mercoledì 14 agosto 2013

Introvigne

"La nostra battaglia... è contro i dominatori
di questo mondo tenebroso"
Sintesi della relazione di approfondimento
“Se pensi che per sfuggire a satana sia sufficiente credere nell'esistenza di Dio, ti sbagli. Anche satana crede che Dio esiste”. Con questa sfida lo scrittore Saverio Gaeta ha introdotto la relazione mattutina sul tema “La nostra battaglia... è contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12).
Clicca per ingrandire...Le insidie e le sfide di oggi rendono la nostra una fede sempre combattuta. «Da decenni – ha commentato Gaeta – anche il Rinnovamento ha mostrato una forte sensibilità su che cosa voglia dire il combattimento spirituale, talvolta subendo persino – all'interno e all'esterno della comunità ecclesiale – giudizi sgradevoli e certamente poco aderenti ai fatti».
Come ha ripetuto più volte il Papa Benedetto XVI c'è oggi una “dittatura del relativismo” che ci impone di credere e di affermare che non esiste la verità: non c'è dunque un vero criterio per distinguere bene e male. «Nella storia dell'Europa – ha denunciato nella sua riflessione il sociologo Massimo Introvigne – il peccato originale si è manifestato nelle ideologie che hanno progressivamente scristianizzato quello che era un mondo cristiano fatto di legami religiosi, politici, economici e morali». La sequenza dell'allontanamento dell'Occidente dalla verità cattolica è descritta in un celebre discorso di Pio XII nel 1952. Tre tappe corrispondono alla negazione della Chiesa: «Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato» (Pio XII – 1952). Viene negata la continuità della missione di Gesù Cristo nell'unica Chiesa cattolica e anche se Dio c'è ne sappiamo pochissimo e certamente non si è incarnato in Gesù Cristo. Da qui nascono gli orrori della modernità che vorrebbero sostituire il cristianesimo incidendo sulla società, la politica e le ideologie. Questo processo porta a una cultura e perfino Clicca per ingrandire...a religioni o spiritualità senza Dio come la New age e il comunismo. «E non mancano neppure cristiani, perfino teologi cattolici, sedotti dalle ideologie. L'umanità – ha rilevato Introvigne nella sua lucida analisi – pretende di essere l'unica produttrice di se stessa. Ma l'uomo e la società non si sono fatti da soli. Sono stati creati da Dio. Questo genera grande sofferenza.
La tentazione anticristiana dell'autodeterminazione non sorge spontanea nel cuore dell'uomo ma è prodotto dall'ideologia peggiore di tutte: la tecnocrazia che vede la tecnica come potere ideologico. Pretende di dirigere i processi sociali in nome di una modernità svincolata dai limiti che la religione e la morale vorrebbero opporre alla scienza. La vera minaccia è il campo privilegiato della bioetica in cui emerge la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio».
In questo itinerario non manca il ritorno alla magia, vecchio nemico della religione che progetta una volontà deviata che snatura l'esperienza religiosa cristiana: la Chiesa, Gesù Cristo, Dio e la morale.
Un richiamo ai “peccati personali” è stato fatto da fra Benigno, francescano ed esorcista, nel suo intervento più orientato allo sfondo ecclesiale e pastorale. «Sommandosi nella singola persona e nella società – ha spiegato fra Benigno– questi peccati danno luogo alle 'strutture di peccato', le quali, pur create dall'uomo, si rivoltano contro di lui, coinvolgendolo in ulteriori peccati personali». Ma le scelte peccaminose dei singoli sono frutto soltanto ed esclusivamente dell'uomo? «Molto dipende – ha proseguito fra Benigno - dalla concupiscenza presente in noi, ma la Parola di Dio ci fa sapere che all'origine c'è il peccato di satana che ha portato all'umanità male, mali e malattie che manifestano il mysterium iniquitatis. Spesso dietro le stesse strutture di peccato ci sono i dominatori del mondo che sono il diavolo e i demoni i quali attraverso la tentazione fanno da amplificatori nel provocare tra gli uomini il peccato e le sue strutture. Il diavolo, perfido e astuto incantatore, ha agito, agisce e agirà sempre così”.
Clicca per ingrandire...Questo non significa, però, che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica, ma è anche vero che chi non vigila con rigore morale si espone all'influsso del male che rende problematica l'alternativa della nostra salvezza. Questa azione straordinaria del diavolo e dei demoni procura, in particolare, dei mali all'uomo sia a livello personale con l'infestazione diabolica, la vessazione e la possessione, sia a livello ecclesiale con particolari forme di avversione e persecuzione nei confronti della Chiesa. L'azione ordinaria del diavolo è invece costituita dalla tentazione con la quale induce l'uomo, con atto libero e personale, al peccato per staccarlo da Dio e portarlo alla dannazione eterna. «Questo peccato – ha affermato il Frate – si oppone al progetto salvifico di Dio offrendo una prospettiva di sofferenza eterna, distruggendo la vita divina donataci da Dio nel Battesimo che ci rende figli di Dio e fratelli di Gesù».
Da questa analisi emerge l'importanza del combattimento. Una lotta cui fa seguito una vittoria, in una strategia di difesa e di attacco. La difesa decisiva dell'invisibile nemico è la grazia. «Vivere in grazia – ha concluso fra Benigno – comporta una vita vissuta in profonda amicizia e obbedienza amorosa con Dio. Questa è l'armatura di Dio. A questo si aggiunge una strategia di attacco che ci permette di collaborare con Gesù per distruggere le opere del diavolo, primo fra tutte il peccato che è in noi. È Cristo Gesù che da povero stende la mano su di te per dirti che ha bisogno della tua lotta contro il maligno. Non deludiamo le Sue aspettative e diciamo sì al Padre celeste».
Laura Gigliarelli


