La ''profezia'' dell'antropologa Ida Magli
http://genitorisottratti.it/2009/12/05/loccidente-dopo-il-parricidio/
Rileggiamo, a distanza di un decennio, la “profezia” dell’antropologa Ida Magli
Cosa ne è della nostra civiltà, dopo l’uccisione del Padre ad opera
dei “cattivi maestri” del ’68 e dei loro proseliti: i magistrati, i
servizi (sociali) deviati (dall’ideologia gender), le psicologhe, i
sociologi, gli psichiatri…
Cari maschi, ora inventatevi un nuovo ‘padre’
(La Nazione – 31 dicembre 1998)
La più grande rivoluzione che il nuovo secolo si trova ad affrontare è quella della fine del «padre». Questa è infatti una delle maggiori conseguenze dell’emancipazione femminile.I governanti, i sindacalisti, tutti coloro che guidano ed analizzano i valori e i significati della vita sociale, non sembrano essersi resi del tutto conto che si è trattato di una rivoluzione radicale, assoluta, delle strutture concrete e simboliche dell’assetto sociale. E bisogna riconoscere che non se ne sono rese conto neanche le donne, le quali hanno semplicemente creduto di poter e dover prendere il posto dei maschi, alla pari con i maschi. Ma non di questo si trattava. Per un motivo molto semplice, e tuttavia assolutamente irrisolvibile: come si può reggere il potere senza la vis?
l potere, infatti, è stato sempre maschile perché si fonda sul pene, sulla potenza sessuale virile. (Ancora oggi non abbiamo trovato un termine che indichi il «potere» che non sia interscambiabile con potenza sessuale, con l’erezione del pene).Col femminismo, dunque, è venuto meno il primo potere, quello del padre, capo della famiglia. Fin dall’antichità il padre è stato per le donne e per i figli quello che oggi è lo Stato: protettore, dispensatore di beni, giustiziere, garante del futuro. Ma è stato anche il modello per i figli maschi sul quale misurarsi, con il quale gareggiare, dal quale attingere forza, prestigio, sicurezza in se stessi e del proprio posto nella società.La dimensione paterna veniva rispecchiata nella trascendenza, nell’aldilà. Continuatore della vita e del nome del padre, il figlio maschio ne vedeva la potenza nella divinità e nel culto dell’antenato, ed egli solo, il figlio maschio, poteva e doveva rivolgersi a lui con le preghiere e le offerte di rito. Così in Cina, così in Grecia, così a Roma. Nell’Antico Testamento, ugualmente, Dio è il Padre, il Padre più potente. ma comunque Padre. Il cristianesimo ha finito con lo sviluppare la dimensione paterna del Dio attribuendogli un figlio; e con la Madonna anche una madre. La Chiesa non sembra essersene accorta.
Ma, con il crollo del padre, è praticamente crollata tutta la struttura della famiglia sulla terra, almeno in Occidente; e di conseguenza anche quella proiettata dalla teologia sulla immagine di Dio.
Dunque qui non si tratta di fare piccoli o grandi aggiustamenti, con il padre che diventa l’amico e il compagno di giochi del figlio, con la madre che diventa, nelle strutture dello Stato, il sostituto di un padre che non esiste più.Lo Stato socialista ha assunto un volto sempre più coercitivo perché ha accentrato su di se anche le funzioni della famiglia che non c’è. Il bambino viene violentemente trasferito fin dai primi giorni di vita in un asilo dove trova false madri, il ragazzo è obbligato a frequentare per molti anni una scuola dove trova falsi padri, ossia insegnanti di sesso femminile che dovrebbero svolgere il ruolo di autorità e d’insegnamento dei valori sociali al posto dei padri. In realtà poteri privi di potere perché privi della vis.Il problema dei figli maschi dunque è veramente tragico. Forse perfino l’incremento dell’omosessualità maschile ha la sua prima causa in questo: il maschio cerca un altro maschio, fisicamente maschio, perché non esistono più le funzioni sovrabiologiche svolte dalla mascolinità. Terribile inganno, come è evidente: non è mai nella pura fisicità che l’uomo trova la risposta e il soddisfacimento dei suoi bisogni cognitivi, simbolici, trascendenti.
