mercoledì 20 febbraio 2013

Adozoni gay e diritti famiglia tradizionale

fonte:
http://www.tempi.it/adozioni-gay-si-parla-sempre-dei-diritti-degli-adulti-mai-del-bisogno-dei-bambini-di-avere-un-papa-e-una-mamma#.USUBWfKtsW8


«Si parla sempre e solo di “diritti” degli adulti». Non alle esigenze dei bambini. A proposito delle recenti sentenze sulle adozioni per le coppie gay da parte della Corte europea dei diritti umani e della Corte costituzionale tedesca, Lucia Bellaspiga, su Avvenire, intervista Guido Crocetti, professore di Psicologia clinica alla Sapienza di Roma e direttore del Centro italiano di Psicoterapia psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza. Se si considerassero i bisogni dei bambini, spiega il professor Crocetti attaccando i giudici europei, «le sentenze sarebbero opposte».
BAMBINI SENZA MADRI O PADRI. «Oggi viviamo in una cultura che tende ad azzerare sempre più le diversità, persino quelle biologiche, fisiche, incontestabili: l’essere maschio e femmina», creando un blob omogeneo e caotico. «La nostra cultura da ambivalente», fondata sul binomio maschio e femmina, spiega il professore all’Avvenire, «sta diventando ambigua, a tutti i livelli: nelle relazioni uomo/donna, ma anche padre/madre e figli». «Questa continua ambiguità confonde i ruoli, le funzioni, i codici comportamentali», getta «nel caos» «soprattutto i più fragili, quei bambini che invece chiedono» «un papà e una mamma».
I BAMBINI VOGLIONO GENITORI “DIVERSI”. Secondo i giudici di Strasburgo non esisterebbe una differenza, per i bambini, tra una coppia omosessuali e una coppia dove c’è una madre e un padre. Il professor Crocetti non è d’accordo: «Da trent’anni lavoro sui disagi psichici dei bambini e do voce ai loro bisogni». I bambini vogliono una mamma e un papà. Una coppia “maschio e femmina”, che «vogliono insieme, unita». «I bambini sopravvivono sempre, anche alle guerre, alle carestie, agli abusi e alle violenze, ma questo – appunto – è sopravvivere, non vivere nel pieno dei loro diritti».
DIRITTI, MA NON PER TUTTI. Queste sentenze tutelano i diritti delle coppie di adulti omosessuali, a scapito di quelli naturali dei bambini. Secondo il professor Crocetti, tantissimi «parlano senza competenza, sempre e solo nell’ottica dell’adulto». «Chi oggi dà una legittimazione legale al bambino? », si chiede. «Tutte le combinazioni sono a misura delle esigenze» degli adulti, che piegano la realtà del bambino «alle proprie aspettative narcisistiche». Usandolo per tutelare i diritti all’uguaglianza non degli omosessuali ma delle coppie omosessuali con quelle eterosessuali «non gli diamo ciò di cui ha naturalmente bisogno per crescere, è lui che deve adattarsi alle condotte degli adulti».
BAMBINI DISTURBATI. «Tutti i processi di orientamento e identificazione psicosessuale prevedono le due figure distinte: la loro assenza dà adito a un disorientamento sull’identità», avverte il professore. «O recuperiamo regole e limiti strettamente correlati ai valori, o la psicopatologia infantile avrà sempre più piccoli pazienti da curare. Già oggi stanno aumentando in modo esponenziale».
LO STUDIO DI REGNERUS. A sostegno della tesi del professor Guido Crocetti, c’è anche lo studio di Mark Regnerus, professore all’Università del Texas, che dimostrò l’esistenza di problematicità gravi per i bambini allevati dalle famiglie omosessuali. Lo studio venne criticato dalle lobby gay americane, le quali fecero pressioni per fare espellere Regnerus dall’Università, non riuscendoci.
LA BUFALA PRO-COPPIE GAY. I sostenitori della tesi dell’assenza di complicazioni per i bambini adottati dalle coppie gay si affidano invece a un altro studio, prodotto dall’American Phsycological Association nel 2005. Ma il documento, ricorda l’Avvenire, è stato confutato da Loren Marks, una ricercatrice dell’Università statale della Luisiana. Marks ha dimostrato che delle 59 pubblicazioni citate dallo studio dell’Apa, 26 si limitano ad analizzare come sia vivere con genitori dello stesso sesso senza fare un confronto con le coppie eterosessuali, mentre le altre o non specificano o considerano come famiglie eterosessuali anche madri single, ragazze madri, divorziati.  Inoltre, spiega la Marks, è determinante per squalificare lo studio «il fatto che le coppie omosessuali esaminate sono soprattutto composte da lesbiche, principalmente bianche, istruite e della classe media», e «non così le famiglie eterosessuali, per lo più monogenitoriali e monoreddito».

