venerdì 27 maggio 2016

Torino, sì dei giudici a due stepchild adoption: "Bambini sereni, sono già famiglie di fatto"


Torino, sì dei giudici a due stepchild adoption: "Bambini sereni, sono già famiglie di fatto"
Adesso sono una famiglia anche per la legge, pur senza la stepchild adoption. I giudici della corte d’Appello di Torino hanno detto sì alla "adozione incrociata" da parte di due mamme omosessuali: le due donne, conviventi dal 2007 e sposate in Danimarca nel 2014, che volevano adottare le rispettive figlie - nate con inseminazione artificiale - oggi di 7 e 5 anni. Contemporaneamente la Corte ha detto di sì anche a un’altra donna, anch'essa lesbica, che aveva chiesto di adottare il figlio di cinque anni della compagna che nel 2015 aveva sposato in Islanda. La decisione della Sezione minorenni, presieduta dal giudice Carmen Mecca, arriva dopo che in primo grado le domande erano state respinte, ma anche dopo il successivo parere favorevole della Procura generale.

Il sostituto procuratore generale Giulio Toscano aveva espresso parere favorevole in udienza per tutte le coppie, in quanto il codice gia’ prevede questa possibilità semplicemente applicando la norma prevista “in casi particolari”, ovvero l’opportunità di adozione anche da parte di qualcuno che non sia un genitore biologico: “Non c’è uno stato di abbandono, esiste un forte legame affettivo, sono già una famiglia. Si impone, assai semplicemente, la tutela di una situazione di fatto”. Le coppie di donne sono assistite dagli avvocati Antonio Dionisio, e Fabio Deorsola. I giudici vanno anche oltre, citando nelle loro motivazioni anche la Corte europea dei diritti dell’uomo “che fornisce una definizione del concetto di vita familiare fondamentalmente ancorata ai fatti e non tanto basata su condizioni giuridiche”; e ancora “nessun rilievo può avere la circostanza che il ruolo familiare sia formato da un’unione affettiva eterosessuale ovvero tra persone dello stesso sesso”. Un principio, questo, accolto anche dalla Corte di cassazione in una pronuncia del febbraio del 2015. Per esprimersi, la Corte d’appello ha comunque valutato tutti gli aspetti pratici dei casi affrontati, parametri come la situazione personale ed economica delle richiedenti, la salute, l'ambiente familiare, valutando come “i minori siano sereni e allegri, ben accuditi, in un ambiente familiare altrettanto lieto”.

"Siamo felicissime. Senza questa sentenza il nostro bimbo sarebbe rimasto con un solo genitore. Anche se è il frutto di un progetto di vita comune". E' il commento di una delle coppie di donne che hanno ottenuto dalla Corte d'Appello di Torino il via libera alla stepchild adoption.  "Lo stralcio della Cirinnà - hanno aggiunto - per noi fu un duro colpo ma quella legge non ci avrebbe dato nulla di più e nulla di meno di questa sentenza, anche se, naturalmente, il percorso sarebbe stato più semplice".

Dalla Lega Nord arriva subito una reazione critica: "Quello che avevamo detto si sta drammaticamente verificando - dice il capogruppo alla Camera, Massimiliano Fedriga - La norma sulle unioni civili avvalla questa sentenza e di fatto apre a adozioni gay e utero in affitto. La presa in giro di Alfano che aveva raccontato che tutto era risolto, oggi viene smentita e certifica che ha venduto qualsiasi valore alla poltrona. Per garantirsi i favori di Renzi hanno svenduto il diritto dei bambini di avere un papà e una mamma". Aggiunge Maurizio Sacconi (Ncd), presidente della Commissione lavoro del Senato: "Le sentenze della Corte d'appello di Torino con cui viene riconosciuta la stepchild adoption confermano i timori indotti dalla legge sulle unioni civili. La giurisprudenza si orienta in prevalenza a considerare i simil-matrimoni come la premessa delle adozioni. Di qui l'iniziativa referendaria per abrogare la prima parte della legge".

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