giovedì 27 giugno 2013

Famiglia, termini ambigui, questioni etiche





PREFAZIONE DEL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO


Il problema è accresciuto dalla mentalità imperante del positivismo giuridico, per il quale la bontà della legge non è più adeguata alla persona umana, integralmente concepita, ma la procedura concordata per la formulazione e accettazione della legge finisce per adeguarsi alla volontà della maggioranza. Si giunge così a una concezione della "verità politica" e di una democrazia che non saprà sottrarsi al concetto della legge come imposta dal più forte. Ci sono anche diversi concetti oscuri e di difficile comprensione, perché i contenuti stessi richiedono una paziente e serena precisazione. Ciò, naturalmente, si complica quando cresce la riluttanza ad accettare la legge naturale e a vincolare le leggi a un riferimento etico. Ovviamente, non possiamo porre al margine la ricchezza della fede che dà speciale profondità a ciò che la ragione può cogliere.

Molto opportuno è l'insegnamento del Catechismo della Chiesa cattolica: ""L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale [...]. Dio stesso è l'autore del matrimonio" (GS 48). La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale, poiché "la salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (GS 47)" (n. 1603).
Non è intenzione di questa iniziativa combattere o andare contro istituzioni e persone e, ancor meno, fare imposizioni. Vorremmo piuttosto proporre, persuadere con amore, indirizzando verso la verità, con rispetto, con la speranza che si instauri e si rafforzi un dialogo fecondo. Non possiamo eludere la verità alla quale l'uomo ha diritto per poter respirare secondo una genuina libertà. Certe espressioni approfittano della scarsa informazione o dell'ingenuità di quelli che ne fanno uso, i quali, sedotti dall'ambiguità, non si rendono perfettamente conto dell'inganno. In tal modo si cerca di manipolare la stessa opinione pubblica, occultando aspetti sgradevoli o scioccanti della realtà o della verità. Poiché i termini coniati non sono propriamente innocenti, coloro che ne sono gli autori cercano di far progredire i metodi per ottenere i fini che essi desiderano raggiungere alterando il significato dei termini. Ciò per evitare un rifiuto che essi stessi vedono come un rischio normale.
L'astuzia nella ricerca di espressioni ambigue, raggiunge livelli preoccupanti. Si inizia a parlare di un linguaggio orwelliano. Il prestigioso scrittore George Orwell, in 1984, faceva la critica delle forme totalitarie nelle quali, a scopo di propaganda, certi termini ripetuti per suscitare riflessi condizionati sfuggivano alla chiarezza dell'intelligenza e finivano per assumere un significato contrario; ad esempio, schiavitù significa libertà, il male si identifica col bene, la menzogna con la verità.
Si è denunciato il fatto che uno dei sintomi più preoccupanti dell'offuscamento morale è la confusione dei termini che porta a livelli estremamente degradanti quando essi vengono utilizzati, con freddo calcolo, per ottenere un cambiamento semantico, cioè del significato delle parole, in una maniera artificiosamente pervasiva. Questa incredibile capacità di mutazione semantica, che mostra il vuoto di un'antropologia, si manifesta anche nei concetti dei "diritti", che diventano selettivi e capricciosi.


Non sempre è coerentemente riconosciuta l'universalità dei diritti; si fanno infatti delle "eccezioni", le quali negano lo spessore e l'integralità dei diritti, specialmente riguardo a quanto detto nell'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona". L'impressionante dilagare del massacro dell'aborto mostra l'uso relativo di un diritto, che dovrebbe essere fondamentale. Giovanni Paolo II ha scritto: "I diritti umani, infatti, sono strettamente intrecciati tra loro, essendo espressione di dimensioni diverse dell'unico soggetto, che è la persona. La difesa dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani è essenziale per la costruzione di una società pacifica e per lo sviluppo integrale di individui, popoli e nazioni" (1).


Nell'equivocità crescente si arriva anche a proporre nuovi diritti, non come conquista in temi prima non riconosciuti che meritano di essere presi in considerazione, ma come nuove forme di manipolazione. A questo riguardo, è stato validamente affermato da p. Abelardo Lobato: "Presi separatamente, sembrano concetti affascinanti, ma non è una questione di novità ma più precisamente una propria diversità del linguaggio, con lo scopo di sottrarre alcuni diritti umani a ogni norma etica per relegarli nella privacy attraverso un linguaggio ambivalente che porta avanti idee e pratiche che contraddicono ciò che a prima vista significano. Un'espressione è manipolata, e camuffata per penetrare tutti gli ambienti attraverso i potenti mezzi di comunicazione. Esiste una separazione sempre più grande fra il pensiero, la realtà stessa, e la parola che esprime, la quale diventa oggetto di manipolazione. Alla fine vengono negate le tre cose che i termini sembrano affermare: la novità, i diritti, e "l'humanum". Per non offendere l'orecchio, si sostituiscono espressioni alternative, per esempio, interruzione di gravidanza per esprimere l'aborto, l'eutanasia per significare un mal morire, la pillola del giorno dopo per esprimere un abortivo" (2). Spesso la Chiesa è presentata come ostacolo alla libertà, sfiduciata e intollerante. Le seguenti affermazioni di Hegel diventano assai opportune: "Ma che l'uomo fosse libero in sé e per sé, per virtù della propria sostanza, che fosse nato libero come uomo, questo non seppero né Platone, né Aristotele, né Cicerone, né i giuristi romani, benché solamente in questo concetto stia la sorgente del diritto.
Soltanto nel principio cristiano lo spirito individuale personale assume essenzialmente valore infinito, assoluto; Dio vuole che si porti aiuto a tutti gli uomini. Nella religione cristiana si fece strada la dottrina secondo cui tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio, perché Cristo li ha chiamati alla libertà cristiana". E aggiunge: "Queste affermazioni fecero sì che la libertà diventasse indipendente dalla nascita, dalla condizione sociale, dall'educazione, ecc. [...]. Il sentimento di tale principio fermentò per secoli, per millenni, producendo i più giganteschi rivolgimenti" (3).
Ci sono alcuni termini, presenti dappertutto, che sono fonte di speciali difficoltà. È il caso del concetto di "discriminazione". L'equivocità è particolarmente pericolosa. Inizialmente suscita una reazione di simpatia: come non essere contro le discriminazioni? Questo sembra essere un effetto del rispetto dei diritti umani. Ma la prima e spontanea reazione favorevole cambia quando i contenuti concreti sono meglio esaminati. In nome della non-discriminazione nei Parlamenti vengono diffusi i progetti delle unioni di fatto, anche delle unioni omosessuali e lesbiche, e persino con la possibilità di adozione.


Un caso recente che meglio può illustrare il problema (e che è considerato concretamente) è quello del CEDAW. Tale sigla significa Convenzione sull'eliminazione delle discriminazioni contro le donne. C'è una evidente ostilità contro la famiglia, la quale rappresenterebbe un luogo di moderna schiavitù. Per cui, essere sposa e madre equivarrebbe a essere discriminata da coloro che sostengono i principi morali, ancorati ai veri diritti umani. E se direttamente non è invocato il "diritto" all'aborto, in forma subdola questa via non si esclude. Discretamente, senza fare chiasso, la possibilità sarà ripresa in altre forme, sia con l'interpretazione dei contenuti assai equivoci nella "salute riproduttiva", sia con il ricorso a strumenti abortivi, sia con l'introduzione di una nuova definizione dell'aborto, limitato al tempo posteriore e non dal concepimento all'annidamento dell'embrione. Ci troviamo di fronte a una bufera concettuale.
In alcuni casi le equivocità sono in realtà grossolane e più ampie. In nome dei diritti delle donne non soltanto l'aborto è stato presentato quale loro diritto, come se l'embrione fosse proprietà della madre e costituisse un'appendice, ma si è giunti a combattere la gravidanza come se si trattasse di una specie di malattia e il "nascituro" fosse un ingiusto aggressore. Si è arrivati così a parlare, per qualche tempo, del "vaccino anti-baby". Siamo nel pieno occhio del ciclone originato dal secolarismo e dal relativismo etico. Riguardo alla equivocità e alla verità nel linguaggio è ben noto il pensiero di Heidegger. L'equivocità non aiuta l'autenticità (4).
Il Santo Padre ha denunciato una "civiltà malata" da diversi punti di vista, poiché "la nostra società s'è distaccata dalla piena verità sull'uomo, dalla verità su ciò che l'uomo e la donna sono come persone" (5). Egli fa poi riferimento alla falsificazione prodotta da certi moderni strumenti di comunicazione sociale "soggetti alla tentazione di manipolare il messaggio, rendendo falsa la verità sull'uomo" (6). È in corso una pressione sistematica sull'opinione pubblica: "A volte sembra proprio che si cerchi in ogni modo di presentare come "regolari" e attraenti, conferendo loro esterne apparenze di fascino, situazioni che di fatto sono "irregolari"" (7). 
Un caso tipico è il riferimento all'"amore libero". Si usano espressioni che danno la sensazione di un universo di libertà, quando, in realtà, in luogo della libertà regna una vera e propria schiavitù. Giovanni Paolo II, senza giri di parole, così si esprime: "Certamente contrario alla civiltà dell'amore è il cosiddetto "libero amore" [...]. Seguire in ogni caso il "vero" impulso affettivo in nome di un amore "libero" da condizionamenti significa, in realtà, rendere l'uomo schiavo di quegli istinti umani che san Tommaso chiama "passioni dell'anima". Il "libero amore" sfrutta le debolezze umane fornendo loro una certa "cornice" di nobiltà con l'aiuto della seduzione e col favore dell'opinione pubblica. Si cerca così di "tranquillizzare" la coscienza, creando un "alibi morale" [...]. Una libertà senza responsabilità, costituisce l'antitesi dell'amore". Il Santo Padre ha denunciato anche alcune espressioni entrate diffusamente in circolazione come "pro choice", che si camuffa ugualmente con il libero esercizio della libertà: "Nel contesto della civiltà del godimento, la donna può diventare per l'uomo un oggetto, i figli un ostacolo per i genitori, la famiglia un'istituzione ingombrante per la libertà dei membri che la compongono. Per convincersene, basta esaminare certi programmi di educazione sessuale, introdotti nelle scuole, spesso nonostante il parere contrario e le stesse proteste di molti genitori; oppure le tendenze abortiste, che cercano invano di nascondersi dietro il cosiddetto "diritto di scelta" ("pro choice") da parte di ambedue i coniugi, e particolarmente da parte della donna. Sono soltanto due esempi tra i molti che si potrebbero ricordare" (9).
Negli Stati Uniti c'è una lotta semantica: per reagire al "pro choice" i difensori della vita dicono che il migliore "pro choice" è il "pro life".
Nell'Evangelium vitae il Papa, con vigore profetico, ha denunciato tutta la malizia sistematica che c'è nel convertire addirittura il "delitto" in "diritto": "La nostra attenzione intende concentrarsi, in particolare, su un altro genere di attentati, concernenti la vita nascente e terminale, che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di "delitto" e ad assumere paradossalmente quello del "diritto", al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l'intervento gratuito degli stessi operatori sanitari. Tali attentati colpiscono la vita umana in situazioni di massima precarietà, quando è priva di ogni capacità di difesa. Ancora più grave è il fatto che essi, in larga parte, sono consumati proprio all'interno e ad opera di quella famiglia che costitutivamente è invece chiamata a essere "santuario della vita"" (10).
Di recente il Papa ha espresso la sua preoccupazione in occasione di un discorso rivolto a un gruppo di Vescovi del Brasile: "Una proposta pastorale per la famiglia in crisi presuppone, come esigenza preliminare, una chiarezza dottrinale, effettivamente insegnata nel campo della teologia morale, sulla sessualità e sulla valorizzazione della vita [...].  