Pari opportunità: spostare l’attenzione dal genere alla Persona - Marcello Adriano Mazzola

Pari opportunità: spostare l’attenzione dal genere alla Persona - Marcello Adriano Mazzola - Il Fatto Quotidiano


Un Paese fondato sulla disuguaglianza, sulle ingiustizie, sulla non tutela dei diritti, sull’arroganza e sulla corruzione, sulla illegalità diffusa, sulla furbizia. Un Paese incattivito, affamato, rabbioso. Un Paese che ha l’opportunità di cambiare volto, identità. Quanto meno di iniziare a cambiare, col voto, tra qualche giorno.
Un voto fondamentale per il nostro futuro. Se uscirà la fiducia ai soliti malmostosi partiti o ai neopartiti bocconiani, non sarà un bel segnale di vitalità. Se si guarderà altrove, dando fiducia a chi si presenta per la prima volta, forse sì. Vedremo se la cosiddetta società civile avrà elaborato il lutto della democrazia, rubata da una banda trasversale di manigoldi. Il lutto del futuro delle nuove generazioni, dei sogni, delle speranze. Vedremo.
In quest’ultimo mese qualche presunto leader ha farfugliato monosillabi come “lavoro, Imu, riforme” ma ben pochi sono andati oltre una fonetica imbarazzante, articolando idee e una visione del futuro.
Eppure c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma nell’imbarazzo c’è qualcosa di più importante: l’uguaglianza. L’art. 3 della Costituzione recita che tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni sociali e personali, sono uguali davanti alla legge (uguaglianza formale, primo comma). E che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano l’eguaglianza e di sviluppare pienamente la personalità sul piano economico, sociale e culturale (uguaglianza sostanziale, secondo comma). Poi l’art. 8 sancisce che tutte le confessioni religiose, diverse da quella cattolica, sono egualmente libere davanti alla legge.
Ma credete veramente che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge quando ogni giorno si consumano ingiustizie in nome delle leggi create volutamente diseguali, applicate in modo diseguale, ostacolando l’accesso alla giustizia? Ma credete veramente che lo Stato (questo) rimuova gli ostacoli che limitano l’eguaglianza invece di alimentare (con una vera e propria ingegneria giuridica, amministrativa, burocratica, di posizioni apicali e non) la disuguaglianza cementando i privilegi della cricca che si è impossessata del potere e lo gestisce con una rete massonica e familistica? Ma credete veramente che tutte le confessioni religiose siano paritarie rispetto a quella cattolica che ammorba ogni nostro dibattito, aula, spazio fisico e mentale, condizionando la nostra libertà?
Ed allora ecco che occorrerebbe una classe politica onesta, laica, etica, sognatrice capace di attuare finalmente (dopo oltre 60 anni) l’art. 3 della Costituzione. C’è invece chi vuole cambiare la Costituzione. Io chiedo invece che venga attuata. Di insegnarla (veramente) e di impararla a memoria.
Uguaglianza significa eliminare privilegi impropri e consentire a chiunque di realizzarsi, per meriti propri, costruendosi il futuro. Significa tutelare i più deboli ma consentire che escano da tale stato di debolezza, non mantenendoli deboli.
E qua, a margine, si apre una finestra sulle Pari Opportunità. In virtù della normativa europea il principio di pari opportunità è assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale. In Italia è invece rimasto ancorato al decreto legislativo n. 198/2006 noto come “Codice pari opportunità tra uomo e donna”, finalizzato a rimuovere ogni discriminazione tra uomo e donna. Anche questa limitata sensibilità offre l’idea della arretratezza culturale che tutt’ora permane. Da noi Pari Opportunità ancora oggi sono identificate come rivendicazione delle donne ad un maggior potere. L’erosione degli spazi dell’uomo.  
Qualcosa finalmente sta cambiando e finalmente l’attenzione si sta spostando sulle Pari Opportunità tra soggetti deboli e soggetti forti, in quanto questi ultimi ostacolano i soggetti deboli. Non è un problema di genere. Continuare a ricondurre la discussione alla discriminazione tra uomo e donna non è solo riduttivo ma è ancor peggio, fuorviante. Ed è disonesto perché si induce a credere che in Italia l’uomo continui a prevaricare la donna in quanto tale, in ogni campo, lasciando intendere che la donna si trovi in una sorta di medioevo. Tale credo, continuamente dopato dalla disinformazione, crea mostri come il diritto di famiglia diseguale, alimentato da una prassi giurisprudenziale indecente. Dove si consumano aberranti disparità (si pensi all’affidamento condiviso ma di fatto esclusivo).
Dobbiamo dunque spostare l’attenzione, così come da sempre avviene oltreconfine, dal genere alla condizione della persona. Solo così potremo realizzare le vere Pari Opportunità.

