Gli Stadio: «Abbiamo vinto cantando l'amore tra padri e figli»
14/02/2016
Intervista a Gaetano Curreri, leader della band che ha vinto il
Festival con la canzone “Un giorno mi dirai”, in cui un papà immagina di
scrivere alla sua bambina diventata grande. Una ballata rock che
ricorda quelle che Curreri ha scritto per Vasco Rossi: "Da quarant'anni è
il mio migliore amico".
Un emozionatissimo Gaetano Curreri ha rivelato che "Un giorno mi dirai",
la canzone con cui gli Stadio hanno trionfato a Sanremo, sia pure con
un testo e un arrangiamento differenti, fu scartata l'anno scorso.
E invece ha sbaragliato la concorrenza dei favoriti Caccamo/Iurato la commovente lettera che un padre immagina di scrivere alla sua bambina per quando sarà grande e soffrirà le prime pene d’amore. «Il padre le dice di non rinunciare mai all’amore, anche se può essere fonte di grandi sofferenze. Sa che lei non lo capirà, ma lo abbraccerà lo stesso. Io non sono padre, ma ho molti amici che hanno vissuto storie simili», ci ha raccontato.
Non c'era miglior modo per celebrare i 50 anni di carriera come Patty Pravo e i Pooh. Ma se i Pooh alla fine del 2016 si scioglieranno, la band guidata da Gaetano Curreri è ancora in piena attività: «Sanremo rappresenta una bellissima vetrina per far conoscere la nostra musica, forse l’ultima rimasta in Tv per artisti come noi con una storia alle spalle», dice il cantante. «L’alternativa sarebbe fare comparsate in programmi per cuochi o dove sei costretto a fare il “simpatico”. Non ci va».
La canzone descrive un genitore che ammette le sue fragilità. «Sono cresciuto con un modello di padre che stava sempre in cima a una piramide, pronto a giudicarti. Adesso, vedo all’opposto genitori che danno pacche sulle spalle ai figli per sentirsi giovani come loro. Per fortuna ci sono anche padri come quello della canzone, fi gure autorevoli, ma che sanno ammettere le proprie debolezze, perché solo così possono capire quelle dei figli».
Un giorno mi dirai è contenuta in Miss Nostalgia, il nuovo album degli Stadio che è uscito il 12 febbraio. «Quando ho iniziato a scriverlo», continua Curreri, «ho ripensato a una canzone che avevo scritto con Lucio Dalla nel 1983 e che iniziava così: “Noi come voi, aspettando che il sole smonti, diciamo guarda che bei tramonti”. Io aspetto sempre che arrivi la sera per ammirare il tramonto. È il momento più importante della giornata perché sento il mio animo riempirsi di speranza, la speranza che il domani sarà migliore ». Mentre la nostalgia che dà il titolo all’album «per me signifi ca ripensare alle cose belle che mi sono successe, ma senza rimpianti. Un mio amico dice sempre: “Che belli quei tempi! Ma sono bellini anche questi…”».
C’è un ricordo di cui il cantante ha particolare nostalgia: «Quando sono entrato per la prima volta a Punto Radio, la radio che Vasco Rossi aveva fondato a Zocca. Sentivo quello che poi si è avverato: che insieme avremmo fatto grandi cose. Ricordo la prima volta in cui lui mi fece ascoltare con la chitarra Albachiara. Io avevo un pianoforte in affi tto e con quello ho composto l’introduzione della canzone. Poi mia mamma me l’ha comprato e ce l’ho ancora a casa».
Da quarant’anni Vasco è il suo migliore amico: «Ci completiamo a vicenda: a me basta passare un pomeriggio con lui per caricarmi di un’energia che poi mi dura per una settimana; mentre lui stando con me si tranquillizza, ricupera un po’ di calma interiore. Lui ha una vera passione per la filosofi a. Di recente ha letto tutti i libri della Ricerca del tempo perduto di Proust. Mi fa delle vere lezioni in cui riesce a spiegarmi con parole semplici concetti complicatissimi».
Tra le tante canzoni che hanno scritto insieme, Vasco il testo e Curreri la musica, la più bella forse è Un senso, dove lui canta: «Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha». Da credente, Curreri racconta che «ci siamo sfi dati su quel testo e alla fi ne ci siamo trovati d’accordo. Io sono cresciuto con la fede cattolica che mi ha trasmesso mia madre, ho frequentato l’oratorio e sono rimasto ancorato a tutto questo. Anche Vasco ha avuto un percorso simile, solo che lui è molto più critico di me. Nella fede come in tutto il resto è uno che ama scompaginare le cose. Ma penso che entrambi, pur da posizioni diverse, siamo, come di recente ha detto papa Francesco a proposito dei re Magi, uomini alla ricerca di Dio».