Alla base della crisi della famiglia si percepisce la rottura fra l'antropologia e l'etica, caratterizzata da un relativismo morale secondo il quale si valorizza l'atto umano, non in riferimento a principi permanenti e oggettivi, propri della natura creata da Dio, ma conformemente a una riflessione meramente soggettiva su ciò che è più conveniente al progetto personale di vita. Si produce pertanto un'evoluzione semantica in cui l'omicidio si chiama morte indotta, l'infanticidio aborto terapeutico e l'adulterio diviene una semplice avventura extramatrimoniale. Non avendo più una certezza assoluta nelle questioni morali, la legge divina diviene una proposta facoltativa nell'offerta variegata delle opinioni più in voga" (11).
Curiosamente, tante espressioni equivoche hanno la loro origine nell'idea che i cambiamenti siano esigenze della modernità, che è un termine anch'esso da chiarire. Ecco la descrizione che Thomas Mann offre della "modernità": "Uno dei caratteri del nostro tempo è la problematizzazione di ogni cosa, anche di quelle eterne, sacrosante, indispensabili e primordiali, divenute apparentemente impossibili, apparentemente scadute, oggigiorno, in modo irreversibile. [...] La libertà, l'individualismo, un rafforzato senso della personalità [...] l'idea del "diritto alla felicità", facilitano allo scontento, al desiderio di liberazione" (12).
Da alcuni anni, il Pontificio Consiglio per la famiglia è andato osservando la scalata di quel processo che genera confusione. Già in Francia era noto il ricorso all'espressione "interruption de la grossesse", per non impiegare il termine "aborto".  

Alcuni anni fa, durante la celebrazione dell'Anno internazionale della famiglia, ebbe inizio il gioco delle interpretazioni con la messa in circolazione, dall'istanza coordinatrice delle Nazioni Unite, dell'uso del termine "famiglie" soltanto al plurale, e con riluttanza all'impiego di "famiglia" al singolare, al fine di porre dolorosamente un veto al modello di famiglia voluto da Dio nel suo progetto della Creazione: la famiglia fondata sul matrimonio, patrimonio dell'umanità. Così, sotto il termine "famiglie", potevano essere salvaguardate tutte le forme di unione, come famiglie "club", alle quali faceva riferimento Louis Roussel nel suo libro La famille incertaine (13), dove si negava l'istituzione naturale della famiglia e la si riduceva a semplici accordi o patti mutevoli in una prospettiva di "privatizzazione". Egli fu attivo ideologo dell'Anno internazionale della famiglia. In tale occasione, come si ricorderà, venne adottato il logo che riproduceva un tetto sotto il quale si univano due cuori, con una freccia lanciata verso l'infinito. In tal modo si indicava il futuro incerto della famiglia, la sua scomparsa nel futuro, che è stata spesso annunciata, sebbene non abbia maggiore fondamento nella realtà e nelle previsioni. Le stesse ideologie contro la famiglia hanno dovuto riconoscere questo fatto.
Fu proprio intorno all'Anno internazionale della famiglia che si mostrò più decisivo l'intento di mettere in moto slogan ed espressioni ambigue per servirsi dei molti mal informati e, frequentemente, anche mal formati, almeno nel campo di un umanesimo integrale, come quello indicato dal Papa Paolo VI nell'enciclica Populorum progressio sulla dottrina sociale e, particolarmente, in un'antropologia di consistenza etica: "È un umanesimo plenario che occorre promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini? Un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a Dio che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma "senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l'uomo. L'umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano". Non v'è dunque umanesimo vero se non aperto verso l'Assoluto, nel riconoscimento d'una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana. Lungi dall'essere la norma ultima dei valori, l'uomo non realizza se stesso che trascendendosi, secondo l'espressione così giusta di Pascal: "L'uomo supera infinitamente l'uomo"" (14).
Nella Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, svoltasi al Cairo nel 1994, si doveva sfruttare tutto un concentrato carico ideologico, dinamico e funzionalmente organizzato, nel quale, oltre che attivare meccanismi che si sarebbero dimostrati miti inconsistenti, come quello della "rivoluzione o dell'esplosione demografica", volti a suscitare l'allarme della sovrappopolazione, si ricorreva a espressioni come "sexual rights", "reproductive rights" (come in precedenza era stato fatto con "family planning", per incoraggiare la contraccezione e rifiutare come inutili i metodi naturali).
 
In tali espressioni, in realtà si cercava di sottrarre gli adolescenti e i giovani alla famiglia, all'educazione e all'autorità dei genitori, riempiendoli di informazioni riguardanti le "libere" scelte per evitare la gravidanza, le malattie a trasmissione sessuale, diffondendo, senza altre "pressioni", ogni tipo di contraccettivo. Naturalmente nella Conferenza del Cairo non si escludeva come un diritto il ricorso all'aborto. Fu necessario il messaggio che il Santo Padre indirizzò ai capi di Stato e alla signora Nafis Sadik per richiamare l'attenzione sullo "stile di vita" che si voleva imporre ai giovani e sulla responsabilità dei governanti al riguardo (15). Un caso interessante fu successivamente la preparazione e lo svolgimento della Conferenza di Pechino sulla donna, per ciò che concerne il termine "gender". Il Pontificio Consiglio per la famiglia mise in evidenza l'uso ambiguo e ideologizzato che si stava introducendo, nonostante si assicurasse alla delegazione della Santa Sede la volontà di ricorrere all'uso "tradizionale" del termine. Non dovette trascorrere molto tempo prima di rilevare quanto la questione implicava e come fosse necessario chiarire le cose. 

La famiglia e la vita sono come poli inseparabili di una stessa realtà, di una stessa verità che è una buona novella, un vangelo: "Spetta altresì ai cristiani il compito di annunciare con gioia e convinzione la "buona novella" sulla famiglia, la quale ha un assoluto bisogno di ascoltare sempre di nuovo e di comprendere sempre più a fondo le parole autentiche che le rivelano la sua identità, le sue risorse interiori, l'importanza della sua missione nella Città degli uomini e in quella di Dio" (16). La famiglia e la vita sono letteralmente sotto il bombardamento di un linguaggio ingannevole, che non favorisce, ma offusca il dialogo tra gli uomini e i popoli. Senza la ricerca della verità, l'universo della libertà è contaminato e posto in grave pericolo. Non esiste libertà senza la verità.
Tutto ciò che ho riferito è stato il contesto che ha fatto sorgere in me l'idea di realizzare un servizio impegnativo di paziente chiarimento. Il momento in cui venne decisa l'elaborazione di questo Lexicon fu in occasione di un incontro con le Organizzazioni non governative (ONG) a Roma, dal 26 al 27 novembre 1999, durante il quale affiorò drammaticamente la preoccupazione e l'opportunità di informare i partecipanti nelle diverse conferenze e riunioni delle Nazioni Unite, come pure i Parlamenti, i Movimenti apostolici ecc. riguardo ai termini e alle espressioni ambigue, per evitare che essi rimanessero sorpresi e disorientati nella loro buona volontà. Dall'incontro con le ONG fu tratta una prima lista di espressioni ambigue più generalizzate e correnti, che poi, in occasione di riunioni successive, venne ampliata. Inizialmente sembrò sufficiente precisare il contenuto di alcune di queste espressioni, ma in seguito si vide che occorreva compiere uno sforzo maggiore e che era necessario ricorrere alla collaborazione di esperti. L'accoglienza del progetto fu generosa e quindi stimolante. Siamo così giunti a raccogliere 78 espressioni che sono state elaborate, nella maggior parte, da persone di riconosciuta competenza e prestigio, cosa che risulta evidente già a un primo sguardo, e da altri esperti, forse meno noti, ma con una buona conoscenza del tema loro affidato.
Quando, in occasione del concistoro straordinario svoltosi nel mese di maggio del 2001, ebbi modo di informare i cardinali presenti riguardo al progetto di Lexicon, l'accoglienza fu molto calorosa, e anche dopo da parte dei giornalisti. Poiché abbiamo ricevuto proposte di case editrici di differenti lingue e nazioni, la nostra intenzione è quella di offrire il volume in diversi idiomi.
Abbiamo stabilito di iniziare con la versione italiana, affidandola alle Edizioni Dehoniane di Bologna, con le quali abbiamo avuto la positiva esperienza della buona diffusione del nostro Enchiridion, che è giunto rapidamente alla sua seconda edizione.
È stata di grande soddisfazione l'approvazione della Congregazione per la dottrina della fede, che ha appoggiato pienamente i nostri propositi. Il presente testo, curato da competenti professionisti, raccoglie i contributi ricevuti in un unico volume, realizzato secondo criteri tecnici e lessicografici, quali l'ordine alfabetico dei termini, una sintetica introduzione al contenuto di ciascun articolo (opportunamente differenziato dal corpo di quest'ultimo mediante un differente carattere tipografico) e un breve profilo biografico di ognuno dei redattori.
Speriamo che questo Lexicon possa rappresentare uno strumento utile per la nobile e urgente causa della famiglia e della vita. Siamo consapevoli che il campo delle equivocità è grande e forse una prossima edizione potrebbe essere arricchita con nuove voci. In questo sforzo di chiarire le ambiguità attraverso una ricerca approfondita della verità, guidati dalla ragione e illuminati dalla fede, in totale obbedienza al magistero, il lettore troverà, come speriamo, i contenuti genuini e gli obiettivi che fanno parte della proclamazione del vangelo "sine glossa".
Festa dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre 2002
ALFONSO Card. LÓPEZ TRUJILLO


1) Messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 1999.
2) Cfr su questo aspetto A. Lobato, Homo loquens, Uomo e linguaggio, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1989.
3) G.W.F. Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, vol. 1, La Nuova Italia, Firenze 1998, 61.
4) Per Heidegger, nel suo linguaggio complicato e nel suo interessante pensiero, l'uomo è "pastore dell'essere"; la verità non è la conformità del giudizio con l'essere, ma un modo di rivelarsi della realtà (è la a-lethe-ia) che non si occulta e che ha nel linguaggio "la mansione dell'essere". La verità è uno svelarsi. Attentano contro l'autenticità di questo svelarsi la chiacchiera, la curiosità e l'equivoco (cfr M. Heidegger, Tempo ed essere, Fratelli Bocca Editori, Milano-Roma 1953, 174-179).
5) Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 20.
6) Gratissimam sane, 20.
7) Gratissimam sane, 5.
8) Gratissimam sane, 14.
9) Gratissimam sane, 13.
10) Enciclica Evangelium vitae, 11.
11) "Allocuzione durante la visita ad limina dei Vescovi della Regione est II della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile", in L'Osservatore Romano, 17 novembre 2002.
12) T. Mann, Lettera sul matrimonio.
13) Cfr L. Roussel, La famille incertaine, Éd. Odile Jacob, Paris 1989.
14) Enciclica Populorum progressio, 47.
15) Cfr Lettera del Papa Giovanni Paolo II ai capi di Stato, in L'Osservatore Romano, 15 aprile 1994, 1; cfr "Messaggio del Santo Padre alla sig.ra Nafis Sadik, Segretario generale della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo", in L'Osservatore Romano, 19 marzo 1994, 7.
16) Esortazione apostolica Familiaris consortio, 86.

lunedì 24 giugno 2013

Femminismo e nazionalsocialismo



Fonte: http://www.avoiceformen.com/feminism/feminist-governance-feminism/feminism-has-a-mussolini-flavor/

The French newspaper Le Monde called us “extremists” when we dared to compare feminist ideology with the KKK’s worldview or with National-Socialist ideology[1].
But the problem is that the comparison between national-socialism and feminism – and between the individuals who adhere to (any of) these two ideologies – is rooted in factual reality. Not a week goes by without seeing some feminists expressing eugenic policies as something desirable to be conducted against the human male population and rarely a day goes by without seeing an egregiously misandric message being promoted through a mainstream media channel. This state of affairs is quite similar to the ones described by people that lived in Germany in the 1930s.
But besides this general state of affairs almost throughout the world (as it’s increasingly hard to find a place on the map that has not been affected), Italian men and boys, after being declared a war against by their own government[2], can see it even closer.
Laws that make crimes punished more strongly if the alleged victim is a woman and laws that allow feminist lawyers to start court cases that cannot be stopped by the alleged female victims – are being proposed in Italy right now after the two major parties have lost the elections due to their corruption and were compelled into a forming a joint government in order to avoid seeing Beppe Grillo’s 5 star movement getting anywhere close to the power.
In this political environment, a misandric law is proposed and likely to be passed. The law states, amongst other things, an egregiously misandric principle:[3]
The punishment is increased by 33% up to 50% if the crime […] is committed against women …
This law proposal belongs to Alessandra Mussolini.  In 2006 she defined her political ideas as follows:
I am proud of being a fascist … better fascist than gay.
Her grandfather was the national-socialist dictator Benito Mussolini (former member of the Italian Socialist Party) who imposed racist laws in 1938 and was executed in 1945[4].
MussolinicropAfter some stripper activity for PlayBoy and other media, thanks to her name, Alessandra Mussolini entered in politics in 1992 with MSI (Movimento Sociale Italiano – The Italian Social Movement). MSI was essentially the national-socialist party – although the name “fascist” or “national-socialist” was not used because it was forbidden. MSI later changed its name into AN (Alleanza Nazionale – the National Alliance).
She abandoned AN in 2003 when its leader, Gianfranco Fini, went to Israel begging pardon for the race laws passed in Italy in the year 1938.  Then, Alessandra Mussolini founded her new fascist party, remaining irrelevant until finally she joined the Berlusconi’s populist party, PdL(Popolo della Libertà – The People of Freedom) in the year 2008.
Her relations with feminism have not always been good. In 2001, in a TV program, Mussolini kicked the minister for Equal Opportunities. In 2010, another minister for Equal Opportunities told that Mussolini is a “Vajassa” (referring in Napoletan dialect to her intellectual level). But when Berlusconi made her the president of the commission for children (!!), she started helping alienating mothers coming closer to feminism.
In a TV program in 2012 she went on to say:
I am not sure that I would allow a child to have contact with the father
The other laws, proposed by the left component of the feminist/fascist alliance, are even more dangerous because the racket of false “gender violence” accusations is controlled by leftoid feminists.
According to their laws, they want 85 million € (113.5 million US$) to make shelters for women only. Since many women refuse to go to their shelters, feminists consider that women are idiots who are not able to choose wisely what to do.  So they propose a law according to which proceedings against men can be started by third parties (in practice by feminist lawyers that gain over the conflicts), without the consent of the alleged victim, and cannot be stopped. In other words, you don’t have to do anything – it’s enough for the State to decide to intervene into your family and they’ll soon be able to do it with impunity.
Furthermore, they propose a law that allows non-EU women to get a residence permit by just making a false claim of “gender violence”, presumably against Italian men [5].
In other words, if you are a woman and want to live in Italy – just go there, make a random allegation of “gender violence” and the problem is solved as no-one will dare anytime soon to question what are you talking about or even express mild skepticism to your claims.
So, next time you have doubts that feminism has no place in the same sentence with words like “equality” – just look into the laws of Italy, Spain, Sweden, the UK, France, Croatia, Denmark, Norway, Moldova, Romania and so many other European nations.
Feminism is, and has always been, about money, political power and statist control.
Welcome to the Brave New World!
References:
[1] www.lemonde.fr/technologies/article/2013/06/05/facebook-les-masculinistes-lancent-la-contre-offensive_3423966_651865.html
[2] http://www.avoiceformen.com/feminism/government-tyranny/italy-declares-war-against-italian-men/
[3] http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00703298.pdf – Mussolini’s law proposal (in Italian)
[4] http://en.wikipedia.org/wiki/Benito_Mussolini
[5] http://27esimaora.corriere.it/articolo/violenza-domestica-una-leggeper-intervenire-anche-senza-denuncia
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La Sollecitazione a Fatica, il Limite Centrale e il Caos Indotto - Associazione di Associazioni Nazionali per la tutela dei Minori





Fonte: http://www.adiantum.it/public/3365-la-sollecitazione-a-fatica,-il-limite-centrale-e-il-caos-indotto.asp


La Sollecitazione a Fatica, il Limite Centrale e il Caos Indotto - Associazione di Associazioni Nazionali per la tutela dei Minori