martedì 19 febbraio 2013

Il fattore fattucchiera: paese che vai ....

fattore fattucchiera (famiglia tradizionale=uomo+donna+figli)



Nella formula della cosiddetta "ingiustizia familiare" (click qui), uno dei fattori più ambigui ma determinanti è il fattore-fattucchiera "k", che entra in gioco nella fantomatica "VALUTAZIONE DELLE CAPACITA' GENITORIALI", oggetto delle perizie che a larga mano i giudici dispensano agli "esperti" che affollano i nostri italici tribunali.
Sorge un dubbio: la valutazione delle “capacità genitoriali” fa riferimento a qualcosa di tangibile, quantificabile, immutabile con i tempi e i luoghi? Chi sono i “genitori capaci”?

Sono quelli in grado di procreare fisicamente?
Per lo stato laico sottomesso alle psico-astrologie, sembra di no, visto che le psico-astrologhe sentenziano che il tempo che i padri separati possono trascorrono con i figli debba essere di gran lunga inferiore a quello delle madri (statisticamente). Ergo: padri e madri, qualora ugualmente procreino, non vedono riconosciuto il loro UGUALE E PARI diritto a contribuire fattivamente alla crescita dei figli.
I padri dell'epica erano padri capaci ? Ulisse che fa strage degli usurpatori (e fa far strage anche delle ancelle disobbedienti…) dopo anni di esilio dalla propria Itaca era un genitore capace? Lo era Enea, che contribuì da solo alla crescita del figliolo, dopo la fuga da Troia?
I padri fondatori costituzionalisti Italiani (art. 29 della Costituzione) non hanno stabilito forse che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare"?

