A quando il 3x2?
CAMILLA SEIBEZZI, delegata ai “Diritti Civili e alle Politiche contro le discriminazioni” del Comune di Venezia fatto parlare di sé per la proposta di togliere dai moduli d’iscrizione ad asili e scuole la denominazione “padre” e “madre” per lasciare invece spazio a “genitore 1” e “genitore 2”. Una benedizione però l’ha ricevuta: è quella del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, due giorni fa proprio a Venezia per la presentazione al Festival del Cinema di un documentario dedicato all’integrazione e allo “ius soli”.
“PADRE”
E “MADRE” SONO OBSOLETI. «Mi sono sempre battuta per le pari
opportunità, se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo», è
stata la risposta del ministro a chi le chiedeva un suo parere sull’idea della
Seibezzi. È «obsoleto» (questo l’aggettivo usato dalla consigliera) continuare
a rifarsi a quella denominazione così vetusta e stereotipata, giusto cambiare
sulla scia di quanto accade in altri Paesi europei.(LINK ARTICOLO)
VOCABOLARIO DELLA CRUSCA |
«Prometeo è
l’uomo. Soprattutto da due secoli [dalla rivoluzione francese?, N.d.r.] è l’avversario
della trazione Mostra infatti che il divino merita di tramontare e che su
questo meritarlo si fonda tutto ciò che più salta agli occhi, ossia
l'allontanamento della modernità e soprattutto del nostro tempo dai valori
della tradizione . [L’uomo] vive solo se si fa largo nella Barriera che gli
impedisce di trasformare sé e il mondo. La Barriera è l'Ordine immutabile
della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la
fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò
che egli vuole»
(Severino)
(Severino)
Apparentemente
la Kyenge ne avrebbe anche le ragioni politiche, visto il tenore di alcuni nuovi
testi politico-filosofici. Alla Kyenge e ai suoi appelli al “nuovo” fa eco
l’odierno ministro dell’Istruzione di Parigi, Vincent Peillon, le cui ardite
dichiarazioni sono contenute in un video che da giorni circola su Internet, in
cui Peillon presenta il nuovo libro “La Rivoluzione francese non è ancora
terminata”.(link all'articolo)
“La
rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi
la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il
bambino da tutti i suoi legami pre repubblicani [il padre e la madre? N.d.r.] per
insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una
transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa
con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove
tavole della legge”.
I padri dell'Epica, Enea e Anchise |
« Questo
Ascanio, quali che fossero la madre e la patria d'origine, in ogni caso era
figlio di Enea. »(Tito Livio,
Ab
Urbe Condita, 1, 3.)
|
Tutto questo, per il ministro Kyenge, con delega alle pari opportunità (che è sempre più smaccartamente un ministero pro-femminismo) e delle politiche giovanili è davvero un dramma: scoprire che i figli della tradizione hanno o cercano i padri è, per gli ortodossi femministi, abominevole. Scoprire che i figli della tradizione hanno madri incerte è altrettanto abominevole.
Abominevole per
molti è leggere anche le encicliche, che parlano di matrimoni e figli Come ebbe a scrivere Leone XIII nell’Humanum genus :
“…esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei
popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina
l'unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se
permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno
per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia”.
Che se ne
faccia una ragione, la Kyenge, e non pensi di offendere ancora i pater italici.
°°-°°
IN REALTÀ, NELLA REALTÀ VISSUTA E CHE
PIACE A MOLTI POLITICI E FIOLOSOFI NEGARE, LE COSE SONO DIVERSE.
L'ho percepito ultimamente, durante la pausa estiva, quando ho accompagnato mia figlia alla piscina della scuola di nuoto. Una ragazzina, evidentemente sua amica, la avvicina, la saluta, e le chiede, riferendosi a me, che armeggiavo con zaini e zainetti, "Ma lui è il tuo papà" ?.
Alla risposta affermativa di mia figlia, quell'altra,
probabilmente sulla scorta dell'esperienza di altri coetanei, vittime dei
diffusi divorzi, incalza "Ma è il tuo papà vero?", quasi distinguesse, nella sua terminologia, tra papà "veri" e papà "falsi", intendendo "veri" i biologi, e "falsi" gli altri. Alla
risposta affermativa di mia figlia, l'altra ragazzina mi guarda e sentenzia
"Sì, è vero: ti assomiglia".
Una bimba che ha
avuto più sale in testa di Kienge, in quanto almeno non ha negato la realtà dei
fatti innegabili, biologici, che sono alla base del concetto di padre e madre.
Ma anche un medico, come la Kienge, può tradire la realtà invocando
l’ideologia. E allora via alla stura al vaso di Pandora, delle più fantastiche idiozie…
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