Ho la fortuna di essere un uomo non sposato, cognato “d´acquisto” del compagno di mia sorella, e vi scrivo da R****. Non so se “cognato” sia, nel mio caso, la parola più adatta. So per certo che mio “cognato” è una persona assolutamente normale, un operaio, ha un figlio di 10 anni, ma ha avuto la ventura di sposarsi circa 11 anni fa.
La sua separazione (iniziata nel 2007) sta durando più di quanto sia durato il suo matrimonio. Accusato di abusi da parte della ex-moglie, è iniziato il suo iter. Gli avvocati lo definirebbero ´procedimento di separazione´, gli psicologi ´percorso psicologico di genitorialità´, i credenti cattolici ´calvario´.
Io lo definisco, da fisico e da osservatore esterno, ´sollecitazione a fatica´.
La fatica, per noi fisici, non è solo quella che fa sudare. Prendete una barra di acciaio, piegatela in un senso e nell´altro e ripetete l´esercizio tante volte. E´ come quando cercate di separare due vaschette di yogurt. Ciascuno delle sollecitazioni o delle deformazioni che imprimete, non è tale, di per sé, da rompere la struttura. E´ la ripetizione ciclica, il numero dei cicli a causare il collasso.
Allora dicevo del suo iter. Accusato di abusi da parte della moglie in via di separazione, mio “cognato” è obbligato a lasciare affetti (prima si occupava del figlio al 50% ora al 10% circa) ed effetti (casa alla moglie etc...).
Penso che l´allontanamento coatto di un genitore da casa, specie quando il figlio è da lui accudito, sia già di per sé una forte sollecitazione a fatica per il minore. La prima di una lunga serie di cicli.
Poi i genitori sono sottoposti ad una prima CTU. Anche il figlio, ed è il suo secondo ciclo a fatica. E´ una CTU particolare, perchè prima della CTU il figlio viene ripetutamente sentito, osservato “interrogato” a porte chiuse da una psicologa dell´ASL, che si rivela essere la moglie dell´avvocato di parte. Più precisamente la parte della ex-moglie, la parte attrice.
In Italia accade davvero di tutto. Anche che vostro figlio sia valutato a porte chiuse da una psicologa ASL in pieno conflitto di interessi. E´ un po´ come chiedere a un produttore di lampadine se la vostra casa è illuminata a sufficienza e se le lampadine sono a posto: la risposta dell´esperto è quasi scontata. Mi scuso per questo paragone, perchè un minore non è una lampadina, ma lascio a voi decidere su come poi nella realtà sia stata gestita la separazione. Sottoponete una lampadina a accensioni e spegnimenti successivi, rapidi e continui e vedrete che durerà ben poco. Se qualcosa si rompe, non è perchè fosse difettoso. Si rompe a fatica.
Dicevo che il minore, che al tempo frequentava l´asilo e ora va per le scuole medie, viene sentito dalla CTU. Tre psicologi, due avvocati, dieci sedute. La CTU conferma che il padre è un buon padre e che la madre è una buona madre e consiglia l´ampliamento delle visite per il padre “fino al chiarimento della questione penale”.
Dopo la CTU civile, scatta la perizia penale. Altra sollecitazione a fatica ed è la terza. Un PM, quattro psicologi (due di parte, uno del PM e uno del giudice) due avvocati. Il figlio è allontanato dal padre per sei mesi per l´intervento del tribunale dei minori che, dopo attenta valutazione, decide di non essere competente e lascia il caso. La perizia penale si conclude favorevolemente per il padre, consiglia che suo figlio debba essere lasciato in pace e debba terminare l´accanimento degli "esperti". Tra cui, in primis, la psicologa dell´ASL, che, essendo la moglie dell´avvocato di parte, forse non è la più indicata e super partes.
Ma la fatica non termina, perchè viene rinnovata la CTU. Altri tre psicologi, due avvocati, quattro sedute. La CTU non si smentisce e valuta che il padre è un buon padre e la madre è una buona madre e consiglia l´ampliamento delle visite con pernottamento.
E siamo al quarto ciclo a fatica. Ma nulla da fare. La mamma del bambino, senza nulla dire al padre, porta il figlio in un centro anti-abuso di un grande Ospedale di T., per un problema di ragadi. Il minore è visitato, scrutato, forse interrogato. Le ragadi, dovute all´improprio uso di supposte lassative da parte della madre, scompaiono con una semplice dieta alimentare. Il padre, allarmato da quanto a sua insaputa si è agito e si sta agendo sul figlio in un centro anti abusi, ha un piccolo infarto, forse conseguenza del ricordo di quanto il figlio ha vissuto già nel passato e di quanto può subire in futuro a causa di valutazioni frettolose.
Quinto ciclo. Segue altra pesante denuncia della "Parte attrice" presso la Procura di Torino e il Tribunale dei Minori e sostenuta da un innocuo disegno sui sentimenti fatto a scuola. Un PM, un GIP, due avvocati e una nuova archiviazione. Anche il Tribunale dei Minori archivia, dopo quattro mesi.
Mia sorella (nuova compagna di questo padre e di lui innamoratissima) inizia ad assumere blandi ansiolitici e impara a convivere con gli attentati alla salute del compagno. Sesto ciclo. Il Tribunale (tre giudici) ordina la presa in carico del minore di nuovo da parte dell´ASL.
L´ASL svolge alcuni colloqui psicodiagnostici con i genitori e con il minore e, forse contrariamente alle richieste della madre, sostiene che egli non abbia necessità di essere seguito e che nulla osta ad una ancora maggior frequentazione con il padre.
Settimo ciclo. Ma la "Parte attrice" non si rassegna: l´ASL,con la relazione, avrebbe male agito, male scritto, male interpretato; secondo l´attrice il minore sta male e devono cessare i pernottamenti presso il padre (che sono ripresi da oltre quattro anni). Altra perizia (di parte). Due avvocati, due psicologi, tre giudici. Altre istanze, altre carte.
In tutto, ad oggi, si sono avvicendati otto giudici (7 civili e due penali), due PM, dieci psicologi, cinque avvocati (tre civili e due penali).
Due considerazioni, anzi tre.
La prima. Statisticamente, ad eccezione di chi ha lavorato in smaccato conflitto di interesse, tutti gli esperti del tribunale hanno sancito che entrambi i genitori siano buoni genitori. Tutti i procedimenti penali si sono conclusi con archiviazione. Tutte le valutazioni psicologiche hanno sancito che il minore debba essere lasciato in pace. In Fisica statistica, vige il principio del limite centrale: quando più le valutazioni convergono, tanto più significa che forse siamo vicini alla verità. Verità che, tuttavia, alcuni stentano a riconoscere, scientemente o meno. E purtroppo ognuno pro domo sua. In primis, gli avvocati guerrafondai o gli psicologi asseveranti le teorie più balzane. Questo mi fa ritenere un uomo felicemente non sposato.
La seconda. Il meccanismo di rottura a fatica sta avendo i suoi effetti sugli adulti: blandi ansiolitici per mia sorella e farmaci anti-stress cardiaco per mio “cognato”. A quanto pare non vi sono effetti sul minore. Ciò che è davvero inspiegabile, è che la madre del bambino non abbia espresso lietezza sulle condizioni del figlio, ma abbia criticato l´operato dell´ultima psicologa ASL. Malignamente mi verrebbe da pensare che, secondo lei, il minore debba stare male a tutti i costi, perchè solo così è possibile addossare colpe all´ex marito. E la tesi balzana, sostenuta dalla psicologa di parte, è: “se il minore sta bene è merito della madre, se sta male è colpa del padre”. Questo mi fa ritenere l´Italia un paese di poeti, Santi e navigatori.
La terza. Il meccanismo di rottura a fatica si arresta interrompendo la “fatica” e censurando la sollecitazione. Non sempre il tempo ha un effetto smorzante. Non sempre il tempo è galantuomo. Talvolta, fisicamente, la dinamica che porterebbe alla rottura (psichica, fisica o altro) si smorza da sola, spontaneamente. Talvolta invece si esalta, proprio a causa di sollecitazioni che ci provengono da altri, specie dai guerrafondai che fanno del conflitto indotto la propria ragione di vita e di guadagno.
E´ nostro compito, da cittadini, saper filtrare ed eventualmente respingere le sollecitazioni al conflitto, ma dovrebbe essere compito degli Ordini professionali “silenziare” i guerrafondai. D´altro canto, per molti, il caos indotto è la situazione migliore in cui vivere, prosperare, guadagnare.
Ciò che fisicamente non mi spiego è mio “cognato” che, dopo i cicli a fatica, ha preso carta e penna e ha iniziato a scrivere una lettera diretta alla ex-moglie, che inizia con: “Cara M****, approssimandosi le vacanze estive cosa ne pensi se trascorressimo con nostro figlio ...”.
Un messaggio di distensione, che spero disinneschi definitivamente il conflitto indotto.
 
LETTERA FIRMATA

mercoledì 19 giugno 2013

Staminali adulte e omogenitorialità

Staminali adulte e omogenitorialità



Non servono cervelli particolarmente acuti per dire che le coppie dello stesso sesso hanno una sterilità intrinseca, eppure il desiderio di essere genitori sembra la prossima pressante rivendicazione del mondo omosessuale. In Francia, dopo l’approvazione della cosiddetta legge Toubira il dibattito si è già spostato su questa nuovo terreno di conquista. Per poter soddisfare il desiderio di genitorialità queste coppie devono far ricorso a tecniche di procreazione artificiale, quindi il presunto diritto al bambino, passa dalla più completa liberalizzazione delle tecniche di fecondazione assistita.
Oggi la realizzazione di questa vera e propria utopia si realizza attraverso la donazione di sperma nel caso di coppie lesbiche, mentre per le coppie gay occorre un utero da affittare. In entrambi i casi rimane il problema che poi questi bambini avranno sempre un padre e/o una madre naturale di cui presumibilmente non sapranno mai nulla. Ma questi sembrano  problemi di poco conto visto che, nel mondo, queste tecniche sono già una realtà diffusa, tanto che esistono vere e proprie “filiere produttive”.
Invece, la questione seria sarebbe la frustrazione che, con queste tecniche, colpisce quel partner che si ritrova a non avere alcuna parentela genetica con il bambino “fabbricato”. Così si trova scritto in un recente articolo pubblicato su “Le Figaro”, sul quale però si va ben oltre.
Il dottor Lawrence Alexander – chirurgo e presidente della DNAVision – sostiene  che “la tecnologia permetterà agli omosessuali di avere figli biologici con i geni di entrambi i partner”. Questa affermazione è suffragata dalla possibilità scientifica di produrre sperma e ovuli con le cellule staminali adulte: “è già possibile fare un piccolo topo con due padri” – scrive Alexander – “il passaggio alla razza umana di queste tecniche è solo questione di tempo”. Da parte dei promotori dell’ideologia di genere le cellule staminali adulte diventano così la dinamite con cui far saltare l’ultima barriera. L’aspetto inquietante è che l’oggetto vero di questa grande scoperta non era quello di mettersi a fabbricare bambini come Frankenstein, ma di evitare di uccidere degli embrioni per poter curare importanti malattie. Un eterogenesi dei fini veramente perversa.
L’utilizzo di cellule staminali adulte per questa finalità “procreativa” fa calare una notte buia su una sana ecologia umana, si propone una procreazione assessuata che di fatto riduce la sessualità a semplice divertissement; la separazione tra corpo sessuato, procreazione e genitorialità si compie totalmente. Così si vorrebbe realizzare quel terribile sogno di tanti fautori dell’ideologia di genere che è quello di ricreare l’uomo, di “liberarlo” da tutti i limiti e condizionamenti che la natura impone, per renderlo una specie di dio a sé stesso. Con buona pace del Creatore che, per grazia, è “lento all’ira e grande nella misericordia”, ma resta da capire fino a quando, e se, permetterà che l’uomo giochi a sostituirlo.