I fatti dimostrano che le sentenze DEROGANO dai principi costituzionali, sulla base di astro-psicologi, bizzarramente chiamate dall'italico diritto "consulenze tecniche d'ufficio"

Addirittura la Cassazione (sent. 601, qui ) ha stabilito che un bambino possa crescere in una famiglia di lesbiche. Secondo la Corte non è dimostrato e non è dimostrabile scientificamente che due gay (o lesbiche) siano inadatti a crescere un minore e che pertanto è meglio una famiglia "omo" rispetto a una famiglia "etero", nel caso si configurino dei "conflitti" tra genitori "etero",
Allora una domanda è d'obbligo: è comprovato scientificamente che il "conflitto" sia in grado di impedire che i figli possano trascorrere il 50% del tempo con ognuno dei genitori? 
Per il diritto italico, la risposta sembra essere positiva. Basta che vi sia una CTU che, sotto giuramento, lo affermi in perizia. Sotto giuramento, perchè la CTU dal canto suo giura! Assicura, giurin giurello, croce sul cuore "Giuro di bene e fedelmente adempiere le funzioni affidategli al solo scopo di far conoscere al giudice la verità". 

[ Aggiungo che il/la CTU (se neuropsichiatra, e quindi medico) "nell'esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche e ispirarsi ai valori etici della professione" (codice deontologico (2) articolo 4].

Il sillogismo dovrebbe essere il seguente. Poichè un medico deve ispirarsi alle conoscenze scientifiche e deve permettere al giudice di conoscere la verità, allora se ne deduce che  è la scienza a discriminare se un genitore abbia o meno "capacità genitoriali". Peccato che, in psicologia e in parte in neuropsichiatria, non vi siano corrispondenze scientifiche e che ognuno si inventi un modello per conto suo. Basta un click in rete per rendersi conto che , sull'interpretazione psicologica, ognuno si inventa ciò che vuole (si veda (3) da leggere sotto l'ombrellone, con i vostri figli, se non ve li hanno ancora tolti; per chi è più resistente di stomaco, legga qui).
Le capacità genitoriali NON sono scientifiche, ma pura DOXA.

Tuttavia, nelle separazioni coniugali, i giudici delegano e delegano volentieri. Prassi, quella delle valutazioni "automatiche e stereotipate", condannata (1) anche dalla sentenza della corte dei diritti dell'uomo (CEDU) e prassi neanche tanto Costituzionale.

Se si applicasse il diritto e non si seguissero valutazioni "automatiche e stereotipate" (grande diligenza del togato), i giudici Italiani dovrebbero assicurare il diritto alla bigenitorialità. 

Bella fregatura, per i genitori naturali…
Ma non ovunque.

Infatti fatti recenti dimostrano che alcuni paesi NON DEROGANO dai principi costituzionali Italici, e non si prestano a dare ascolto alle astro-psicologie.


In Turchia  Erdogan la pensa diversamente rispetto all'Italia (Articolo Ansa), dichiarando che i bimbi turchi hanno il ''sacro diritto'' di essere affidati ''a una famiglia vicina alla loro cultura''.
Si legge in rete:
"Il presidente della commissione diritti umani della Grande Assemblea turca Sefer Ustun, ha stilato anche il numero di questi casi controversi, circa 5mila bambini di origine turca tolti per diversi motivi alle famiglie biologiche e affidati a coppie cristiane. Si specifica che i bambini turchi hanno "il sacro diritto" di crescere con una famiglia vicina alla loro cultura''. Per il caso di Yunus, il bambino attualmente in affidamento a una coppia di lesbiche, si richiede specificamente che l'ambasciata turca in Olanda faccia le necessarie richieste ufficiali ai tribunali del caso per violazione dei diritti umani: il bambino è a rischio di danni psicologici per essere stato affidato a una coppia omosessuale" (desumo tra parentesi che la psicologia in Turchi è diversa dall'Italia....).

Paese che vai, usanza che trovi. Sembra comunque che più la cultura dominante propone un modello di famiglia tradizionale, maggiore è la probabilità che i figli godano dei benefici dell'affetto di entrambi i genitori.
Più la cultura sente il pizzicore di andare alla ricerca dell'innovazione culturale, e si discosta dalla famiglia bigenitoriale, maggiore è la probabilità, per i nostri figli, di screscere in famiglie monogenitoriali, con genitori omosessuali, gay o lesbiche. 

