lunedì 12 ottobre 2015

Bergoglio: contro femminismo e gender

Papa Francesco invita a lottare contro il gender, ovvero contro il femminismo

«Lottate contro corruzione, narcotraffico, riciclaggio del denaro, usura, armi nucleari, gender, aborto, eutanasia, commercio di organi, sfruttamento sessuale di minori e prostituzione».
Così Papa Francesco ha chiarito il suo pensiero, dopo che una lesbo-femminista aveva reso pubblica una lettera privata che il Papa le aveva scritto, facendo credere che fosse un appoggio al gender, tanto che il Vaticano aveva puntualizzato “È del tutto fuori luogo una strumentalizzazione del contenuto della lettera”.
Il Papa ha parlato all’ONU.  Ma l’ONU è infestato da femministe che lo usano per propagandare il gender: gli aiuti ai paesi del terzo mondo sono spesso assegnati solo alle donne, e talvolta a condizione che distruggano le famiglie.
Il gender e la sua falsa «parità di genere» è uno dei cavalli di Troia del femminismo.  In un mondo ideale la lotta contro il femminismo dovrebbe conseguire questi risultati:

  • Chiusura delle agenzie ONU femministe: CEDAW, GEAR, DAW, OSAGI, UN WOMEN.  In particolare Rashida Manjoo, relatrice CEDAW, aveva così diffamato l’Italia: «Femicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni  …  Ulteriore violenza perpetuata contro le donne è il regime dell’affidamento condiviso in seguito alla dissoluzione del matrimonio» arrivando addirittura a opporsi alla protezione dei bambini dall’abuso della PAS.   La Coalizione per i Bambini e le Famiglie aveva presentato questa richiesta di impeachment nei confronti della delegata  CEDAW israeliana:  «lavora […] per privare i bambini dei loro papà, ridurre i papà a visitatori un’ora a settimana […] è una delle più vocali oppositrici dell’affido condiviso.  Attivamente invita ad  usare i bambini per estorcere denaro dai padri. […] Non ha problemi ad invitare le donne ad impedire i contatti con i papà come ricatto per ottenere più mantenimenti.  […] Incoraggia le donne a fare false accuse di violenza domestica».
  • Annullamento della ratifica della Convenzione di Istanbul, che apoditticamente enuncia l’ideologia razzista secondo cui le donne sono vittime e gli uomini violenti, e assegna alle femministe il potere di entrare nelle scuole per indottrinare i bambini all’ideologia gender.   All’art. 4 la Convenzione legalizza la discriminazione contro gli uomini: «Le leggi speciali necessarie per prevenire e proteggere le donne dalla violenza di genere non sono considerate discriminatorie».
  • Chiusura di tutti i centri anti-violenza per sole donne.  Come dice la loro stessa fondatrice, Erin Pizzey, le femministe si sono impadronite dei centri anti-violenza, le hanno convertite in centri per sole donne che propagandano l’ideologia secondo cui il maschio è colpevole a precindere e la donna vittima a prescindere: come risultato molti bambini sono stati privati dei loro papà vittime di false accuse.

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