Dopo aver letto l'articolo,  mi ricordo di un cattolico,  il quale mi smebra avesse aveva scritto che la crisi dell'umanità è passata attraverso diverse tappe, ovvero:

Rivoluzione protestante: CHIESA NO no CRISTO SI'
Rivoluzione Francese: CRISTO no, DIO sì
Rivoluzione Darwiniana-Positivismo: DIO no, NATURA sì
Ora, una nuova rivoluzione:
NATURA NO, "IO" SI'







Una società senza padri - i numeri che nessuno vuole vedere


Di John Flynn, tratto da Zenit.org - Un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal think-tank britannico Centre of Social Justice (CSJ), mette in luce che le famiglie monoparentali raggiungeranno presto un totale di due milioni.
È in atto uno “tsunami della famiglia che sta percuotendo il paese”, ammonisce il direttore del CSJ, Christian Guy, nella prefazione del documento, intitolata: Famiglie divise: perché conta la stabilità.
Il rapporto stima che le famiglie con un solo genitore stanno crescendo ad un ritmo di 20.000 all’anno e che raggiungeranno i due milioni al momento delle prossime elezioni politiche (2015). La convivenza, rileva il dossier, è il principale fattore alla base della crescita delle famiglie monoparentali. Dal 1996, il numero delle persone che convivono è raddoppiato, fino a sfiorare i 6 milioni. Secondo i dati del rapporto, i genitori conviventi sono tre volte più propensi alla separazione entro il compimento dei cinque anni del primo figlio, rispetto alle coppie sposate. Oggi, in Gran Bretagna, un quarto di tutte le famiglie con figli a carico sono guidate da un solo genitore, ed il paese mostra uno dei più alti tassi di rotture familiari nel mondo sviluppato, si legge nel rapporto.
QUANTO COSTANO. Il CSJ ha criticato il governo per aver ignorato il bisogno di stabilità delle famiglie, ricordando quanto detto dal primo ministro Davide Cameron durante la passata campagna elettorale, quando promise «il governo più amico della famiglia di sempre». Eppure il dossier rileva che per ognuna delle 6000 sterline che il governo spende per i costi delle famiglie sfasciate, soltanto una sterlina viene spesa per aiutare le famiglie a mantenersi unite.
Il think-tank mette poi in luce gli enormi costi dell’aumento delle famiglie monoparentali. Il totale dei costi delle rotture familiari ammonta a 46 miliardi di sterline all’anno, quindi poco più di 1500 sterline per ogni contribuente. Questi valori, si legge ancora nel dossier, sono aumentati di quasi un quarto negli ultimi quattro anni.
SENZA PADRI. Un’altra grave conseguenza dell’indebolimento della vita familiare è l’assenza di modelli maschili per i figli. Secondo il dossier almeno un milione di bambini crescono senza la presenza di un padre in casa. Il CSJ, inoltre, descrive come alcune delle regioni più povere del paese siano diventate dei “deserti maschili” poiché ben poche scuole primarie dispongono di insegnanti uomini. In Inghilterra e Galles un quarto delle scuole primarie sono totalmente prive di insegnanti di sesso maschile, mentre quattro quinti delle scuole primarie ne hanno meno di tre.
L’assenza di padri e di modelli di riferimento maschili, osserva il rapporto, è legata a più alti tassi di delinquenza minorile, a precarietà economica e a gravidanze precoci.
NON E’ UN’OSSESSIONE “DI DESTRA”. Il direttore del CSJ ha osservato che i politici trovano sempre delle scuse per non aiutare le famiglie. Alcuni di loro affermano che la politica non debba interferire nelle questioni personali, altri ritengono che i cambiamenti nelle famiglie sono semplicemente parte della vita moderna, mentre altri ancora, addirittura negano che esista il problema del collasso della famiglia. «Questo atteggiamento deve cambiare – sollecita Guy -. Il collasso della famiglia è un urgente tema di salute pubblica», ha dichiarato. «Appoggiare l’impegno e porsi un obiettivo di ridurre l’instabilità non equivale a criticare o stigmatizzare i genitori single o i loro figli», ha detto. Dobbiamo percepire che il sostegno al matrimonio «non è un’ossessione della destra ma un tema di giustizia sociale», ha spiegato il direttore del CSJ. Infatti, ha proseguito, «nella società, i giovani vorrebbero sposarsi, tuttavia le barriere culturali e finanziarie che essi devono fronteggiare nelle comunità più povere, contrastano con le loro aspirazioni».
I BENEFICI DELL’UNITA’ FAMILIARE. L’ampiezza dei problemi determinati dalle divisioni nella vita familiare è stato il tema di un altro dossier britannico, pubblicato lo scorso anno dall’Economic and Social Research Council. Secondo il rapporto, pubblicato dal quotidiano Telegraph lo scorso 7 novembre, assistere allo sfascio della propria famiglia quando si è bambini, è associato a problemi psicologici che emergono dopo i trent’anni.
Numerosi altri studi hanno dimostrato i vantaggi di una vita matrimoniale stabile, con risultati positivi che vanno dagli stipendi più alti per i padri a più alti livelli di salute e felicità. Un sito web sul matrimonio sponsorizzato dalla Conferenza Episcopale degli USA include una pagina (http://www.foryourmarriage.org/what-are-the-social-benefits-of-marriage/) sui benefici sociali del matrimonio.
UN DANNO PER LA SOCIETA’. Nonostante la grande quantità di informazioni che dimostrano l’importante ruolo del matrimonio per la società, il numero delle famiglie monoparentali continua a crescere. Nel 2010, negli Stati Uniti, solo il 63% dei figli viveva in una famiglia con due genitori, contro l’82% del 1970. Questi dati sono stati riportati da un articolo pubblicato lo scorso 20 marzo dal New York Times che rileva anche le condizioni economiche peggiori degli uomini con minore istruzione.
L’articolo cita anche una ricerca che mostra come i bambini che crescono nelle famiglie a più basso reddito, di solito sono cresciuti soltanto dalle loro madri e, a loro volta, sono destinati a diventare genitori di figli con basso reddito.
Con una tale quantità di prove che dimostrano come il declino della famiglia sia dannoso per la società, la domanda che richiede una risposta è come mai i governi fanno così poco per dare sostegno al matrimonio e alle famiglie.

FONTE:
http://www.tempi.it/famiglie-monoparentali-numeri-deserto-maschile-e-una-societa-senza-padri-numeri-di-un-problema-che-nessuno-vuole-affrontare#.UcFVW6x5fTo

Suicidi dei separati. I numeri non detti


  


L’ultimo grido dei senza voce
Il suicidio in Italia al tempo della crisi




http://www.eures.it/upload/doc_1305878239.pdf
link

#sapevatelo !! 28,4 suicidi di separati ogni 100mila abitanti.

giovedì 13 giugno 2013

Basta menzogne sul “femminicidio”: atteniamoci ai dati ufficiali

 

 

