Nuova prolusione del card. Bagnasco, su temi cari alla
comunità cattolica e cristiana: famiglia, vita, eutanasia, anche con
citazioni giuridiche su recenti raccomandazioni della corte di Strasburgo sui
diritti dell’uomo, sui movimenti per la vita
Cito da “TEMPI”che titola:
«La famiglia è un bene universale, umiliarla o indebolirla
con surrogati è un crimine»
e da “AVVENIRE”
che titola: “Crimine demolire la famiglia”
Così, ha proseguito Bagnasco «la famiglia – patrimonio
incomparabile dell’umanità – che ancora una volta ha dato prova di sé
rivelandosi il primo e principale presidio non solo della vita, ma anche di
energie morali e di tenuta sociale ed economica: fino a quando potrà resistere
senza politiche consistenti, incisive e immediate? Essa è un bene
universale e demolirla è un crimine; affonda le sue radici nell’essere
dell’uomo e della donna, e i figli sono soggetto di diritto da cui nessuno può
prescindere. La famiglia non può essere umiliata e indebolita da
rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus
progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare
diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento. ».
Altri temi citati dal card. Bagnasco (riportati da Avvenire) sono:
l’eugenetica, la sperimentazione embrionale, il gioco d’azzardo.
Politically correct, non poteva mancare la violenza sulla donne.
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Come nella scorsa prolusione (qui), tra i temi ne manca uno, fondamentale, che
potrebbe fornire una spiegazione alternativa alla attuale crisi della famiglia. E'un tema mancante, ora come allora. http://comeulisse.blogspot.it/2013/01/io-non-ho-perdonato.html L'attenzione dei cattolici è tutta verso il modernismo francese e sul cosiddetto "matrimonio omosessuale".
Due considerazioni.
La prima è constatare che l'apparato ecclesiastico continua a compiere l’errore di non comprendere i meccanismi giuridici (e le prassi) delle separazioni
coniugali tra le cause primarie che minano oggi la famiglia, forse con la presunzione e la convinzione che il fenomeno delle separazioni sia frutto di una “scelta” dei cristiani adulti, che siano un prodotto della superficialità o della noncuranza dei genitori! O che esse siano statisticamente poco rappresentative, rispetto ad altri fattori "disgreganti".
La realtà delle
cose dimostra che i sistemi giuridici con cui vengono celebrate le separazioni coniugali
sono una frode, scientifica e giuridica. I sistemi giuridici attuali si rivelano un crimine verso i diritti dell'uomo (sentenza corte Strasburgo)
La realtà delle cose dimostra che per i figli degli
italiani e per la maggior parte dei
padri italiani le separazioni sono subìte e diventano una condanna a una vita affettivamente meno
ricca, economicamente più precaria, giuridicamente ingiusta.
Non aprire gli occhi di fronte a 90000 casi annui di
separazione (con una media di 1.4 figli per coppia si giunge a 120000 bambini che vengono coinvolti nella macchina delle separazioni) significa negare la realtà di 12000 figli italiani privati
di un genitore in vita. Significa autorizzare che si continuino a perpetrare le
ingiustizie. O i crimini, come riconosciuto anche dalla stessa corte di
Strasburgo (che Bagnasco cita, ma per altro), che nel 2013 ha condannato proprio il
“modus operandi” italiano nelle separazioni coniugali (sentenza corte Strasburgo).
Un modus operandi che genera figli orfani di genitori in
vita (specie di padri in vita).
La seconda è constatare che l'approccio italiano alla famiglia, rispetto a quanto accade oltralpe, è ancora molto "inamidato", per usare un'espressione di Papa Bergoglio. I toni sono diversi.
Un esempio? Mons. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, presidente
della Conferenza episcopale francese, alla festa dell’Assunta del
2012 formulò la seguente preghiera::
"Per i bambini e i giovani; che tutti aiutiamo
ciascuno a scoprire il proprio cammino per progredire verso la felicità; che
cessino di essere oggetto dei desideri e dei conflitti degli adulti per godere
pienamente dell'amore di un padre e di una madre".(riferimento web)
In Italia chi pronuncerà per primo queste parole sarà scomunicato
dalla totalità dei benpensanti della Politica, ministero delle “pari opportunità”
in testa, inzuppata di ideologia, femminismo, luoghi comuni.
Pronunciarle è un rischio. Come scrive Michel Schooyans:
“La Chiesa deve diventare un elemento di disturbo con le sue
parole profetiche nei confronti della società. Essa deve costantemente vigilare
affinché il messaggio sociale non venga manipolato o strumentalizzato a favore
di qualsiasi ideologia”.
Certo, dire certe frasi sulle separazioni coniugali italiane e sui
conflitti strumentali mossi per escludere uno dei genitori dalla cura filiale è
difficile. Si stenta proprio a far uscire la voce.
Come scrive Schooyans (p.159 “Gli Idoli della Modernità” ed.
ESD):
«Il parlare di di queste cose è percepito come qualcosa
di sconveniente perché vi sono alcuni tra i presenti tra gli amici, all’interno
della famiglia, nel pubblico, nell’assemblea domenicale che sono personalmente
e direttamente coinvolti in queste politiche. Ne consegue che si ricorre a un
linguaggio “preconfezionato” e così i cristiani invece che testimoniare con
coraggio il loro amore per la vita, si ritrovano paralizzati.»
Certo, Schooyans è lontano, sia fisicamente sia nel pensiero. Per molti è più comodo essere cristiani “inamidati”, con buona pace di papa Bergoglio.
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