Conclusioni

Sono le sentenze a escludere uno dei genitori dall'accudimento paritetico dei figli. E ciò sulla base delle valutazioni dei consulenti di ufficio, psico-astrologhe in testa. Nei procedimenti di separazione coniugale, i giudici si bevono tutto, appiattendosi religiosamente nella più bieca osservanza della CTU (ma il giudice non è il peritus peritorum?)

Il fattore-fattuchiera sarebbe NULLO se i togati applicassero diligentemente il diritto e considerassero che le valutazioni sulle capacità genitoriali sono pura DOXA (nulla di scientifico). 
Il fattore fattucchiera sarebbe NULLO se i togati  facessero riferimento ad una famiglia "tradizionale e costituzionale", dove un padre e una madre naturali DEVONO partecipare ugualmente alla crescita dei figli.
Ma l'Italia non è la Turchia e allora... 



Formula dell'ingiustizia famigliare




Riferimenti


 (1)Sentenza CEDU. Vedere anche:  http://www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=41578&catid=120&Itemid=367&mese=01&anno=2013

(2)
Codice deontologico:
http://www.omceomi.it/home/PresentazioneOrdine/CodiceDeontologico.aspx
Art. 4
- Libertà e indipendenza della professione -
L'esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull'indipendenza della professione che
costituiscono diritto inalienabile del medico. Il medico nell'esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche e ispirarsi ai valori etici della professione, assumendo come principio il rispetto della vita, della salute fisica e psichica, della libertà e della dignità della persona;


(3) FONTI INFORMATIVE ASSOLUTAMENTE ATTENDIBILI IN FATTO DI INTERPRETAZIONE DELLE SCELTE CROMATICHE DEI MINORI (da leggere sotto l’ombrellone).
Fonte:

·  il nero è un colore negativo e significa assenza di colore, buio. Il bambino sta attraversando un disagio interiore; il marrone esprime gioia e significa che il bambino sta vivendo un momento  o delle esperienze gioiose. Se prevale vuol dire che si stà chiedendo troppo;
il blu rappresenta la ricerca della serenità e di un ambiente rassicurante e affettuoso. Quando prevale c'è un forte autocontrollo,
il verde rappresenta la crescita interiore. Indica maturità e affermazione. Il bambino che ne fa uso è legato alle tradizioni, se lo usa prevalentemente, è sintomo di pigrizia;
il giallo indica che il bambino vive bene le proprie scelte. Sono intuitivi e amano portare a termine il proprio lavoro con costanza e determinazione. La prevalenza del colore giallo è indice di rapporto difficile con il padre o con la madre;
il rosso esprime energia, voglia di fare,desiderio di vivere intensamente la vita. Chi lo usa è un bambino impulsivo e molto estroverso. La prevalenza del rosso è indice di aggressività.