Massimo Introvigne, Le sètte cristiane.
Dai Testimoni di Geova al reverendo Moon
,
Mondadori, Milano 1990, pp. 192, L. 8.000

Idem, I nuovi culti Dagli Hare Krishna alla Scientologia,
Mondadori, Milano 1990, pp. 224, L. 10.000

Idem, I Testimoni di Geova,
Mondadori, Milano 1991, pp. 128, L. 10.000

Massimo Introvigne è nato a Roma nel 1955. Dirigente di Alleanza Cattolica, in cui milita fin dagli anni del liceo, ha coltivato nell’ambito dell’associazione l’attenzione alla "nuova religiosità" contemporanea, di cui è oggi uno degli specialisti più noti a livello internazionale. È stato relatore ai due simposi organizzati dalla FIUC, la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, su mandato dei quattro dicasteri vaticani interessati all’argomento, tenuti a Omaha, nel Nebraska, nel maggio del 1991, e a Vienna nell’ottobre del 1991. È autore — oltre a scritti di carattere filosofico-giuridico e morale, e a numerosi opuscoli e articoli, di cui molti pubblicati in Cristianità — dei volumi Il reverendo Moon e la Chiesa dell’Unificazione (Elle Di Ci, Leumann [TO] 1987), Le nuove Religioni (SugarCo, Milano 1989), Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici dallo spiritismo al satanismo (SugarCo, Milano 1990), I nuovi movimenti religiosi. Sètte cristiane e nuovi culti, con Jean-François Mayer e don Ernesto Zucchini (Elle Di Ci, Leumann [TO] 1990), nonché collaboratore e curatore delle opere collettive Lo spiritismo (Elle Di Ci, Leumann [TO] 1989) e Le nuove rivelazioni (Elle Di Ci, Leumann [TO] 1991). Dal 1988 è direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni — da lui fondato con mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino, che ne è presidente —, attualmente uno dei maggiori centri di ricerca e di formazione su questo tema in Europa e nel mondo; fra l’altro, è stato giudicato "degno di nota" nella relazione generale del card. Francis Arinze al Concistoro straordinario tenuto in Vaticano dal 4 al 7 aprile 1991.

Proprio in occasione di tale Concistoro — che ha segnalato il problema delle nuove religioni, insieme a quello dell’aborto, come una fra le grandi priorità per la Chiesa negli anni Novanta — diversi porporati hanno lamentato, nonostante i progressi degli studi specialistici, la mancanza di una letteratura agile che permetta al clero e ai laici cattolici — che pure, come nella stessa sede si è sottolineato, non possono più ignorare il problema — di acquisirne gli elementi essenziali in un tempo ragionevolmente breve. L’arcidiocesi di Torino aveva da tempo avvertito questa esigenza, chiedendo a Massimo Introvigne una serie di 64 articoli, ciascuno dedicato a un movimento o problema della nuova religiosità contemporanea, pubblicati sul settimanale di cultura cattolica il nostro tempo, e un’ulteriore serie di articoli sui testimoni di Geova apparsi sul settimanale diocesano La Voce del Popolo.

