Trento, Maffioletti: per il PD meglio curare i genitori separati piuttosto che risolvere i loro disagi
Fonte: ADIANTUM
Gabriella Maffioletti |
Trento. Finalmente la stampa ha iniziato ad accorgersi dell’annoso
problema dei genitori separati, soprattutto padri, che dopo la
separazione subiscono un notevole abbassamento del loro tenore di vita e
a volte finiscono in strada a dormire in macchina o in alloggi di
fortuna.
Fortunatamente la recente denuncia dell’associazione dei genitori
separati e del papà di Trento costretto a vivere in un appartamento di
32 metri quadrati non è passata inosservata, ma pochi sanno che questa
situazione era conosciuta ed è stata a lungo ignorata
dall’amministrazione. Direi di più, come ha detto qualcuno "a pensar
male si fa peccato ma spesso ci si indovina", e qui si potrebbe persino
pensare che la videnda sia stata caratterizzatada finalità
assistenzialistiche e clientelari.
In un articolo dell’8 febbraioè stato fatto notare che la Quarta
Commissione ha bocciato due disegni di legge a favore dei padri
separati. Pochi sanno però che un anno fa il consiglio comunale di
Trento ha bocciato un mio ordine del giorno che chiedeva di aiutare i
padri separati stipulando una convenzione con l’ITEA al fine di trovare
una casa dignitosa ai genitori non collocatari, tenendo conto del loro
reddito effettivo (è cioè anche degli alimenti, spese familiari, ecc.) e
della necessità di avere degli spazi decorosi per accogliere i figli.
L’ordine del giorno è stato osteggiato dall’Assessore Violetta
Plotegher e bocciato per due soli voti dai consiglieri Andreatta (il
sindaco), Calza, Di Camillo, Franceschini, Pedrini, Purin, Robol,
Salizzoni, Salvati, Santini, Scalfi, Serra, Trainotti: guarda caso tutti
consiglieri del Partito Democratico, eccetto il sindaco e Trainotti.
Ma perché il PD avrebbe dovuto bocciare il provvedimento? Nell’articolo
si fa notare che l’associazione dei padri separati è stata costituita
da un “ragazzo” che ha poi lasciato. In realtà a me risulta che questo
“ragazzo” (un padre separato con più di cinquant’anni) sia stato spinto a
dimettersi con sistemi alquanto spiacevoli. L’associazione è stata
appoggiata fin dall’inizio dall’Assessore Violetta Plotegher che era
persino presente al convegno di presentazione del 3 marzo 2012 presso il
cinema Vittoria, per poi successivamente bocciare, assieme a tutto il
suo partito, il mio ordine del giorno a favore dei padri separati
fortemente voluto dall’associazione.
Il problema è che l’associazione offre assistenza psicologica e legale,
ma se i genitori hanno una casa dignitosa e delle condizioni economiche
accettabili non avranno certamente bisogno né dello psicologo, né
dell’avvocato. Una domanda sorge spontanea: chi paga lo psicologo e
l’avvocato offerti dall’associazione? Forse questo “ragazzo” ha dovuto
andarsene perché non era d’accordo con la visione assistenzialista che
si voleva dare all’associazione?
La cosa è semplice: se noi sosteniamo economicamente i genitori
separati, essi non avranno bisogno dell’assistenza pubblica o delle
associazioni che erogano consulenze psicologiche. Se una persona è
soggetta alle costanti costrizioni e umiliazioni dovute al calo del
tenore di vita, al dover vedere i figli in un locali angusti, al dover
tornare a vivere con i genitori, ecc. alla fine potrebbe anche aver
bisogno dello psicologo. Ma se lo aiutiamo veramente risparmiamo sia in
termini di prestazioni psicologiche - o persino psichiatriche - sia in
termini di maggiori entrate derivanti da una persona produttiva che
lavora. E la persona sarà più felice. Ma forse così perdiamo i voti
degli psicologi e degli avvocati......
Ricordo una riunione dell’associazione dei padri separati a cui ho
partecipato in cui un padre diceva di essere stato aiutato dallo
psicologo perché adesso “non si arrabbiava più”: il motivo per cui si
arrabbiava non era stato risolto ma ora lo accettava.
Perché invece non risolvere il suo problema alla base?
Queste modalità non sono nuove nell’ambito della psichiatria.
Recentemente è uscito un articolo sul settimanale Der Spiegel. In questo
articolo si parla di una nuova malattia mentale “scoperta” dallo
psichiatra tedesco Michael Linden che si chiama “Disturbo post
traumatico da amarezza” per indicare le persone della Germania dell’Est
che dopo l’unificazione hanno perso il lavoro e la prospettiva di una
vita futura. Questo nuovo disturbo sarà incluso nel nuovo manuale
diagnostico e statistico della psichiatria, violentemente criticato da
più parti con l’accusa di aver incluso una miriade di nuove malattie per
aumentare i profitti delle industrie farmaceutiche. Peccatoche la prima
donna tedesca a cui è stata diagnosticata questa presunta malattia
abbia affermato: “dopotutto la migliore terapia sarebbe quella di
trovare un lavoro”.
Pertanto, risolvendo il problema alla radice che cosa succederebbe alla
pletora di psicologi, psichiatri, assistenti sociali, avvocati, ecc.
che lavorano con queste persone? E dove andrebbero a finire tutti quei
voti?
Concludo con due esempi. Il presidente della Quarta Commissione, Mattia
Civico, ha lavorato per anni nelle strutture psichiatriche e con le
associazioni assistenzialistiche e di volontariato trentine. Non a caso
la sua campagna elettorale è stata sostenuta fortemente da queste
associazioni e lui ha pescato principalmente in questo bacino di voti.
L’assessore Plotegher è stata eletta da questi ambienti
assistenzialisti e non a caso difende a spada tratta il sistema
assistenzialistico trentino anche di fronte alla possibilità di gravi
violazioni dei diritti umani dei bambini.
Senza il disagio sociale queste associazioni non avrebbero motivo di
esistere, ed ecco che alcune forze politiche hanno interesse, se non a
creare, perlomeno a mantenere questo disagio. Il tutto sulla pelle della
povera gente e soprattutto dei minori che alla fine risentono delle
problematiche dei genitori.
Forse ora ci spieghiamo perché il problema dei padri separati non è
ancora stato risolto dalla ricca Provincia Autonoma di Trento. Mi auguro
che alle prossime elezioni provinciali la gente abbia il coraggio di
votare per le persone che voglio veramente aiutare le famiglie
sottraendole da questo sistema clientelare.
Gabriella Maffioletti
consigliere comunale e delegata ADIANTUM
Fonte: Redazione
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