Basta menzogne sul “femminicidio”: atteniamoci ai dati ufficiali

Dato che i giornalisti di professione non fanno il loro mestiere, cercherò di farlo io al posto loro. Inoltre, vorrei dimostrare – dati ufficiali alla mano – che il fenomeno del femminicidio non esiste, è pura retorica politica e femminista.
Non è più tollerabile assistere al massacro politico, mediatico e giornalistico del genere maschile e della figura dell’uomo in generale. In quanto uomo mi sento offeso e indignato dalle continue sparate femministe dell’attuale presidente della Camera. Sono un uomo felicemente sposato, a mia moglie devo molto, moltissimo, ma questo non mi impedisce di ricercare sempre la verità dei fatti, non favole retoriche e pretestuose per saziare la frustrazione di alcune donne contro il genere maschile in quanto tale. Credo che sia una forma di discriminazione violenta e inaccettabile. Mi auguro che gli uomini e le donne che ragionano con la propria testa si ribellino a questa propaganda falsa, pericolosa e distruttiva della dignità di milioni di persone. Probabilmente ci sono associazioni che chiedono denaro e la Task Force che si sta approntando sul femminicidio va proprio in quella direzione. Ed è sempre un buono argomento per distogliere l’attenzione sui più gravi problemi economici e sociali che l’Italia sta vivendo. E constato con tristezza e indignazione che i bambini, gli anziani e gli uomini in generale sono scomparsi totalmente dalle cronache di violenza sui media, sia televisivi che cartacei. I bambini, soprattutto, andrebbero tutelati e protetti.
Nel Rapporto sulla criminalità in Italia del Ministero dell’Interno si trovano le tabelle degli omicidi commessi in Italia fino al 2006. E’ possibile scaricare tutto in formato pdf.
http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf
Ebbene, si evince dal capitolo IV, riguardante Gli omicidi volontari e nel capitolo V, Le violenze contro le donne, che gli omicidi in Italia sono passati da 1441 del 1992 a 621 nel 2006. Gli omicidi di stampo criminale sono calati fino a 121 nel 2006 a fronte di 340 nel 1992; contemporaneamente gli omicidi familiari sono arrivati a 192 nel 2006 contro i 97 del 1992 (pag. 118). Gli omicidi familiari sono aumentati, questo è vero e provato.
Vediamo le percentuali per genere e rapporti familiari. Nel periodo 2001-2006 gli omicidi familiari sono suddivisi in questo modo: femmine 62,9 %; maschi 26,0 % ; padri uccisi 25,1 %, madri 7,4 %; figli maschi 18,2 %, femmine 14,5 %; nonni, zii, fratello/sorella, cugini, nipoti maschi 17,2 %, femmine 5,6 % (pag. 119).
Esiste un rapporto di 2-3 a 1 di omicidi di donne rispetto agli uomini in famiglia, ma un padre ha la probabilità di essere ammazzato tre volte tanto rispetto a una madre e lo stesso vale per nonni, fratelli, zii e nipoti.
Passiamo adesso ad analizzare le vittime di violenza nel periodo 2004-2006. I maschi sono il 73,4 %, le donne il 26,6 %. Nel periodo 1992-1994 i numeri sono: maschi 84,7 %, femmine 15,3 %. La violenza contro il genere femminile è aumentata dell’11,3 % in 14 anni (pag. 123). C’è un dato interessante che viene sempre ignorato quando si parla di violenza contro le donne. Sotto la voce Autori di omicidi, si scopre che la percentuale degli omicidi commessi da donne è passata dal 5,1 % del 1992-94 all’8,3 % del 2004-06 (pag. 126). Sono quasi raddoppiati in 14 anni.
A pagina 132-33 si parla di quasi 7 milioni di donne, tra i 16 -70 anni di età, che si presume abbiano subito un qualche tipo di violenza fisica o sessuale nell’arco della vita. Purtroppo, in questo caso,non viene citata alcuna fonte. Questo dato non può essere preso in considerazione perché manca totalmente qualsiasi tipo di registrazione documentale che attesti simili cifre.
Andiamo avanti. Si scopre – cosa incredibile anche per me – che l’uomo violento ha subito nel corso dell’infanzia violenza fisica o sessuale in percentuali maggiori da parte della madre: madre violenta verso il figlio maschio 42,4 % sì, 6,5 % no; padre violento verso il figlio maschio 34,8 % sì, 6,2 % no (pag. 139).
Prendendo un’altra fonte su internet si scopre che le donne sono responsabili del 15,1 % del totale degli omicidi nel 2010, quindi il triplo rispetto al 1992-94. Nello stesso articolo, dati Eurispes, scopriamo che gli infanticidi sono aumentati di quasi cinque volte in due anni. Infatti dai 4 del 2008 passiamo ai 18 del 2010.
http://unimarconi.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10426770
Confronto con gli altri Stati europei
Riprendendo in mano il Rapporto sulla criminalità del Ministero dell’Interno abbiamo questo quadro: la percentuale di omicidi di donne ogni 100.000 mila abitanti in Italia è di 0,5 %; in Svezia è di 0,6 %; in Finlandia è di 1,8 % e infine nel Regno Unito è di 0,4 %, quest’ultimo è il dato più basso in Europa. Questi dati sono del 2001 (pag. 160). Quindi, si evince che le donne italiane sono più sicure rispetto alle tanto invidiate donne svedesi, per non parlare delle finlandesi.
Secondo gli ultimi dati ufficiali dell’ONU sulla violenza contro le donne, aggiornati al 2012, indicano che l’Italia è il Paese più sicuro d’Europa per le donne, dopo la Grecia. Vediamo i dati. Sempre con le percentuali di omicidi di donne ogni 100.000 mila abitanti: Italia 0,5 %; Svezia 0,6 %; Regno Unito 0,8 %; Germania 0,8 % e infine Francia, per prendere solo i Paesi più rappresentativi, 0,9 %. Questi dati indicano in maniera inequivocabile che l’Italia è all’avanguardia in Europa ed è attrezzata benissimo contro la violenza sulle donne e che le leggi, che spesso non vengono applicate, sono più che sufficienti per limitare il fenomeno. Eliminarlo è impossibile, come qualsiasi tipo di violenza. Per visualizzare i dati da me riproposti potete selezionare il riquadro Homicides by sex sul sito dell’ONU:
http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html
Il sito Bollettino di Guerra indica la cifra di 124 donne uccise nel 2012, ma in realtà la cifra non corrisponde al vero perché nel conto delle 124 vittime vengono calcolati gli omicidi collaterali,cioè: se un uomo stermina la sua intera famiglia in cui vi sono presenti oltre alla moglie anche, per esempio, due figli maschi e il suocero, anche quest’ultimi vengono considerati femminicidi. Un conteggio reale, tolte le vittime maschili, conta l’omicidio di 75 donne, mentre il Corriere della Sera ne conta solo 67:
http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/
Anche Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Femminicidio
Last but not least, gli omicidi per stalking dall’inizio del 2013 sono 50: 35 procurati da uomini e 10 da donne (questo delle donne è un vero record). Tra il 2002 e il 2009 l’omicidio di uomini procurato da donne è aumentato dal 5 % al 9 %, quasi il doppio in appena sette anni. Gli omicidi femminili sono passati dal 16 % al 22 %, un incremento certamente più modesto anche se inquietante.
http://www.stalking.it/?p=3598
Finalmente concludo. Non ho scritto questo articolo contro le donne, ma per evitare che si faccia scempio di un termine completamente abusato e avulso dalla realtà italiana: femminicidio. Il termine è diventato popolare per indicare le uccisioni di ragazze e donne nella città messicana, in mano ai narcos, di Ciudad Juarez, in cui sono state uccise migliaia di donne in pochissimi anni. Sarebbe utile leggersi il libro di Sergio Gonzales Rodriguez Ossa nel deserto (editore Adelphi, 2002): descrizione agghiacciante e spaventosa della violenza esplosa nello Stato di Chihuahua, di cui Ciudad Juarez ne è la capitale, all’inizio degli anni ’90 (e che dura fino ad oggi). Le vittime più indifese sono sicuramente le donne, uccise e a volte violentate da bande di scellerati in odore di onnipotenza. Ma questa è un’altra storia.
Sento parlare di leggi speciali per la protezione delle donne, come se si volesse porre la donna al di sopra degli uomini di fronte alla legge. Questo, se mai avvenisse, sarebbe un passo gravissimo e immorale. Le leggi per proteggere la donna ci sono già, ma bisogna farle applicare. Io vorrei ricordare a tutti cosa recita la nostra Costituzione, che spesso si ignora quando fa comodo, all’articolo numero tre:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Al di là del genere

Al di la' del genere


Padre e figlio 

Fonte: http://apocalisselaica.net/focus/diritti-umani-eutanasia-omofobia-e-sessismo/al-di-la-del-genere?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+ApocalisseLaicaPrimaPagina+%28Apocalisse+Laica%29

 
Di Francesco Bilotta -
La ''compassione'' che Dio prova per ''la miseria umana'' è paragonabile alla reazione di una madre ''di fronte al dolore dei figli'', così Papa Francesco all’ Angelus di domenica 9 giugno.

Il pensiero è corso subito ad Albino Luciani e al suo “Dio è papà e più ancora è madre”.
Ratzinger, dal canto suo, non è affatto d’ accordo con queste concessioni al polimorfismo divino: Dio nei vangeli è solo padre.
Immagino già alati discorsi teologici alla ricerca di una tradizione che confermi le funzioni materne di Dio. A me sembra evidente che una tale questione possa solo confermare che Dio, in quanto creazione della mente umana, può essere tutto ciò che vogliamo o che ci consola in un certo momento. Ma non è questo che mi interessa.
Piuttosto, nel sottolineare l’ uso mellifluo dell’ accostamento alla madre da parte del Capo di un’ organizzazione che, fedele alla tradizione, pone la donna in una condizione di assoluta irrilevanza nella gestione del potere reale, vorrei notare l’ uso ideologico del femminile da parte del Pontefice.

Di solito, siamo abituati a leggere il contrario: non si contano le volte che il Papa emerito ha tacciato i gender studies di essere ideologici, di voler imporre cioè una visione del mondo lontana da quella naturale, in cui ci sono il maschio e la femmina, così chiaramente distinguibili senza alcun tentennamento. Se per ideologia, in senso non spregiativo, si indica una visione del mondo, la Chiesa cattolica e i gender studies ci offrono due diverse e incompatibili ideologie.

Nell’ introduzione al bel libro di Lia Viola “Al di là del genere”, appena uscito per i tipi della Mimesis, Francesco Remotti propone una sintesi delle tre prospettive a cui si può ricondurre la dicotomia maschile/femminile: una naturalistica, adottata dal senso comune che si avvale di argomentazioni proprie delle scienze naturali, in base alla quale le categorie di genere non sono frutto di un qualche intervento culturale, ma sono già date in natura; una teologica, che riconduce a un intervento divino la distinzione maschile/femminile a partire da un’ originaria androginia e infine una umanistica, che condividendo con quella teologica la visione di un’ androginia delle origini, assegna il gesto del separare alla società in cui viviamo. La sottolineatura interessante di Francesco Remotti sta nell’ evidenziare come il punto di vista naturalistico e quello teologico si possano ben armonizzare in un’ ottica creazionista, sicché la divinità che ha creato la natura, ha creato anche il maschile e il femminile.

Assodato, dunque, che le parole del Pontefice esprimono una ben precisa ideologia, chiediamoci se ci sia qualcosa che non vada nel dire che Dio è madre. Sia chiaro, per me non ha senso nemmeno dire che Dio è padre, quindi la mia critica non investe la femminilizzazione del concetto di Dio. Quello che secondo me non va è l’ essenzialismo che si cela dietro la rappresentazione di Dio-madre-compassionevole, in cui la madre sembra essere l’ unica capace di provare un sentimento di compassione per il dolore dei figli. Ma perché l’ uomo non potrebbe provare compassione verso il dolore dei figli? O l’ esperienza della genitorialità dipende dai cromosomi di cui ciascuno è portatrice/portatore? E se – come capita – ci trovassimo dinanzi persone che cromosomicamente sono sia maschi che femmine? Sono meno persone o meno capaci di compassione? O, al contrario, partecipando delle “due” essenze sono più compassionevoli di tutte/i le/gli altre/i?

Sostenere la sussistenza di un’ essenza del maschile e del femminile non è (come sembra) una mera descrizione della “natura” del soggetto osservato. È, invece, la premessa culturale della costruzione di una norma di genere, che – per usare le parole di Judith Butler – produce nuove forme di esclusione e di gerarchizzazione. Riflettiamoci: quante volte abbiamo sentito l’ espressione “si comporta peggio di un uomo”, con riferimento a una donna di potere? O quante volte ci hanno spiegato che il modo di “gestire” il potere al femminile è inclusivo, al contrario di quello maschile fatto di violenza e di prevaricazione.

Nella mia esperienza mi trovo spesso ad avere a che fare con donne spietatissime, tanto quanto gli uomini. Ad un certo punto mi ero convinto di avere un pregiudizio nei confronti delle donne in carriera, perché non riuscivo a distinguerle dagli uomini nella loro capacità di sopraffazione. Il punto è che mi ero completamente lasciato irretire dalla norma di genere in base alla quale le donne, storicamente escluse dal potere, sanno saggiamente amministrarlo in modo diverso dagli uomini. La loro “essenza” le porterebbe spontaneamente a esercitare una “sorellanza” che gli uomini ignorano, abituati come sono ad andare in guerra (chissà se varrà anche per chi come me ha fatto l’ obiettore di coscienza!). Il mio non era un pregiudizio. Ero semplicemente vittima dell’ essenzialismo. Mi ero dimenticato che siamo tutte/i esseri umani.

