<<Stavo guardando in tv la marcia pro-life di Washington di ieri. Sorridevo vedendo quanto sembrassero giovani i partecipanti, meravigliata dall’immensa folla, e ascoltavo attentamente gli oratori. Sono piacevolmente sorpresa di fronte a questo enorme movimento che continua a resistere senza scoraggiarsi. Sono passati circa 41 anni da quando Roe v. Wade, insieme a una grande folla di almeno mezzo milione di persone, ha cominciato a riempire le strade con speranza e determinazione.
Mi sarebbe piaciuto vedere più uomini. In realtà c’erano molti uomini che protestavano, ma mi sarebbe piaciuto ascoltare dei padri che hanno subìto l’aborto, parlare chiaro dei diritti dei bambini che hanno perso. Oltre ai preti e ai politici, gli uomini sembrano per lo più relegati a ruoli silenti o di supporto, ma io vorrei assistere a un cambiamento. Negli ultimi 41 anni, i media e gli attivisti pro-choice hanno convinto gli uomini di questo paese che l’aborto fosse una cosa della donna e che gli uomini se ne dovessero stare zitti. Dopotutto si tratta del corpo della donna. E’ una decisone della donna. Il diritto all’aborto riguarda la donna per cui abbiamo bisogno solo di donne che ne parlino.
Ed ero anche d’accordo.
E’ il corpo della donna ed è la donna che decide ma… il figlio è anche figlio dell’uomo; è suo figlio, o sua figlia, che viene macellato in nome della convenienza. E’ il suo bambino. E’ anche il suo dolore. Perché abbiamo permesso che questi uomini venissero messi a tacere? Perché quelli di noi che mirano alla santità della vita non hanno spinto su questo punto? Anche gli uomini sono feriti dall’aborto. Devono poter parlare anche loro! Dobbiamo ascoltare i papà. Abbiamo bisogno di uomini che si alzino e che contestino le posizioni dominanti perché non è che non hanno diritto di dire la loro opinione solo perché non possiedono un utero.
Uno dei ruoli principali del padre nella vita dei propri figli, è quello di proteggerli e di tenerli al sicuro. Le leggi sull’aborto e il femminismo liberale, hanno imbavagliato i padri negando loro di esercitare la capacità che deriva dal loro istinto di proteggere i loro bambini. Come se non bastasse, le convenzioni sociali non accettano che i padri parlino del dolore e del senso di impotenza e di perdita. Attraverso la legge, codificando questa sorta di autonomia delle donne, abbiamo strappato via agli uomini la dignità di padri. Abbiamo reso la paternità come un qualcosa che dipende totalmente da qualcun altro, come la madre, per esempio.
Le donne accetteranno ciò? Dovremmo permettere agli uomini di dirci se possiamo o meno avere dei figli? Dovremmo permettere agli uomini di dirci come sentirci rispetto ai nostri figli, o se dobbiamo sentire o meno qualcosa in merito? Ovviamente no!
L’idea che qualcuno dica a una donna cosa provare è un assurdo, ma noi abbiamo permesso al femminismo liberale e al movimento pro-choice di fare ciò con gli uomini. Abbiamo accettato l’idea che gli uomini non abbiamo impatti, né dolori, né rimpianti riguardo ai loro figli abortiti. Perché? Cos’è quel cromosoma Y che ci fa pensare che gli uomini siano insensibili o indifferenti? Perché ai padri che hanno perso dei figli è permesso provare dolore mentre dei padri dei bambini abortiti viene detto che il loro dolore non esiste?
Ci sono ora generazioni di uomini che sono stati feriti dalla violenza dell’aborto e ulteriormente feriti da una società che nega loro la parola. E’ tempo che noi della maggioranza pro-life (perché siamo una maggioranza) ci opponiamo alla tirannia che nega agli uomini il diritto di parlare delle vite dei loro bambini.
Sentiamo parlare spesso del male che commettono gli uomini che forzano le donne ad abortire. Non è arrivato il tempo di conoscere il dolore e la sofferenza degli uomini che sono stati forzati a subire la violenza dell’aborto?>>
fonte: http://fermenticattolicivivi.wordpress.com/2014/01/29/papa-silenziati-dobbiamo-ascoltarli-di-piu/
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