Fonte

Con l’aiuto di Claudio Widmann analizziamo ed approfondiamo i significati simbolici e psichici propri di alcuni colori.
Il rosso: “fuoco, spirito, scintilla che origina la vita”, colore dell’affettività, delle emozioni: intraprendenza, sofferenza, rabbia, coraggio e volontà di dominare. Simbolo dell’aggressività e dell’ostilità esprime componenti psichiche violente, il ricevere e dare vita, piacere dell’azione e della seduzione.
Il giallo: “colore più prossimo alla luce”, mobilità interiore, intuizione e movimento centrifugo, esplosività pericolosa; distinzione in negativo, evanescenza e illusione. Più del rosso è il colore dell’aggressività, più è puro e più è libertà, attività, cambiamento come bisogno di sviluppo. Può essere associato ai meccanismi psichici della fuga, mutevolezza, a forme patologiche di dissociazione dalla realtà, a sperpero energetico esagerato ed eccessivo. È simbolo della coscienza del Sé, riconoscimento da parte degli altri, del sapersi, conoscersi e percepirsi, dell’intuizione e della rivelazione che però non è mai totale.
L’arancione è preferito da chi possiede spirito vivace, sereno, orientato al positivo, comprende gli aspetti “forti” del giallo e il “calore” del rosso, esprime dinamicità e giocosità della vita, bisogno di rinnovamento psicofisico, ricerca di libertà ed illuminazione spirituale.
Verde: “vita che si perpetua attraverso la generazione”, colore dell’attaccamento alla vita, alla quiete, al desiderio d’immortalità, speranza, apertura sentimentale. È la Natura a cui si tende per recuperare silenzio e distensione interiore. Preferito da chi tiene dentro, frena le proprie emozioni, da chi è fermo, perseverante con forte volontà d’operare, alla ricerca di considerazione, di realizzazione personale tanto da diventare rigido, tortuoso e calcolatore.
Il blu, impenetrabilità misteriosa, “colore d’aria, eternità senza tempo”, energia mentale, pensiero riflessivo, introverso, ragionamento acuto, “freddezza” affettiva, senso morale e controllo razionale. Rappresenta ritiro, desiderio nostalgico di ricongiungimento con il passato, di riposo, di un ambiente calmo che faciliti relazioni tranquille e libere da tensioni. È associato a forme rotonde e movimenti di chiusura ed alla presenza di conflittualità o repressione dei legami affettivi.
Il viola: “equilibrio terra e cielo, sensi e spirito, passione ed intelligenza, amore e saggezza”, razionalità che interiorizza l’emotività, colore della rassegnazione, raccoglimento, espiazione e trasformazione illimitata. Simbolo della sintesi tra opposti psichici, della dialettica maschile/femminile, della natura precaria e poco stabile sembra essere il colore preferito da bambini, donne in gravidanza, minoranze e tossicodipendenti.
Il bianco, “origine di tutti i colori”, fuga, liberazione e libertà, opposizione, difesa affettiva ed emotiva, solitudine e vuoto di chi si trova in un momento di pausa e svuotamento di vitalità, aperto tuttavia alla speranza, a molteplici nuove possibilità, ad un nuovo inizio. Simbolo della coscienza, del Sé, dell’individuo realizzato nella sua totalità, nella sua immagine di perfezione.
Il nero è il nulla, “vuoto che precede la creazione e dello stato psichico che precede la coscienza”, pausa senza speranza, distacco da una certa condizione e passaggio ad un altro livello attraverso il dolore. È completa rassegnazione, depressione, espressione di dolore, sofferenza angosciosa, misteriosa ed inconscia, indice di anaffettività, devitalizzazione e malinconia. Il suo uso frequente nei bambini e negli adolescenti è segno della presenza di paura, angoscia, blocco, forse della rinuncia e della negazione, è indice di disturbi psichici, inibizione affettiva, pulsionalità aggressiva particolarmente vivace, reazioni d’ansia, situazioni depressive e stati di disadattamento affettivi.
Il grigio, “niente di ogni cosa”, quando è scuro rappresenta un groviglio energetico, un blocco psichico, un distacco, mentre argenteo è carico di movimento, propensione all’azione e all’eccitabilità psicofisica. Poco usato perché privo di vitalità, coinvolgimento, risonanza affettiva, immobilità, tendenza depressiva, mancanza di autodefinizione, di gioia del vivere e di una via d’uscita. Chi usa questo colore in modo eccessivo tende a distaccarsi da ogni cosa, non vuole coinvolgersi né avere responsabilità, per proteggersi da influenze esterne e stimoli ambientali.
Marrone: “fuoco e fumo, amore e tradimento”, simbolo materno della materia, delle forme, rigenerazione, corporeità e rilassamento appagante, è associato alla semplicità, alla vita comune, all’abbandono fiducioso, all’introversione, a contenimento, accoglienza e interiorità come segni di rinuncia alla dimensione narcisistica. Rappresenta le sensazioni corporeo-sensuali, la pulsionalità dell’Es, i vissuti regressivi nelle esperienze fisiche.