La solidarietà, la compassione, la misericordia, la fortezza, e ogni altra virtù che ci venga in mente può essere fortunatamente esercitata da chiunque a prescindere dalla composizione dei propri cromosomi. Questo riguarda anche la genitorialità? Certamente. La cura e l’ amore verso i figli non sono prerogative femminili, anche se storicamente – almeno nella società occidentale – la dicotomia sociale di genere ha fatto sì che fossero le donne a esercitare nella quotidianità tali attitudini nei confronti dei figli. Negare una tale evidenza è contraddittorio rispetto agli sforzi verso una piena equiparazione sociale e giuridica tra le persone. Non tra gli uomini e le donne, ma tra le persone.

Etichettare gli esseri umani nel tentativo di dare ordine alla realtà significa creare identità potenzialmente in conflitto. Immaginare un’ altra persona come completamente diversa da sé blocca ogni tentativo di comunicazione empatica e in casi estremi volge verso la sua reificazione. Privata della sua umanità, ridotta a cosa, quella persona può essere distrutta, proprio come si distrugge una cosa: bruciata, sfigurata con l’ acido, impiccata. Sarà una donna o un uomo, una persona trans, una lesbica o un gay, un ragazzo o una ragazza che vengono prostituiti, una tossicodipendente, di volta in volta sarà un soggetto diverso, ma tutti potenzialmente riducibili a cose, a bersagli di quel videogioco tridimensionale che sta diventando la vita.

Non basteranno le parole femminicidio, transfobia, omofobia, violenza di genere, emarginazione sociale né le commissioni o gli esperti governativi (più o meno qualificati) a descriverci la realtà di questi nostri anni, aiutandoci a comprenderla e ad affrontarla. Prima di ricorrere al codice penale, simbolicamente necessario, ma strutturalmente inefficace nel rimuovere alla radice le più diverse forme di violenza, occorrerebbe ricordare ogni giorno a noi stessi – prendendo a prestito le parole di Simone Weil – che “in ogni essere umano vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. È semplicemente lui, quell’ essere umano” che si senta uomo o donna o nessuno dei due.

giovedì 6 giugno 2013

Vogliono levare i bambini ai papà: follia femminista



 

 

Fonte: http://www.activism.com/it_IT/petizione/fermiamo-i-partiti-che-vogliono-imporci-la-convenzione-di-istanbul-follia-femminista-per-levare-ai-bambini-i-loro-papa/43750#.UbB2jNfBoHw.twitter

 

Fermiamo i partiti che vogliono imporci la convenzione di ISTANBUL, follia femminista per levare ai bambini i loro papà 



I partiti, i loro giornali, le loro TV, i loro organi stanno cercando di far passare una grave porcata: usando come copertura la violenza sulle donne vogliono imporci una convenzione femminista che calunnia gli uomini per privarli dei loro diritti, fra cui quello di accudire i propri figli, che darebbe palate di fondi pubblici a sedicenti centri anti-violenza ed avvocate femministe ripetutamente coinvolte in false accuse.  A tal fine stanno montando il falso allarme sociale "femminicidio".

I DATI REALI SULLA SITUAZIONE ATTUALE ITALIANA
• Omicidi di donne: 5 per milione all'anno (dati ONU, uno dei tassi più bassi al mondo).
• Omicidi di uomini: 16 per milione all'anno (ma nessuno parla di “maschicidio”).
• Suicidi di uomini separati: 248 per milione all'anno (il tasso si quadruplica con la separazione).
• False l'80% delle accuse di violenza ed il 92.4% delle accuse di abusi quando fatte in sede di separazione.   Calunniare l'ex marito è già oggi il metodo per impadronirsi di casa, mantenimenti, figli.

 La violenza domestica è un problema causato da una piccola percentuale di persone, il 5% circa, uomini e donne in egual misura.  Tutte le ricerche pervengono a tale conclusione, ma i loro autori ricevono minacce di morte ad opera di femministe, che vogliono diffamare gli uomini come violenti, e che a tal fine hanno costruito colossali e criminali falsità quali “la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne” (dati falsificati gonfiandoli del 200000%).  

COSA VORREBBERO IMPORCI CON LA CONVENZIONE DI ISTANBUL
Appoggiata dall' ex-maoista José Manuel Barroso e dalla Marxista-femminista Viviane Reding, qualora ratificata da 10 stati, obbligherebbe tutti ad aderire alla calunniosa ideologia femminista ed a varare leggi sessiste contro gli uomini.    Dal 2011 ad oggi la hanno ratificata solo Albania, Montenegro, Portogallo e Turchia.   Hanno detto no Danimarca, Irlanda, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Cirpo, Estonia, Lettonia, Lituania.    In Italia è stata firmata dalla  Fornero ed è appoggiata dalla  Boldrini, femministe messe dai partiti in poltrone di potere pur essendo state votate rispettivamente solo dallo 0% e dal 3% degli italiani.   La convenzione ci obbligherebbe a prendere per vere le seguenti falsità femministe:
“Riconoscere che la violenza sulle donne è una manifestazioni di relazioni di potere, che hanno portato al dominio ed alla discriminazione degli uomini sulle donne”. “Riconoscere la natura strutturale della violenza sulle donne come basata sul genere” “Dovranno essere prese tutte le misure per incoraggiare tutti i membri della società, specialmente i maschi ed i ragazzi, a contribuire attivamente”.   “Agenti, autorità, ufficiali, istituzioni ed ogni attore dovranno astenersi da ogni atto di violenza contro una donna”: una donna che picchia o aliena un bambino non potrà essere fermata con la forza, che verrà invece usata contro uomini innocenti.
Infatti molti articoli sono finalizzati ad incentivare il sistema delle false accuse, che già oggi colpiscono un numero enorme di papà separati:

ARTICOLO 31 Gli stati dovranno imporre leggi che assicurino che, nella determinazione dell'affido e dei diritti di visita dei bambini, siano tenute in conto le accuse di violenza mosse dalle madri e per assicurare che l'esercizio dei diritti di visita o di custodia non metta a rischio le donne vittime o i bambini.   

ARTICOLO 18 Le misure dovranno essere basate sull'ideologia della violenza come basata sul genere, avere come scopo il dare potere e soldi alle donne [che dicono di essere] vittime di di violenza.  Le misure non devono dipendere dalla volontà della vittima di accusare o di testimoniare.  

ARTICOLO 55 I processi continueranno anche se la vittima ammette di aver mentito.   Gli stati garantiranno ad associazioni non governative che si interessano di violenza di intervenire nei processi.  

In sostanza ciò significa imporre per legge che le accuse siano vere, purché mosse da donne.  Una follia sessista che non ha niente a che fare con la protezione delle persone e dei bambini vittima di violenza, e che serve invece a spietate avvocate femministe d'assalto.   Potranno incoraggiare donne separate a far partire calunnie contro i loro ex, e verranno pagate dallo stato per portare i processi all'infinito (art. 55) anche quanto la donna cambia idea, magari per proteggere i figli dalle devastanti conseguenze della conflittualità che arricchisce gli avvocati ma devasta i bambini.  La rete italiana dei centri anti-violenza gestiti da femministe chiede esplicitamente il divieto di mediazione familiare e che venga impedito ai magistrati di proteggere i bambini dall'abuso noto come (sindrome di) Alienazione Genitoriale.  La degenerazione dei centri anti-violenza è così descritta da Erin Pizzey, la donna che li fondò per aiutare sia uomini che donne, dopo aver per prima sollevato il problema della violenza domestica:
«Sotto la copertura dei centri anti-violenza che danno loro fondi e strutture per portare avanti la guerra di genere contro gli uomini, le femministe hanno iniziato a diffondere dati tendenziosi. [...]    Vidi le femministe costruire le loro fortezze di odio contro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in tali rifugi. Osservai i “gruppi di consapevolezza” progettati per plagiare le donne e far loro credere che i mariti fossero nemici da sradicare. Vidi che i padri ed i bambini venivano perseguitati negando i loro diritti. »
La guerra femminista contro gli uomini, appoggiata da partiti ex-comunisti, già oggi ha portato ad un aumento del numero di omicidi di donne, ma soprattutto ad un enorme incremento delle calunnie e dei suicidi di papà separati.  Paradossalmente, questa convenzione femminista, se approvata in barba all'art. 3 della Costituzione che proibisce le discriminazioni basate sul genere, rischierebbe di rendere il “femminicidio” non punibilie, qualora compiuto ai sensi dell'art. 54 del codice penale come unico mezzo per salvare un figlio dal grave danno recato da una madre calunniatrice.