Il futuro si presenta, dunque, per l’Occidente, come un palazzo in rovina che finge di essere un palazzo in costruzione. Naturalmente questo non significa che dall’emancipazione delle donne si possa o tantomeno si debba tornare indietro. Si tratta invece di rendersi conto che eliminare o sostituire i maschi nelle strutture del potere non significa aver stabilito una società più giusta o meno coercitiva. Lo Stato, collettivo e impersonale, esercita un potere dominatore e autoritario molto più pesante di quello del padre; ma soprattutto non disegna una nuova immagine dell’uomo.C’è un bisogno disperato di invenzione. Sia permesso a una donna confessare che se l’aspetta dai maschi.
di Ida Magli
Per approfondimenti: http://www.qelsi.it/2014/dopo-loccidente-ida-magli-spiega-come-salvare-leuropa-da-politicamente-corretto-e-multiculturalismo/
La più grande rivoluzione che il nuovo secolo si trova ad affrontare è quella della fine del «padre». Questa è infatti una delle maggiori conseguenze dell’emancipazione femminile.I governanti, i sindacalisti, tutti coloro che guidano ed analizzano i valori e i significati della vita sociale, non sembrano essersi resi del tutto conto che si è trattato di una rivoluzione radicale, assoluta, delle strutture concrete e simboliche dell’assetto sociale. E bisogna riconoscere che non se ne sono rese conto neanche le donne, le quali hanno semplicemente creduto di poter e dover prendere il posto dei maschi, alla pari con i maschi. Ma non di questo si trattava. Per un motivo molto semplice, e tuttavia assolutamente irrisolvibile: come si può reggere il potere senza la vis?
l potere, infatti, è stato sempre maschile perché si fonda sul pene, sulla potenza sessuale virile. (Ancora oggi non abbiamo trovato un termine che indichi il «potere» che non sia interscambiabile con potenza sessuale, con l’erezione del pene).Col femminismo, dunque, è venuto meno il primo potere, quello del padre, capo della famiglia. Fin dall’antichità il padre è stato per le donne e per i figli quello che oggi è lo Stato: protettore, dispensatore di beni, giustiziere, garante del futuro. Ma è stato anche il modello per i figli maschi sul quale misurarsi, con il quale gareggiare, dal quale attingere forza, prestigio, sicurezza in se stessi e del proprio posto nella società.La dimensione paterna veniva rispecchiata nella trascendenza, nell’aldilà. Continuatore della vita e del nome del padre, il figlio maschio ne vedeva la potenza nella divinità e nel culto dell’antenato, ed egli solo, il figlio maschio, poteva e doveva rivolgersi a lui con le preghiere e le offerte di rito. Così in Cina, così in Grecia, così a Roma. Nell’Antico Testamento, ugualmente, Dio è il Padre, il Padre più potente. ma comunque Padre. Il cristianesimo ha finito con lo sviluppare la dimensione paterna del Dio attribuendogli un figlio; e con la Madonna anche una madre. La Chiesa non sembra essersene accorta.
Ma, con il crollo del padre, è praticamente crollata tutta la struttura della famiglia sulla terra, almeno in Occidente; e di conseguenza anche quella proiettata dalla teologia sulla immagine di Dio.
Dunque qui non si tratta di fare piccoli o grandi aggiustamenti, con il padre che diventa l’amico e il compagno di giochi del figlio, con la madre che diventa, nelle strutture dello Stato, il sostituto di un padre che non esiste più.Lo Stato socialista ha assunto un volto sempre più coercitivo perché ha accentrato su di se anche le funzioni della famiglia che non c’è. Il bambino viene violentemente trasferito fin dai primi giorni di vita in un asilo dove trova false madri, il ragazzo è obbligato a frequentare per molti anni una scuola dove trova falsi padri, ossia insegnanti di sesso femminile che dovrebbero svolgere il ruolo di autorità e d’insegnamento dei valori sociali al posto dei padri. In realtà poteri privi di potere perché privi della vis.Il problema dei figli maschi dunque è veramente tragico. Forse perfino l’incremento dell’omosessualità maschile ha la sua prima causa in questo: il maschio cerca un altro maschio, fisicamente maschio, perché non esistono più le funzioni sovrabiologiche svolte dalla mascolinità. Terribile inganno, come è evidente: non è mai nella pura fisicità che l’uomo trova la risposta e il soddisfacimento dei suoi bisogni cognitivi, simbolici, trascendenti.
Il futuro si presenta, dunque, per l’Occidente, come un palazzo in rovina che finge di essere un palazzo in costruzione. Naturalmente questo non significa che dall’emancipazione delle donne si possa o tantomeno si debba tornare indietro. Si tratta invece di rendersi conto che eliminare o sostituire i maschi nelle strutture del potere non significa aver stabilito una società più giusta o meno coercitiva. Lo Stato, collettivo e impersonale, esercita un potere dominatore e autoritario molto più pesante di quello del padre; ma soprattutto non disegna una nuova immagine dell’uomo.C’è un bisogno disperato di invenzione. Sia permesso a una donna confessare che se l’aspetta dai maschi.
di Ida Magli
Per approfondimenti: http://www.qelsi.it/2014/dopo-loccidente-ida-magli-spiega-come-salvare-leuropa-da-politicamente-corretto-e-multiculturalismo/
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