Maria Bernabeo |
Con la nascita di normative specifiche sul fenomeno stalking si inizia a
registrare una preoccupante casistica di false accuse rispetto a tale
reato, agite con finalità strumentali e inserite all’interno delle
“guerre” che sovente si sviluppano attorno alle separazioni
conflittuali, ma a volte anche nell’ambito di controversie lavorative.
L’ambito della conflittualità di coppia sembra essere comunque quello
maggiormente a rischio per eventuali situazioni di falso stalking. I
ricercatori del resto hanno ampiamente descritto una serie di
alterazioni della relazione e di disturbi psicopatologici che insorgono
nelle famiglie al momento della separazione e che proseguono anche dopo
il divorzio.
La separazione si configura come un evento stressante che trasfigura lo
stile relazionale delle persone coinvolte e che può arrivare a mettere
in evidenza aspetti psicopatologici in soggetti ritenuti in precedenza
normali, che erano tenuti in fase di compenso dalla relazione coniugale e
dal rapporto genitore-figlio.
Nell'ultimo decennio il disagio in separazione è stato ampiamente
descritto dalla letteratura scientifica che ha mostrato come a volte
tale disagio possa giungere fino a una vera e propria sintomatologia
psicopatologica, espressa attraverso la PAS, il MOBBING e attualmente lo
STALKING.
Il rapporto Istat 2007 sullo stalking fornisce un quadro abbastanza
significativo, anche in Italia vi sarebbero 2 milioni 77 mila donne che
hanno subito comportamenti persecutori di stalking dai partner al
momento della separazione. Sul coinvolgimento degli uomini in tale
contesto in qualità di vittima i dati appaiono meno verosimili a causa
della riluttanza maschile a sporgere denuncia.
Ma come si può giungere all’utilzzo strumentale della normativa sullo
stalking? Non di rado accade che il genitore affidatario, ma “non
collocatario”, non riuscendo a frequentare i figli a causa
dell’ostruzionismo dell’altro, cominci ad effettuare numerosi tentativi
di contatto telefonico e fisico, magari passando più volte sotto
l’abitazione della prole, nella speranza di poterla incontrare e
“rubare” un saluto, un abbraccio. Questo comportamento può essere
agevolmente fatto passare “ad arte” per stalking.
Secondo i dati ufficiali, relativi alle false denunce, ciò accade molto
più spesso di quanto si possa pensare. Nel 2009 sono state 7000 le
denunce per stalking in tutta l’Italia, 3500 sono risultate prive di
requisiti e archiviate. Le false accuse che vengono prodotte verso l’ex
partner sono a volte in qualche modo facilitate dalle associazioni che
fanno discriminazione di Genere (tutelano solo donne o solo uomini)
nell’offrire i loro servizi.
Le Associazioni spesso non effettuano un’attenta operazione di filtro:
suggeriscono sovente agli/alle assistiti/e a denunciare subito, non
verificando prima e con attenzione la veridicità dei fatti.
Al contrario dei casi di maltrattamento, dove la richiesta di aiuto
spesso è supportata da riscontri medico-legali, la maggior parte dei
casi di stalking comprende comportamenti intrusivi “raccontati” dalla
vittima che necessitano però di prove concrete, anche per poter poi
reggere ad un eventuale giudizio. Anche gli avvocati molte volte non
operano i corretti filtri, pertanto l’assenza di questi ha fatto sì che
la pratica delle false accuse divenisse un fatto di mal costume.
Per essere sicuri dell’attendibilità dell’accusa si dovrebbero
effettuare più controlli incrociati. Se la denuncia è prodotto da un ex
si dovrebbe infatti sempre esaminare attentamente la loro storia di
coppia per capire se si sta realizzando un processo di vittimizzazione
che, al momento della rottura del matrimonio, ha raggiunto il proprio
apice nell’accusa di stalking prodotta nei confronti dell’altro coniuge.
In tal senso la collaborazione strettissima del Legale con lo
Psicologo, appare necessaria per una corretta lettura delle vicende
presentate.
Ma quali sono le cause più frequenti che spingono un genitore ad accusare falsamente il partner di stalking?
L’accusa falsa di stalking è uno dei modi più semplici per estromettere
per lungo tempo l’altro genitore dalla vita del/dei figli. Si raggiunge
un doppio effetto: si tenta di liberarsi del partner come coniuge, ma
anche come care giver, facendolo uscire definitivamente dalla propria
vita e da quella dei figli. Ma casi di false accuse di stalking si sono
registrate anche nel mondo degli affari. Nell’ambiente di lavoro capita
che nascano relazioni sentimentali tra colleghi o tra dipendenti e
superiori. Le relazioni a volte finiscono ma i rapporti d’affari possono
continuare.
La falsa denuncia di stalking e la diffida a cercare incontri sgraditi
con un ex partner può quindi celare l’intento di estromettere il
soggetto che riceve la diffida a frequentare luoghi connessi al contesto
lavorativo così che la finta vittima possa ottenere dei vantaggi.
L’accusato, pur percependo la falsità delle accuse può decidere di buon
grado di ritirarsi per evitare “fastidi” legali. La falsa accusa di
stalking diviene allora uno strumento per combattere in maniera sleale
una guerra di business.
Il protocollo di intervento dell’ICAA che già dalla fase di presa in
carico del caso prevede una stretta collaborazione tra Legale e
professionisti di area psicologica, induce ad una attenta valutazione
dei contesti e dei comportamenti riferiti dalla vittima e riduce di
fatto la possibilità di strumentalizzazione dell’azione legale.
Dr.ssa Maria Bernabeo
Centro Tutela Famiglia
Fonte: http://www.centrotutelafamiglia.com/2013/07/la-simulazione-di-stalking-nelle-cause.html?spref=fb
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