Il volume Le sètte cristiane. Dai Testimoni di Geova al reverendo Moon raccoglie la prima serie di articoli apparsi su il nostro tempo, integrati da una breve conclusione di carattere pastorale (pp. 172-177) e da una essenziale ma preziosa bibliografia (pp. 179-187). Dopo aver fatto il punto sulla controversa nozione di "setta" e sui rapporti fra la nuova religiosità e lo gnosticismo antico — fenomeni fra i quali non mancano analogie — (pp. 7-24), l’autore offre anzitutto un’esposizione monografica dei tratti salienti dei tre gruppi di origine cristiana tipologicamente e sociologicamente più importanti: i mormoni (pp. 25-41), la Scienza Cristiana (pp. 42-51) e i testimoni di Geova (pp. 52-66). Segue una tipologia delle sette di origine cristiana (pp. 67-70), di cui vengono distinti sette gruppi, cinque derivati dalla "Riforma radicale" — di cui l’autore non manca di mettere in luce le differenze con la Riforma protestante delle denominazioni maggioritarie —, e gli ultimi due nati rispettivamente da scismi dalla Chiesa cattolica o dall’Ortodossia orientale ovvero dai sincretismi sorti nel Terzo Mondo fra il cristianesimo delle missioni e culti locali più antichi. Per ognuna delle sette "famiglie" Massimo Introvigne presenta — nei successivi venti capitoli monografici (pp. 71-171) — gli esempi più significativi. Se per ogni movimento, in una rapida sintesi, viene presentato l’essenziale, non mancano capitoli in cui l’autore dà conto di sue ricerche originali — come nel caso del settarismo russo (pp. 142-146) e delle nuove religioni della Nigeria, uno dei fenomeni in maggiore crescita nel mondo (pp. 167-171) — offrendo informazioni che risulteranno nuove anche per chi conosce le sue opere più ampie.

Il secondo volume, I nuovi culti. Dagli Hare Krishna alla Scientologia, raccoglie la seconda serie degli articoli de il nostro tempo, dedicati alle nuove religioni di origine non cristiana. Oltre a una bibliografia (pp. 211-219), agli articoli il volume aggiunge un’importante Introduzione (pp. 5-18), dove l’autore propone una tipologia dei nuovi movimenti religiosi di carattere dottrinale, che è stata menzionata — fra le varie tipologie correnti, ma come particolarmente importante — anche nella già citata relazione generale del card. Francis Arinze al Concistoro Straordinario del 1991. Si tratta di una tipologia che vede nella nuova religiosità un rifiuto progressivo degli elementi essenziali della visione cattolica del mondo: prima la Chiesa — "Cristo sì, Chiesa no" — nel mondo delle sette di origine cristiana; quindi il ruolo unico di Cristo — "Dio sì, Cristo no" — nei nuovi culti che preferiscono rivolgersi piuttosto all’Oriente o al paganesimo antico; poi Dio stesso — "Religione sì, Dio no" — nelle "religioni" che propongono la realizzazione del potenziale umano; e infine la stessa religione — "Sacro sì, religione no" — nei gruppi che promuovono con il sacro piuttosto un rapporto di tipo magico.
Alle ultime tre categorie è appunto dedicato il volume. I primi quindici capitoli monografici (pp. 21-107) illustrano altrettanti nuovi culti — o gruppi di nuovi culti — di origine orientale, distinti a seconda del loro retroterra storico di volta in volta islamico, zoroastriano, indù, giainista, buddhista e scintoista; non manca un’importante messa a punto sulla pertinenza dell’espressione "sette" applicata a correnti dell’ebraismo (pp. 21-26). Una seconda parte — che si apre con un capitolo sulla lotta anticristiana nella Rivoluzione francese (pp. 108-113), illustra la ricerca di religioni alternative al cristianesimo in Occidente, in direzione del paganesimo antico o della magia (pp. 114-143). La terza parte — a proposito della corrente del potenziale umano — propone una distinzione fra "religioni dell’uomo", che propongono, trascurando Dio, uno sviluppo delle potenzialità nascoste dell’individuo — l’esempio più evidente è la Scientologia, ma caratteristiche analoghe si ritrovano in alcuni culti dei dischi volanti (pp. 144-160) — e "religioni dell’umanità", che nascono come versioni ritualizzate delle ideologie, con esiti talora tragici come nel caso del Tempio del Popolo, il movimento protagonista del suicidio di massa della Guyana nel novembre del 1978, la cui dottrina costituiva in realtà un adattamento "religioso" del comunismo marxista (pp. 161-166). La quarta parte fa cenno ai principali nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo (pp. 167-190), precisando anche che cosa si intenda esattamente per New Age (pp. 173-178). Di particolare interesse sono i tre capitoli conclusivi, dove l’autore analizza le origini e le caratteristiche del cosiddetto movimento anti-culti, mostrandone gli aspetti ambigui e inaccettabili (pp. 191-196), e si chiede infine quale debba essere l’atteggiamento del cattolico di fronte alle nuove religioni: un atteggiamento di vigilanza e insieme — almeno su alcuni terreni e con alcuni gruppi — di cauto dialogo (pp. 197-209). Le ultime pagine riguardano il ruolo nella Chiesa dello specialista che studia i nuovi culti, che ha anche bisogno del "sostegno, l’aiuto, il confronto di una comunità cristiana amica e viva", rinnovando così in termini moderni la "richiesta antica": "Pregate per me" (pp. 208-209).