E invece ha sbaragliato la concorrenza dei favoriti Caccamo/Iurato la commovente lettera che un padre immagina di scrivere alla sua bambina per quando sarà grande e soffrirà le prime pene d’amore. «Il padre le dice di non rinunciare mai all’amore, anche se può essere fonte di grandi sofferenze. Sa che lei non lo capirà, ma lo abbraccerà lo stesso. Io non sono padre, ma ho molti amici che hanno vissuto storie simili», ci ha raccontato.
Non c'era miglior modo per celebrare i 50 anni di carriera come Patty Pravo e i Pooh. Ma se i Pooh alla fine del 2016 si scioglieranno, la band guidata da Gaetano Curreri è ancora in piena attività: «Sanremo rappresenta una bellissima vetrina per far conoscere la nostra musica, forse l’ultima rimasta in Tv per artisti come noi con una storia alle spalle», dice il cantante. «L’alternativa sarebbe fare comparsate in programmi per cuochi o dove sei costretto a fare il “simpatico”. Non ci va».
La canzone descrive un genitore che ammette le sue fragilità. «Sono cresciuto con un modello di padre che stava sempre in cima a una piramide, pronto a giudicarti. Adesso, vedo all’opposto genitori che danno pacche sulle spalle ai figli per sentirsi giovani come loro. Per fortuna ci sono anche padri come quello della canzone, fi gure autorevoli, ma che sanno ammettere le proprie debolezze, perché solo così possono capire quelle dei figli».
Un giorno mi dirai è contenuta in Miss Nostalgia, il nuovo album degli Stadio che è uscito il 12 febbraio. «Quando ho iniziato a scriverlo», continua Curreri, «ho ripensato a una canzone che avevo scritto con Lucio Dalla nel 1983 e che iniziava così: “Noi come voi, aspettando che il sole smonti, diciamo guarda che bei tramonti”. Io aspetto sempre che arrivi la sera per ammirare il tramonto. È il momento più importante della giornata perché sento il mio animo riempirsi di speranza, la speranza che il domani sarà migliore ». Mentre la nostalgia che dà il titolo all’album «per me signifi ca ripensare alle cose belle che mi sono successe, ma senza rimpianti. Un mio amico dice sempre: “Che belli quei tempi! Ma sono bellini anche questi…”».
C’è un ricordo di cui il cantante ha particolare nostalgia: «Quando sono entrato per la prima volta a Punto Radio, la radio che Vasco Rossi aveva fondato a Zocca. Sentivo quello che poi si è avverato: che insieme avremmo fatto grandi cose. Ricordo la prima volta in cui lui mi fece ascoltare con la chitarra Albachiara. Io avevo un pianoforte in affi tto e con quello ho composto l’introduzione della canzone. Poi mia mamma me l’ha comprato e ce l’ho ancora a casa».
Da quarant’anni Vasco è il suo migliore amico: «Ci completiamo a vicenda: a me basta passare un pomeriggio con lui per caricarmi di un’energia che poi mi dura per una settimana; mentre lui stando con me si tranquillizza, ricupera un po’ di calma interiore. Lui ha una vera passione per la filosofi a. Di recente ha letto tutti i libri della Ricerca del tempo perduto di Proust. Mi fa delle vere lezioni in cui riesce a spiegarmi con parole semplici concetti complicatissimi».
Tra le tante canzoni che hanno scritto insieme, Vasco il testo e Curreri la musica, la più bella forse è Un senso, dove lui canta: «Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha». Da credente, Curreri racconta che «ci siamo sfi dati su quel testo e alla fi ne ci siamo trovati d’accordo. Io sono cresciuto con la fede cattolica che mi ha trasmesso mia madre, ho frequentato l’oratorio e sono rimasto ancorato a tutto questo. Anche Vasco ha avuto un percorso simile, solo che lui è molto più critico di me. Nella fede come in tutto il resto è uno che ama scompaginare le cose. Ma penso che entrambi, pur da posizioni diverse, siamo, come di recente ha detto papa Francesco a proposito dei re Magi, uomini alla ricerca di Dio».
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