martedì 19 marzo 2013

Il diritto "positivo" della dignità famigliare



 (liberamente tratto da: "Gli dioli della modernità" di Schooyans. Benchè il testo di Schooyans si riferisca in particolare ai fenomeni demografici e alle politiche demografiche mondiali, i contenuti delle interviste di Schooyans sono di grande attualità anche per il diritto di famiglia. Schooyans fa specifico riferimento alla dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, che agli articoli 7 e 16 recita:

 

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 16

1.       Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Riporto alcuni interessanti passaggi, tratti dalla monografia citata, che forse possono dare una interpretazione più ampia e meno localistica della attuale prassi del diritto di famiglia]





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(liberamente tratto da "Gli idoli della modernità" di Schooyans)

«Quindi [sulla dichiarazione dei diritti dell'Umo] ci sono due cose da rilevare : in primo luogo l’uguaglianza dei diritti e della dignità [dei coniugi]; in secondo luogo gli strumenti giuridici devono dar corpo e forma concreta a questi stessi diritti. »

«Trattandosi della dichiarazione del 1948 occorre comprendere bene che gli stessi diritti fondamentali possono dare luogo a codificazioni diverse secondo le diverse tradizioni giuridiche dei diversi paesi. Le nazioni possono tradurre in vari modi lo stesso rispetto dato ai diritti fondamentali dell’uomo»

«Ciò che abbiamo detto si può sintetizzare come espressione: tradizione realista. Questa tradizione si piega di fronte alla realtà degli uomini concreti: voi, io l’universalità degli esseri umani»

«Ma ecco che oggi la dichiarazione del 1948, che si ispira chiaramente alla tradizione tradizione realista, viene contestata».

«Si tratta di una contestazione che ha subito l’influsso della tradizione positivista, elaborata principalmente da Hans Kelsen. In base a questa nuova concezione tutto ciò che riguarda i diritti inalienabili dell’uomo viene messo in discussione [anche l'art.16, N.d.r.]. Tutto è negato, messo tra parentesi, denigrato, dimenticato. Esistono solo la legge scritta e le norme giuridiche. Esiste solo il diritto positivo, con esclusione di ogni riferimento ai diritti immanenti alla natura umana. In una simile concezione meritano rispetto e considerazione solo le decisioni giuridiche [nel caso di separazioni coniugali, le sentenze di separazione, N.d.r.]; ma si tratta di norme che possono mutare in qualsiasi momento, a seconda del capriccio di coloro che detengono il potere, di coloro che hanno l’interesse a far passare come “nuovi diritti” determinate scelte [il “diritto” del minore a vivere con un genitore col locatario per l’85% del suo tempo, ovvero in un nucleo monogenitoriale, N.d.r.]. E’ dunque evidente che i diritti dell’uomo dipendano, in definitiva, dalle decisioni di coloro che riescono a far prevalere le loro idee dal momento che viene eliminato ogni riferimento alla verità dell’uomo».

«Il positivismo giuridico ha aperto la porta a ogni forma di dittatura e tirannide. Come lo stesso Kelsen ha scritto, nell’Unione Sovietica di Stalin esisteva uno Stato di diritto, dal momento che c’erano delle leggi. Ma che tipo di legge? Una legge che era l'espressione e lo strumento della sua volontà di potere. Non si faceva nessun riferimento a diritti che fossero naturali, che fossero l'oggetto di una verità a cui tutti aderiscono [il diritto dei minori a vivere in modo pieno con un padre e una madre, N.d.r.] E' una legge [o sentenza] che sancisce la vittoria dei più forti, i quali dichiarano: dal momento che questa è la nostra volontà, siamo noi che decidiamo [oggi in Italia i genitori separati sanno bene chi e come decide di applicare il diritto positivo nelle separazioni coniugali, come e con chi debba crescere un minore, N.d.r.]».

 «La dichiarazione del 1948 enuncia i diritti fondamentali. Si tratta di prime verità fondanti. Noi riconosciamo un fatto: [Tutti gli esseri umani nascono con il diritto di fondare una famiglia, con uguali diritti anche allo scioglimento della stessa.] E questi diritti non scaturiscono dal libero arbitrio degli uomini. Ancor prima di far parte della società politica organizzata , l’uomo possiede già dei diritti umani fondamentali.
«E i diritti naturali precedono la legge» [e precedono anche le sentenze, che applicano o dovrebbero applicare la legge].

«Chiunque faccia un uso retto della ragione è in grado di riconoscere la dignità della persona umana. Sfortunatamente stiamo assistendo ad un pervertimento della ragione che finisce per cadere nelle sue stesse trappole, essa viene manipolata e soggiogata [La stessa valutazione “tecnica” delle capacità genitoriali si fonda sull’arbitrio, che paradossalmente assurge a nuovo paradigma per giudicare ciò che non è imbrigliabile in schemi razionali]. In portoghese esiste un’espressione molto incisiva per dirlo: “fare la testa di qualcuno”. E’ possibile fare la testa di qualcuno, raggirarlo, fargli il lavaggio del cervello. La ragione di un individuo può essere annullata e raggirata. A quel punto voi potete imbottirgli il cervello di idee incoerenti e assurde. [come precisamente nel caso dell’applicazione del diritto di famiglia]

La peggiore schiavitù è quella mentale, della ragione».

Leggi il resto  
(prefazione a Schooyans, scritta da card. Ratzinger)
tesi simili  sono ritrovabili al link del "Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche" del pontificio consiglio della famiglia. Al Pontificio consiglio partecipò il card. Bergoglio
 
Aggioramento:
la dottrina sociale (IV Rapporto)

(BITLY: http://bit.ly/J1IK8H )

1 commento:

  1. Condivido tutto cio detto sopra. Aggiungo un mio pensiero personale sulla Famiglia.
    Io penso e credo ad una Famiglia che è cellula fondamentale, composta da uomo e donna, formazione debole nella caducità del suo nucleo, ripercorre e percorre le tappe del suo destino nel tempo.E' fondamentale verità d'Amore nel rigenerarsi a "Gaia Vita della Prole", base di una società postmoderna che accetta consapevolmente la finitudine così com'essa è e viene tramandada di generazione in generazione."Famiglia naturale responsabile",differente ed estranea a contaminazioni, "istinti verso la sessomania dei Generi", che vorrebbero comporla in modo equiparato come fondamento di Diritto. La Famiglia è "un comando etico originario", dove l'uomo e la donna si rendono soggetti responsabili verso la Vita del bambino, che richiede un'ippellente aiuto derivante dalla sua fragilità esistenziale, perchè "la Vita del nascituro è il Volto altrui, una traccia verso l'infinito". Davide Farina dallapalude alla fenice

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