Dagli articoli su La Voce del Popolo — rivisti e ampliati — era nata nel 1990 un’opera in francese: Les Témoins de Jéhovah (Cerf, Parigi-Fides, Montréal 1990), che appare ora — integrata da osservazioni specifiche su Il caso Italia (pp. 57-61), e aggiornata nelle statistiche e nella bibliografia (pp. 111-112) — in versione italiana con il titolo I Testimoni di Geova. Lo sforzo dell’autore — come egli stesso precisa nell’Introduzione (pp. 5-10) — è stato quello di offrire una sintesi di un centinaio di pagine, che chiunque può leggere in poche ore, in uno stile facilmente comprensibile anche per il non specialista, che tuttavia non trascura nessuno degli interrogativi che si può porre chi viene in contatto con il geovismo, e insieme permette al lettore almeno uno sguardo sulle ricerche più recenti di carattere storico e sociologico sui testimoni di Geova, di cui viene dato conto in una letteratura quasi mai tradotta in lingua italiana. L’autore esamina così la storia (pp. 13-61), la dottrina (pp. 63-95) e la "vita quotidiana" — cioè gli aspetti sociologici (pp. 97-109) — dei testimoni di Geova. Fra i temi su cui vengono forniti chiarimenti particolarmente utili segnaliamo la questione delle trasfusioni di sangue (pp. 80-82), le ragioni del particolare successo dei testimoni di Geova in Italia — secondo una certa lettura delle statistiche, ormai il primo paese del mondo per numero di testimoni di Geova sul totale degli abitanti — (pp. 57-61), le origini del movimento (pp. 13-23), troppo spesso considerato un unicum che sorge improvvisamente nella mente dei suoi fondatori, mentre si tratta di un fenomeno con una precisa preistoria nel protestantesimo radicale anglo-americano e nelle correnti millenaristiche.


Benché i tre volumi non si presentino con una intentio specificamente pastorale, né si propongano di offrire una confutazione degli errori delle nuove religioni alla luce della dottrina cattolica, la loro funzione pastorale potrà essere di notevole rilevanza. Una bibliografia in corso di pubblicazione in Inghilterra, curata dall’Università di Londra, rileva per la lingua italiana una trentina di volumi di studi sulle nuove religioni — esclusi i testi pubblicati dalle nuove religioni medesime —, contro oltre trentamila in lingua inglese e diverse migliaia in lingua tedesca, mentre per quanto riguarda il francese la situazione è poco migliore dell’italiano, e per quanto riguarda lo spagnolo è peggiore. I titoli in italiano si riferiscono per una buona metà a studi specialistici, per l’altra a opere di taglio polemico che intendono soprattutto mettere in luce gli errori — e la pericolosità sociale — delle nuove religioni, senza preoccuparsi troppo di una descrizione storica, dottrinale o sociologica articolata. Mentre altre opere contengono giudizi discutibili o errori anche gravi, alcuni autori cattolici — segnaliamo, soprattutto, monsignor Giovanni Marinelli, don Ernesto Zucchini, padre Giuseppe Crocetti S.S.S., monsignor Lorenzo Minuti, don Tommaso Conticchio — hanno offerto confutazioni efficaci e puntuali degli errori dei testimoni di Geova. I loro scritti presuppongono però lettori disponibili alla lettura di opere di taglio prevalentemente — quando non esclusivamente — dottrinale, e in ogni caso potranno essere meglio compresi da chi abbia già qualche informazione sui testimoni di Geova. Quanto ai movimenti diversi dai testimoni di Geova, una letteratura di buona divulgazione in lingua italiana è pressoché inesistente. Ci si deve pertanto augurare che un numero cospicuo di cattolici acquisiscano — tramite questi strumenti — almeno le informazioni essenziali sulle sette di origine cristiana, sui nuovi culti e sui testimoni di Geova. Una delle ragioni — anche se non l’unica — per cui l’Italia costituisce il primo paese del mondo per i successi proselitistici dei testimoni di Geova — nonché un terreno fecondo per altre idee e gruppi della nuova religiosità — è certamente costituita dal fatto che gran parte del laicato cattolico — e purtroppo anche del clero — si è finora accontentato sul fenomeno di qualche informazione giornalistica o di seconda mano, pensando forse — erroneamente — che riguardi soprattutto altri paesi

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