Il ministro dell’Essere Supremo (Francia)
Il luogo privilegiato per portarla a compimento è la scuola: “La rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami pre repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge”. Ecco spiegata in poche battute l’essenza di questa laicità francese, e più in generale di Bruxelles coi suoi codicilli: una liturgia secolarista che deve sorgere sulle ceneri della vecchia morale laico-religiosa. Non si tratta della “laïcité positive” mutuata dal modello americano di religione civile, né della “laïcité identitaire” dei conservatori, ma della “laïcité d’opposition”, una laicità militante e aggressiva.
Una laicità che deve emancipare l’individuo “da ogni determinismo”: famigliare, religioso, sociale, biologico. E’ pura vocazione al pensiero unico, politicamente e ideologicamente corretto. E’ uno scisma nel liberalismo occidentale che risale alle due rivoluzioni fondatrici. In Francia i rivoluzionari detestavano Dio. I Padri fondatori americani invece divisero la chiesa dallo stato per proteggere la prima dal secondo. Come rivela Peillon nel video, in Francia da sempre si vuole fare il contrario.
FOnte: http://www.ilfoglio.it/soloqui/18870#.UdRAkeBU_xB.twitter
La Barriera della Natura, la morte dell'uomo o del divino(Italia)
FONTE:
http://www.corriere.it/opinioni/13_febbraio_19/severino-nobile-rinuncia-benedetto-turbamento-fede_689061ee-7a6c-11e2-896e-599d001aa8d7.shtml
Nel nobile modo in cui il 10 febbraio Benedetto XVI ha espresso la sua rinuncia è indicato esplicitamente il problema centrale del cristianesimo: si trova «nel mondo del nostro tempo, soggetto a rapide mutazioni e turbato da questioni di gran peso per la vita della fede» («In mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato»). Rispetto a questo problema, che un Pontefice dichiari di non avere più le forze per affrontarlo è un tema che, nonostante la sua rilevanza e pertinenza, passa in secondo piano. Nel testo, la parola pondus («peso») compare tre volte: come peso delle questioni riguardanti la vita della fede, come peso del gesto di rinuncia e come peso del ministerium che viene lasciato per il venir meno delle forze. Ma solo il primo peso vien detto «grande»: la vita della fede è oggi gravata da «questioni di gran peso» ed è essa stessa turbata dal turbamento del mondo. Il mondo cristiano, tanto meno un Pontefice, possono riconoscere che il turbamento della fede è ben più profondo di quello visibile, dovuto alla corruzione all'interno della Chiesa.
Ma tutte queste interpretazioni non riescono ancora a guardare in faccia l'avversario autentico. Anche su queste colonne ho invitato le varie forme di fede ad alzare lo sguardo affinché, se vogliono vivere un po' più a lungo, non accada loro di combattere i nani, quando invece il gigante pesa già su di esse e toglie loro il respiro. Il gigante che possiamo chiamare «Prometeo». Anche qui, è ovvio, mi limiterò ad alcuni cenni; doppiamente insufficienti perché a chi sta per morire, e non vuole, è estremamente difficile far alzare lo sguardo sulla propria morte.
All'inizio dei tempi è invece un altro gigante a togliere all'uomo il respiro, impedendogli di vivere. L'uomo può incominciare a vivere solo se vuole trasformare se stesso e il mondo da cui è circondato. Se non fa questo non può nemmeno compiere quella trasformazione di sé che è il respirare in senso letterale. E muore. Vive solo se si fa largo nella Barriera che gli impedisce di trasformare sé e il mondo. La Barriera è l'Ordine immutabile della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò che egli vuole. La Barriera è l'altro gigante: il tremendum (per servirci, ma per altri scopi, dell'espressione di Rudolf Otto). Ma è anche il fascinans (ancora Otto), perché l'uomo può incominciare a vivere solo se domina le parti della Barriera frantumata, e se ne ciba - così come Adamo, cibandosi del frutto proibito, frantumando cioè l'icona stessa del divino, può diventare Dio («Eritis sicut dii», «sarete come dei», dice il serpente). E infatti il tremendum-fascinans è il tratto essenziale del sacro, del divino, del Dio.
La Barriera divina vive inviolata solo se uccide l'uomo; l'uomo vive soltanto se uccide Dio. Il fuoco è il simbolo essenziale della potenza divina; e Prometeo ruba il fuoco - uccide l'inviolabilità degli dei - per darlo all'uomo. Prometeo è l'uomo. Soprattutto da due secoli egli è l'avversario della tradizione. Mostra infatti che il divino merita di tramontare e che su questo meritarlo si fonda tutto ciò che più salta agli occhi, ossia l'allontanamento della modernità e soprattutto del nostro tempo dai valori della tradizione e dunque dalla «vita della fede» (in questo contesto, la corruzione della Chiesa è più grave di tutte le forme passate del suo degrado). Se Dio esistesse, non potrebbe esistere l'uomo, ossia ciò la cui esistenza è considerata innegabile anche da chi si è alleato con Dio. Giacché, dopo l'inizio dell'uomo, la Barriera si è ritirata, ha lasciato spazio al mondo, Dio è diventato trascendente, e l'uomo della tradizione lo ha trovato meno tremendum e più fascinans, e gli si è alleato, diventando uomo di fede, non solo cristiana ma anche quella degli dei - delle barriere - in cui consistono le forze (sopra menzionate) via via dominanti nel mondo. Prometeo, ora, ruba il fuoco dell'alleanza dell'uomo con Dio. È la potenza di questo furto a nascondersi, per lo più inesplorata, sotto le «rapide mutazioni» del nostro tempo, «turbato da questioni di gran peso per la vita della fede».
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