È stato recentemente pubblicato un libro che merita qualche attenzione: Fatherless, l’assenza del padre nella società contemporanea di Stefano Parenti, psicologo e psicoterapeuta. Pubblicato per i tipi di D'Ettoris, Fatherless
è una indagine sui bambini e ragazzi cresciuti senza padri, per
vedovanza della madre, mancato riconoscimento, separazione o divorzio.
Leggendolo, scopriamo che i “fatherless” mostrano statisticamente una
serie di differenze rispetto agli altri bambini.
Ad esempio, maggiori difficoltà scolastiche, un quoziente intellettivo più basso, maggiori difficoltà nella relazione con i coetanei, maggiore aggressività, una maggior possibilità di compiere reati, uno sviluppo morale più difficoltoso, esperienze sessuali più precoci, maggiore sfiducia verso il matrimonio, una più elevata possibilità di incorrere in disturbi mentali, minore autostima e maggiore ansia, una ridotta sensazione di controllo, maggiore probabilità di problemi dell'identità di genere. Scopriamo anche che la morte del padre è meno traumatica, per i bambini, di separazione e divorzio, che una figura paterna vicaria non sostituisce il padre, che l'effetto dell'assenza del padre è diverso per i figli maschi e per le femmine (il che significa che il padre ha un ruolo diverso per i figli maschi e per le figlie femmine), e che l'assenza del padre ha effetti diversi rispetto all'assenza della madre.
Scopriamo anche che gli psicoterapeuti, con le osservazioni empiriche fornite dalla pratica clinica, avevano già constatato che l’assenza paterna costituisce un grande fattore di rischio per la costruzione di un carattere forte e maturo, adulto e responsabile. Parenti, nel testo, non si esime dal ricorrere alla propria esperienza clinica, esponendo diversi esempi tratti dalla sua pratica professionale. Individua le caratteristiche psicologiche del “tipo” senza papà e propone una strada per ricucire le ferite causate dall’assenza paterna, attraverso lo sviluppo delle virtù intellettuali e morali.
L'attualità, inoltre, ci offre un motivo in più per apprezzare questo lavoro. Abbiamo visto che crescere senza padre non è la stessa cosa che crescere con il padre, sia per i bambini sia per le bambine; la stessa cosa potremmo dirla per l'assenza della madre. Questi effetti emergono chiaramente dalla letteratura scientifica, e sono ormai accettati dalla comunità scientifica internazionale. Ebbene, i media vorrebbero convincerci che questo effetto svanisce nel nulla se il genitore rimasto ha tendenze omosessuali. Già, perché i figli delle «famiglie arcobaleno» sono in realtà fatherless o motherless; eppure i sostenitori della stepchild adoption, i paladini del ddl Cirinnà, insistono nel dire che «non c'è differenza» tra crescere in una famiglia naturale (con un padre ed una madre) e crescere in una famiglia omogenitoriale (cioè essere fatherless o motherless). Siamo alle solite: se i fatti non si accordano con la teoria... tanto peggio per i fatti.
Ad esempio, maggiori difficoltà scolastiche, un quoziente intellettivo più basso, maggiori difficoltà nella relazione con i coetanei, maggiore aggressività, una maggior possibilità di compiere reati, uno sviluppo morale più difficoltoso, esperienze sessuali più precoci, maggiore sfiducia verso il matrimonio, una più elevata possibilità di incorrere in disturbi mentali, minore autostima e maggiore ansia, una ridotta sensazione di controllo, maggiore probabilità di problemi dell'identità di genere. Scopriamo anche che la morte del padre è meno traumatica, per i bambini, di separazione e divorzio, che una figura paterna vicaria non sostituisce il padre, che l'effetto dell'assenza del padre è diverso per i figli maschi e per le femmine (il che significa che il padre ha un ruolo diverso per i figli maschi e per le figlie femmine), e che l'assenza del padre ha effetti diversi rispetto all'assenza della madre.
Scopriamo anche che gli psicoterapeuti, con le osservazioni empiriche fornite dalla pratica clinica, avevano già constatato che l’assenza paterna costituisce un grande fattore di rischio per la costruzione di un carattere forte e maturo, adulto e responsabile. Parenti, nel testo, non si esime dal ricorrere alla propria esperienza clinica, esponendo diversi esempi tratti dalla sua pratica professionale. Individua le caratteristiche psicologiche del “tipo” senza papà e propone una strada per ricucire le ferite causate dall’assenza paterna, attraverso lo sviluppo delle virtù intellettuali e morali.
L'attualità, inoltre, ci offre un motivo in più per apprezzare questo lavoro. Abbiamo visto che crescere senza padre non è la stessa cosa che crescere con il padre, sia per i bambini sia per le bambine; la stessa cosa potremmo dirla per l'assenza della madre. Questi effetti emergono chiaramente dalla letteratura scientifica, e sono ormai accettati dalla comunità scientifica internazionale. Ebbene, i media vorrebbero convincerci che questo effetto svanisce nel nulla se il genitore rimasto ha tendenze omosessuali. Già, perché i figli delle «famiglie arcobaleno» sono in realtà fatherless o motherless; eppure i sostenitori della stepchild adoption, i paladini del ddl Cirinnà, insistono nel dire che «non c'è differenza» tra crescere in una famiglia naturale (con un padre ed una madre) e crescere in una famiglia omogenitoriale (cioè essere fatherless o motherless). Siamo alle solite: se i fatti non si accordano con la teoria... tanto peggio per i fatti.
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