Fonte

Dal punto di vista psicologico i colori  fondamentali  sono 4: rosso, giallo, blu, verde. Due sono eteronomi (blu e giallo) ovvero intervengono sulla risposta dell’uomo indipendentemente dall’uomo stesso, fanno riferimento al ritmo circadiano rallentando (il primo = notte) o stimolando (il secondo = giorno) le funzioni vitali, il metabolismo, le secrezioni ghiandolari. Due sono autonomi (rosso e verde), ovvero una volta attivato il SNC da parte del colore giallo il  soggetto deciderà  se  orientare questa energia verso la conquista (rosso) o verso l’autoconservazione (verde).

I colori a basso contenuto energetico sono freddi e indicano  passività, calma, inerzia, riflessività; se con nero: malinconia, tristezza e introversione.

I colori ad alto contenuto energetico sono caldi ed indicano attività, eccitazione, impulsività ed estroversione.

Il rapporto con il colore fa riferimento al rapporto con l’affettività: tanto più è ricco e differenziato il suo utilizzo tanto più possiamo ipotizzare essere fluido il rapporto  della persona con gli affetti sottostanti.

Nello studio del colore si andranno ad osservare: gamma di colori prevalente, eventuale esistenza di un colore predominante, colori rifiutati o non usati.

Segno di equilibrio: utilizzo di 5/6 colori per ogni disegno. L’utilizzo di molteplici colori nello stesso disegno indica che il  soggetto  esplora dimensioni diverse della propria affettività.

Colorazione uniforme di tutto il disegno che si presenta costantemente: impulsività e mancanza di controllo.




giovedì 14 febbraio 2013

One billion rising - One century of sexist hypocrisy

MOB - one billion rising -14.2.2013



Fonte: http://www.articlesaboutmen.com/2012/09/one-century-of-sexist-hypocrisy-the-progress-of-humanity-911/24276/


One hundred years ago the suffragettes organised a political movement to fight for gender equality.
One hundred years ago, there was an awakening of our conscience in regard to discrimination and injustice which faced women.
One hundred years ago the leaders of the suffragette movement committed the ultimate act of sex discrimination against men, by demanding the industrial conscription of women and the military conscription of men in the lead up to the first world war.
One hundred years ago when Feminists promoted the belief that women should be treated equally with men, they failed to recognise that men should also be treated equally with women.
One hundred years ago women demanded the right to be treated equally by men, but they denied men the right to be treated equally by women. And so began a legacy of sexist hypocrisy which has now lasted for a century.
One hundred years later our Prime Minister is a sexist, so is the leader of the opposition, as is every state and territory leader and opposition leader. All of these political leaders have appointed a minister for women, but have not appointed a minister for men and in so doing have relegated half the population of this nation to the status of second class citizens.


It is men who are denied the right to pursue the ideology of equality, to be treated equally with women, in a circumstance which has been 
compounded for more than a quarter of a century.

We live in a society which only aspires to apply the ideology of equality to women. We live in a society which doesn’t give a damn about discrimination and injustice faced by men. We live in a society which believes exactly the opposite is true. We live in a society which has been obsessed for a quarter of a century to ensure the ideology of equality is applied to one gender and denied to the other.
This circumstance is testament to many things:
It is testament to the characteristics in men to show compassion towards women, to place women’s needs as a priority above their own, to do this without consulting the application of the ideology of equality to themselves, or their fellow men and to do this unconditionally.
It is testament to the widespread and timeless characteristic in women, to misinform, to manipulate, to misrepresent the truth, to use false justification in order to pursue self interest and to ignore, berate and howl down anyone whose intention it was to expose the truth. It is testament to the failure of the feminists to pursue the concept which they claim is the sole basis for their political movement. It is testament that their failure could not be more complete.
Feminists have been guilty of promoting a culture amongst women which is the lowest and most widespread act of social bastardry ever perpetrated in the history of humanity. If a man has been hapless enough to love a woman his love for that woman has been used as a weapon against him. Our relationships and families have been held to ransom against us. Our relationships have been used as a social and political battle ground in a gender war initiated and promoted by women.

