chi si è alleato con Dio. Giacché, dopo l'inizio dell'uomo, la Barriera si è ritirata, ha lasciato spazio al mondo, Dio è diventato trascendente, e l'uomo della tradizione lo ha trovato meno tremendum e più fascinans, e gli si è alleato, diventando uomo di fede, non solo cristiana ma anche quella degli dei - delle barriere - in cui consistono le forze (sopra menzionate) via via dominanti nel mondo. Prometeo, ora, ruba il fuoco dell'alleanza dell'uomo con Dio. È la potenza di questo furto a nascondersi, per lo più inesplorata, sotto le «rapide mutazioni» del nostro tempo, «turbato da questioni di gran peso per la vita della fede».