(liberamente tratto da: "Gli dioli della modernità" di Schooyans. Benchè il testo di Schooyans si riferisca in particolare ai fenomeni demografici e alle politiche demografiche mondiali, i contenuti delle interviste di Schooyans sono di grande attualità anche per il diritto di famiglia. Schooyans fa specifico riferimento alla dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, che agli articoli 7 e 16 recita:
Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge
e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte
della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione
che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale
discriminazione.
Articolo 16
1. Uomini e donne in età adatta hanno
il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di
razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al
matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
Riporto alcuni interessanti passaggi, tratti dalla monografia citata, che forse possono dare una interpretazione più ampia e meno localistica della attuale prassi del diritto di famiglia]
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(liberamente tratto da "Gli idoli della modernità" di Schooyans)
«Quindi [sulla dichiarazione dei diritti dell'Umo] ci sono due cose da rilevare : in primo luogo
l’uguaglianza dei diritti e della dignità [dei coniugi]; in secondo luogo gli
strumenti giuridici devono dar corpo e forma concreta a questi stessi diritti. »
«Trattandosi della dichiarazione del 1948 occorre
comprendere bene che gli stessi diritti fondamentali possono dare luogo a
codificazioni diverse secondo le diverse tradizioni giuridiche dei diversi
paesi. Le nazioni possono tradurre in vari modi lo stesso rispetto dato ai
diritti fondamentali dell’uomo»
«Ciò che abbiamo detto si può sintetizzare come espressione:
tradizione realista. Questa tradizione si piega di fronte alla realtà degli
uomini concreti: voi, io l’universalità degli esseri umani»
«Ma ecco che oggi la dichiarazione del 1948, che si ispira
chiaramente alla tradizione tradizione realista, viene contestata».
«Si tratta di una contestazione che ha subito l’influsso
della tradizione positivista, elaborata principalmente da Hans Kelsen. In base
a questa nuova concezione tutto ciò che riguarda i diritti inalienabili
dell’uomo viene messo in discussione [anche l'art.16, N.d.r.]. Tutto è negato, messo tra parentesi, denigrato,
dimenticato. Esistono solo la legge scritta e le norme giuridiche. Esiste solo
il diritto positivo, con esclusione di ogni riferimento ai diritti immanenti
alla natura umana. In una simile concezione meritano rispetto e considerazione
solo le decisioni giuridiche [nel caso di separazioni coniugali, le sentenze di separazione, N.d.r.]; ma si tratta di
norme che possono mutare in qualsiasi momento, a seconda del capriccio di
coloro che detengono il potere, di coloro che hanno l’interesse a far passare come
“nuovi diritti” determinate scelte [il “diritto” del minore a vivere con un
genitore col locatario per l’85% del suo tempo, ovvero in un nucleo
monogenitoriale, N.d.r.]. E’ dunque evidente che i diritti dell’uomo dipendano, in
definitiva, dalle decisioni di coloro che riescono a far prevalere le loro idee
dal momento che viene eliminato ogni riferimento alla verità dell’uomo».
«Il positivismo giuridico ha aperto la porta a ogni forma di
dittatura e tirannide. Come lo stesso Kelsen ha scritto, nell’Unione Sovietica
di Stalin esisteva uno Stato di diritto, dal momento che c’erano delle leggi. Ma che tipo di legge? Una legge che era l'espressione e lo strumento della sua volontà di potere. Non si faceva nessun riferimento a diritti che fossero naturali, che fossero l'oggetto di una verità a cui tutti aderiscono [il diritto dei minori a vivere in modo pieno con un padre e una madre, N.d.r.] E' una legge [o sentenza] che sancisce la vittoria dei più forti, i quali dichiarano: dal momento che questa è la nostra volontà, siamo noi che decidiamo [oggi in Italia i genitori separati sanno bene chi e come decide di applicare il diritto positivo nelle separazioni coniugali, come e con chi debba crescere un minore, N.d.r.]».
«La dichiarazione del 1948 enuncia i diritti fondamentali.
Si tratta di prime verità fondanti. Noi riconosciamo un fatto: [Tutti gli
esseri umani nascono con il diritto di fondare una famiglia, con uguali diritti
anche allo scioglimento della stessa.] E questi diritti non scaturiscono dal
libero arbitrio degli uomini. Ancor prima di far parte della società politica
organizzata , l’uomo possiede già dei diritti umani fondamentali.
«E i diritti naturali precedono la legge» [e precedono anche le sentenze, che applicano o dovrebbero applicare la legge].
«Chiunque faccia un uso retto della ragione è in grado di
riconoscere la dignità della persona umana. Sfortunatamente stiamo assistendo
ad un pervertimento della ragione che finisce per cadere nelle sue stesse
trappole, essa viene manipolata e soggiogata [La stessa valutazione “tecnica”
delle capacità genitoriali si fonda sull’arbitrio, che paradossalmente assurge a nuovo
paradigma per giudicare ciò che non è imbrigliabile in schemi razionali]. In
portoghese esiste un’espressione molto incisiva per dirlo: “fare la testa di
qualcuno”. E’ possibile fare la testa di qualcuno, raggirarlo, fargli il
lavaggio del cervello. La ragione di un individuo può essere annullata e
raggirata. A quel punto voi potete imbottirgli il cervello di idee incoerenti e
assurde. [come precisamente nel caso dell’applicazione del diritto di famiglia]
La peggiore schiavitù è quella mentale, della ragione».
Leggi il resto
(prefazione a Schooyans, scritta da card. Ratzinger)
tesi simili sono ritrovabili al link del "Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche" del pontificio consiglio della famiglia. Al Pontificio consiglio partecipò il card. Bergoglio
Condivido tutto cio detto sopra. Aggiungo un mio pensiero personale sulla Famiglia.
RispondiEliminaIo penso e credo ad una Famiglia che è cellula fondamentale, composta da uomo e donna, formazione debole nella caducità del suo nucleo, ripercorre e percorre le tappe del suo destino nel tempo.E' fondamentale verità d'Amore nel rigenerarsi a "Gaia Vita della Prole", base di una società postmoderna che accetta consapevolmente la finitudine così com'essa è e viene tramandada di generazione in generazione."Famiglia naturale responsabile",differente ed estranea a contaminazioni, "istinti verso la sessomania dei Generi", che vorrebbero comporla in modo equiparato come fondamento di Diritto. La Famiglia è "un comando etico originario", dove l'uomo e la donna si rendono soggetti responsabili verso la Vita del bambino, che richiede un'ippellente aiuto derivante dalla sua fragilità esistenziale, perchè "la Vita del nascituro è il Volto altrui, una traccia verso l'infinito". Davide Farina dallapalude alla fenice