FONTE DEI DATI
ONU (http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html) come riportati in  http://violenza-donne.blogspot.it/2013/04/femminicidio-2012-confermata-finalita_30.html
EURES:  http://www.eures.it/upload/doc_1305878239.pdf
Erin Pizzey:  http://www.centriantiviolenza.eu/centriantiviolenza/info http://violenza-donne.blogspot.it/2013/04/femminicidio-2012-confermata-finalita_30.html
La convenzione: http://www.conventions.coe.int/Treaty/EN/Treaties/Html/210.htm e http://istanbulconvention.wordpress.com  

 

martedì 4 giugno 2013

Tirannia governativa: guerra agli uomini italiani

 Convenzione di Istanbul: guerra agli uomini italiani (Italy declares war against Italian men)

















Convenzione di Istanbul: guerra agli uomini italiani (Italy declares war against Italian men) - Associazione di Associazioni Nazionali per la tutela dei Minori

I diritti degli uomini sono sotto attacco in Italia: da più parti è in atto una violenta campagna di stampa diffamatoria anti-maschio con l'obiettivo di far passare nuove leggi di stampo femminista (1) e, sopratutto, di far riconoscere 85 milioni di € di fondi pubblici alle organizzazioni femministe che attaccano ideologicamente gli uomini fingendo di proteggere le donne da quella che chiamano "violenza di genere".
Suona familiare?
I Media continuano, ancora oggi, a ripetere che la cosiddetta "violenza maschile è la prima causa di morte per le donne". La verità, in questo caso, è che il tasso di morti femminili è solo lo 0,056% (cioè 0,56 per 100.000 abitanti), e le donne rappresentano solo il 23% degli italiani che, ogni anno, vengono uccisi.
I media continua a ripetere che 7 milioni di donne italiane sono vittime della violenza maschile. Questa falsa affermazione si basa su un sondaggio telefonico, in cui le donne italiane ricevono domande come "Il tuo partner critica il vostro abbigliamento?" Le donne che hanno risposto "sì" sono state contate, senza saperlo, come vittime di violenza psicologica dagli intervistatori. La frode statistica divenne evidente quando alcuni ricercatori hanno fatto, nell'ambito di un nuovo studio scientifico-universitario, le stesse domande agli uomini, ricevendo lo stesso tasso di risposte "sì", e raggiungendo il risultato di 6.000.000 di vittime maschili.
I Media, poi, da alcuni mesi vanno ripetendo all'infinito che l'Italia è il paese del "femminicidio". Le lobbies che sostengono la teoria del femminicidio vogliono che l'uccisione di una donna venga considerata un crimine più grave dell'omicidio di un uomo. Nonostante questi atti vengano commessi da uomini che seguono le loro azioni con il proprio suicidio, anche così l'Italia è uno dei paesi più sicuri al mondo per le donne: 5 donne uccise ogni milione di abitanti ogni anno [2].
Questa invenzione del "femminicidio" non è nuova. La lobby femminista globale è riuscito a passare questo in Argentina [3] - in cui l'omicidio di una donna (ma solo se l'autore è maschio) porta una condanna a vita, mentre ogni altro omicidio (donna contro uomo o uomo contro uomo) comporta una pena di 8 fino a 25 anni di reclusione. In sostanza, la legge letteralmente afferma che la vita di un uomo è meno rilevante per la società.
I media italiani ignorano anche problemi molto più grandi, come ad esempio che il tasso di suicidi tra i padri separati è 284 all'anno per milione. Il tasso di suicidi diventa 4 volte più elevato con la separazione, quando uomini e bambini hanno a che fare con un sistema giudiziario sessista e con false accuse [4]. Come si è raggiunta questa situazione nel Bel Paese, dato che le leggi sessiste che sono più espliciti in diversi paesi europei non esistono in Italia perché l'articolo 3 della Costituzione è finora riuscita a bloccarle? L'articolo in questione dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione .... [5].
L'Italia è uno strano paese, in cui ciò che si vede nelle leggi non è quello che poi si ottiene quando ci si rivolge alle Istituzioni. Il femminismo non ha mai avuto grande popolarità tra gli italiani. Tuttavia, è diventato politicamente potente. In effetti, le principali organizzazioni femministe, come UDI (Unione Donne Italiane), sono state fondate dal PCI (Partito Comunista Italiano) e hanno ancora un potere forte, soprattutto nei partiti di sinistra. Attraverso la politica, il femminismo italiano ha una forte influenza artificiale sui media e nello Stato.
Ancora non suona familiare? Quasi tutti i quotidiani italiani sono finanziati dallo Stato e ospitano un blog femminista. Ad esempio, il giornale comunista "il manifesto" ospita un blog che reca nel titolo la frase "Prima donne e bambine". Qui i commenti dei lettori sono spesso censurati, e anche quelli che superano la censura sono per lo più negativi.
Il potere politico, tuttavia, è il problema più grande. Gli italiani possono votare per i partiti, ma non per i politici. Una volta eletti, i politici possono fare quello che vogliono. I politici hanno deciso di mettere nella terza posizione più importante dello stato (la Camera dei deputati) una femminista che proviene da un partito di estrema sinistra che ha ottenuto solo il 3% dei voti alle recenti elezioni.
Come in molti paesi, gli uomini italiani lavorano e guadagnano di più, anche perché molte donne preferiscono il ruolo femminile tradizionale piuttosto che fare carriera. Ma in Italia questo è il momento del divorzio. Il femminismo italiano è diventato una sorta di "mammismo", che va contro anche il femminismo internazionale. Questo dimostra ancora una volta che il femminismo è esclusivamente una questione di potere politico. Ad esempio, le femministe svedesi, nell'ottica di supportare le madri che lavorano, sostengono l'affidamento congiunto in modo che le donne possono intraprendere una carriera. Il femminismo italiano, invece, fa esattamente il contrario ed ha assunto il ruolo di nemico dei padri che si desiderano prendersi cura dei bambini, portando avanti falsi principi secondo cui i bambini dovrebbero rimanere con la madre fino a quando hanno 3 o 6 (... o 18) anni di età.
Quando il Parlamento ha approvato l legge sull'affidamento condiviso, nel 2006, il femminismo ha preso l'unica strada possibile in un paese dove le leggi sono buone, ma rispettarle è facoltativo: quella dell'illegalità. Le false accuse sono molto efficaci nel paese con il sistema giudiziario più lento d'Europa. I risultati di questi atti criminali sono stati descritti da molti giudici. Il giudice Carmen Pugliese ha detto [5] "Solo 2 su 10 accuse di violenza sono vere. Gli altri sono usati come ricatto contro i mariti". Gian Ettore Gassani, presidente dell'AMI (una delle principali associazioni di avvocati) dice: "E 'una situazione di emergenza, i giudici di Roma hanno stabilito che il 75% delle accuse contro l'ex-coniugi sono false, fatto con lo scopo di ottenere vantaggi". Il giudice Barbara Bresci ha aggiunto: "Molto spesso le accuse vengono utilizzate per ottenere i bambini e gli alimenti". Il giudice Monica Magi ha detto: "Potrebbe sembrare incredibile che si usano false accuse di abusi sessuali e del bambino ... quasi sempre fatto da donne che tentano di rimuovere i padri".
Lo psicologo Sara Pezzuolo dice: "Le false accuse di violenza e di abusi sessuali costruiti per eliminare l'ex-partner sono tra il 70% e il 95%". Luca Steffenoni, esperto di crimine, ha calcolato in un libro che le false accuse sono utilizzate nell'86% dei divorzi. Una ricerca del Prof. Camerini et al. ha mostrato che in Italia l'80% delle persone accusate di pedofilia sono padri, ed essi risultano essere innocenti nel 92,4% dei casi.
Anche quando false accuse non sono utilizzate, i padri italiani soffrono momenti difficili, come descritto dal New York Times [6]
La legge sull'affidamento condiviso democraticamente votata dal Parlamento italiano non viene applicata dai giudici: Adiantum (associazione per i diritti dei bambini) ha lanciato una class action contro il sistema giudiziario italiano, con un procedimento collettivo in corso presso la Corte Europea per i Diritti Umani, un tribunale che ha già sanzionato Italia, in molti casi [7].
Intanto i giudici fanno il contrario e, a volte si applica il principio (che non è mai stato democraticamente votato, intendiamoci) adottato dalla Cassazione (Corte suprema italiana), che ha inventato il "diritto a mantenere lo stile di vita adottato durante il matrimonio". Il risultato è stato definito dal New York Times: gli uomini diventano schiavi che lavorano con un buon stipendio, ma hanno spesso bisogno di trovare una camera da letto e il cibo.
Ancora non suona familiare?
Due recenti sentenze esemplificano il funzionamento del sistema giudiziario. L'8 marzo 2013, la Cassazione ha stabilito che i bambini devono essere protetti dalla sindrome di alienazione genitoriale (PAS): l'alienante è stato un padre. Il 20 marzo 2013, nello stesso mese, la Corte ha dichiarato, in un caso in cui l'alienante è una madre, che la PAS non ha il supporto scientifico sufficiente. Quindi, in pratica, secondo la Corte di Cassazione italiana, PAS esiste solo quando la madre può trarre beneficio. Il presidente della Cassazione era in entrambi i casi, Maria Gabriella Luccioli, già criticato in passato per altre frasi. Il principale quotidiano italiano Corriere della Sera, ha scritto nel 2008 [8]: "Lei ha riscritto il diritto di famiglia. Tutto e sempre a favore delle donne". Il secondo giornale principale, la Repubblica, ha scritto nel 1997 [9]: "La Cassazione sta diventando femminista".
Adesso il Parlamento italiano ha ratificato all'unanimità la Convenzione di Istanbul [10]. E' quasi un "game over". Con la Convenzione di Istanbul ratificata, la Costituzione è niente se l'interesse femminile è in gioco.
 
References:
[1] http://www.avoiceformen.com/feminism/government-tyranny/the-great-danger-of-the-istambul-convention/
[2] http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html – United Nations Office on Drugs and Crime – Homicide Statistics (in English) [
3] http://www.gandul.info/magazin/crimele-impotriva-femeilor-vor-fi-pedepsite-cu-inchisoare-pe-viata-in-argentina-10328839 – Murders against women shall be punished with life imprisonment in Argentina (in Romanian)
 
[4] http://www.eures.it/upload/doc_1305878239.pdf – EURES report on suicide rates in Italy (in Italian) [4] http://www.wipo.int/wipolex/en/text.jsp?file_id=230621 – Constitution of the Italian Republic (in English)
[5] http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm02/documenti_acquisiti/957%20FENBI%20-%20A.pdf – An expert report about the issue of false allegations in Italy (in Italian)
[6] http://www.nytimes.com/2012/05/26/world/europe/in-italy-economy-and-law-leave-many-single-fathers-broke-and-homeless.html?_r=0
[7] http://www.avoiceformen.com/men/mens-issues/italy-condemned-by-echr/
[8] http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/11/giudice_che_cambia_diritto_famiglia_co_9_080711106.shtml (in Italian)
[9] http://www.repubblica.it/www1/sessi_stili/cassazione/intervista/intervista.html (in Italian)
[10] http://www.agi.it/flash-news/articles/201305281812-pol-ren1092-italian_parliament_ratifies_istanbul_convention (in English)

Fonte: Redazione - http://www.avoiceformen.com/feminism/government-tyranny/italy-declares-war-against-italian-men/