Michel Schooyans,
dottore in filosofia e in teologia. Professore emerito all'Università
cattolica di Lovanio, ha scritto una ventina di opere tra filosofia
politica, ideologie contemporanee e politiche relative alla popolazione.
È membro dell'Accademia pontificia di Scienze Sociali (Roma),
dell'Institut royal des relations internationales (Bruxelles),
dell'Association pour la recherche et l'information démographique
(Parigi) e del Population Research Institute (Washington). Ha
partecipato a numerose missioni nel terzo mondo.
Il nuovo disordine mondiale
M. Schooyans, Nuovo disordine mondiale. La grande trappola per ridurre
il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, Ed. San Paolo 2000.
Sin dagli inizi dell'Illuminismo, la fede nel progresso ha sempre messo
da parte l'escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla
completamente.
La promessa di felicità non è più legata all'aldilà, bensì a questo mondo.
Emblematico della tendenza dell'uomo moderno è l'atteggiamento di Albert
Camus, il quale alle parole di Cristo "il mio regno non è di questo
mondo" oppone con risolutezza l'affermazione "il mio regno è di questo
mondo".
Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo
che si aspettava dalla marcia trionfale delle scienze un progressivo
miglioramento della condizione del mondo e l'approssimarsi, sempre più
incalzante, di una specie di paradiso; nel XX secolo, questa stessa fede
ha assunto una connotazione politica.
Da una parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che
promettevano all'uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la
politica proposta dalla loro ideologia: un tentativo che è fallito in
maniera clamorosa.
Dall'altra, ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in
maniera più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali.
Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più
definita, che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano
espressione sempre più evidente nell'ONU e nelle sue Conferenze
internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle
loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano
trasparire una vera e propria filosofia dell'uomo nuovo e del mondo
nuovo.
Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che
caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica,
in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti
dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza
per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di
coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una
determinata qualità della vita.
Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi
oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici
necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle
strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell'umanità,
affinchè non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno
raggiunto.
La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la
base del Nuovo Ordine Mondiale, diventa palese soprattutto nell'immagine
della donna, nell'ideologia dell' "Women's empowerment", nata dalla
conferenza di Pechino.
Scopo di questa ideologia è l'autorealizzazione della donna: principali
ostacoli che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però
la famiglia e la maternità. Per questo, la donna deve essere liberata,
in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua
specificità femminile. Quest'ultima viene chiamata ad annullarsi di
fronte ad una "Gender equity and equality", di fronte ad un essere umano
indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro
senso se non quello di una droga voluttuosa, di cui sì può far uso
senza alcun criterio.
Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei
nostri contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancora
più profondo: l'altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci
priva di una parte di vita, una minaccia per il nostro io e per il
nostro libero sviluppo.
Al giorno d'oggi, non esiste più una "filosofia dell'amore", bensì solamente una "filosofia dell'egoismo".
Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi semplicemente nel dono di
se stesso, che possa ritrovarsi proprio a partire dall'altro e
attraverso l'essere per l'altro, tutto ciò viene rifiutato come
un'illusione idealista. E proprio in questo che l'uomo viene ingannato.
In effetti, nel momento in cui gli viene sconsigliato di amare, gli
viene sconsigliato, in ultima analisi, di essere uomo.
Per questo motivo, a questo punto dello sviluppo della nuova immagine di
un mondo nuovo, il cristiano - non solo lui, ma comunque lui prima di
altri - ha il dovere di protestare.
Bisogna ringraziare Michel Schooyans per aver energicamente dato voce, in questo libro, alla necessaria protesta.
Schooyans ci mostra come la concezione dei diritti dell'uomo che
caratterizza l'epoca moderna, e che è così importante e così positiva
sotto numerosi aspetti, risenta sin dalla sua nascita del fatto di
essere fondata unicamente sull'uomo e di conseguenza sulla sua capacità e
volontà di far si che questi diritti vengano universalmente
riconosciuti.
All'inizio, il riflesso della luminosa immagine cristiana dell'uomo ha
protetto l'universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine
viene meno, nascono nuovi interrogativi.
Come possono essere rispettati e promossi i diritti dei più poveri
quando il nostro concetto di uomo si fonda così spesso, come dice
l'autore, "sulla gelosia, l'angoscia, la paura e persino l'odio"? "Come
può un'ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione, l'aborto,
la contraccezione sistematica e persino l'eutanasia come prezzo di un
pansessualismo sfrenato, restituire agli uomini la gioia di vivere e la
gioia di amare?" (capitolo VI).
È a questo punto che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia futura.
Non è infatti sufficiente che egli opponga l'escatologia all'ideologia
che è alla base delle costruzioni "postmoderne" dell'avvenire.
È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a
questo riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi
decenni sicuramente troppo debole e troppo timida.
L'uomo, nella sua vita terrena, è "una canna al vento" che rimane priva
di significato se distoglie lo sguardo dalla vita eterna.
Lo stesso vale per la storia nel complesso.
In questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera
corretta, non si presenta mai come una fuga. Esso da semplicemente
all'esistenza terrena la sua responsabilità, la sua grandezza e la sua
dignità. Tuttavia, queste ripercussioni sul "significato della vita
terrena" devono essere articolate.
E' chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al
silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la
libertà. E’ l'illusione delle utopie.
Non si può imporre al domani modelli di oggi, che domani saranno i modelli di ieri.
È tuttavia necessario gettare le basi di un cammino verso il futuro, di
un superamento comune delle nuove sfide lanciate dalla storia.
Nella seconda e terza parte del suo libro, Michel Schooyans fa proprio
questo: in contrasto con la nuova antropologia, propone innanzitutto i
tratti fondamentali dell'immagine cristiana dell'uomo, per applicarli
poi in maniera concreta ai grandi problemi del futuro ordine mondiale
(in modo particolare nei capitoli X-XII).
Fornisce in questo modo un contenuto concreto, politicamente realistico e
realizzabile, all'idea, così spesso espressa dal Papa, di una "civiltà
dell'amore".
Per questo, il libro di Michel Schooyans entra nel vivo delle grandi
sfide del presente momento storico con vivacità e grande competenza.
C'è da sperare che molte persone di diversi orientamenti lo leggano, che
esso susciti una vivace discussione, contribuendo in questo modo a
preparare il futuro sulla base di modelli degni della dignità dell'uomo e
capaci di assicurare anche la dignità di coloro che non sono in grado
di difendersi da soli.
Roma, 25 aprile 1997
Joseph Card. Ratzinger
fonte: http://fruimex.blogspot.it/2012/11/aver-letto-schooyans-10-anni-orsono-mi.html
Tesi simili sono contenute anche nel LEXICON, redatto dal Pontificio consiglio della famiglia di cui faceva parte card. BERGOGLIO.
"Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche"
link a LEXICON
fonte: http://fruimex.blogspot.it/2012/11/aver-letto-schooyans-10-anni-orsono-mi.html
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"Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche"
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