Knowledge of the weapons of psychological and emotional abuse have been passed on from generation to generation, possibly since the beginning of time, in an exclusive club which is only open to women. It is good men who have suffered the most, it is good men who have been powerless to prevent women on embarking on a psychopathic path which has resulted on the destruction of millions of hopes and dreams, the destruction of millions of relationships and families throughout western civilisation. A path which has dragged humanity into a vulgar descent, into a disrespectful, divisive and abusive path into immorality and destruction. It is good men who have been powerless to prevent a gender war initiated by women which can only ever result in hatred and social destruction on a scale, the likes of which has never been seen.
Some ask the question where have all the good men gone, good men are still there, but they are the ones who were the particular target of women, they are the ones who were particularly defenceless, they are the ones women have played for fools, disrespected and have been subjected to a tide of vulgar immoral abuse for at least quarter of a century. There is no man drought, but there is a generation of good men who are asking themselves as never before: why would I want to have a relationship with a woman. It is woman kind who have strangled the last remaining gasp from the possibility that love can prevail.
Whilst women embarked on this path, there has been no concern on their part about the ethics, immorality, discrimination or the application of the concept of equality, there has been a lack of compassion, of understanding, there has been a lack of any kind of care or responsibility for the injustice perpetrated by themselves, the psychological affect of their actions on generations of men or even the affect of their actions on humanity.
Women watched the worldwide scale of social destruction and cared less about anything or anyone as they relentlessly pursued the eternal oppression of men by women. The characteristics of women are so clearly understood by women and yet not one of the sexist hypocrites in all that time, not one woman in a position of power, authority or influence came forward to expose the characteristics and intentions of woman kind which are to beat men into emotional and psychological submission for all eternity. They all instead chose to continue to patronise us into the belief that women are the only gender to suffer from discrimination and men are the only sexists.
The following words were written into the sex discrimination act more than 25 years ago:

Recalling that discrimination against women violates the principles of equality of rights and respect for human dignity, is an obstacle to the participation of women, on equal terms with men, in the political, social, economic and cultural life of their countries, hampers the growth of the prosperity of society and the family and makes more difficult the full development of the potentialities of women in the service of their countries and of humanity.

These words will eternally serve to show that women were embraced as equals by men, women were invited and provided every resource to pursue equality, where they perceived there was discrimination and injustice.
Women’s response has been to pursue self interest, to deny men the right to be treated equally with women or by women, to use our emotions as weapons and our lives, relationships and families as a social and political battle ground in the lowest and most widespread act of social bastardry ever perpetrated in the history of humanity.

Their aim was the eternal oppression of men by women and none of them gave a damn about the affect of their actions on anyone, not one of the sexist hypocrites came forward to expose the injustice and no one gave a damn about respect for human dignity or the future of humanity.


FLASH MOB - 21.11.2012 ROMA

mercoledì 13 febbraio 2013

La matematica dell'ingiustizia familiare - fattore fattucchiera


La formula P-SS dell'ingiustizia familiare


La formula dell'ingiustizia PRASSI e SERVIZI SOCIALI.








LA NOSTRA FORMULA












Senza Padre. Da Der Spiegel (1997) a oggi - Seconda parte

SECONDO: ce ne saremmo potuti accorgere (1992), dei sistemi "demonizzatori di genere" attivati già 20 anni fa...
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 http://web.archive.org/web/20001217093400/http:/www.report.ca/CLASSICS/fathers.html
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In 1992, at the beginning of the fathers' rights movement, the Report Newsmagazine uncovered the fact that half the allegations of sexual abuse in the province of Alberta were false. What was causing this sudden surge in bogus accusations? Reporter Kim Hazelwood discovered that some women were using the charge to tip the balance in acrimonious custody battles. We were well ahead of the rest of the media on this one, who took a few years either to catch on or develop the stomach to tell the truth. --The main story is followed by a sidebar on false memory syndrome.

The fathers fight back

Of the hundreds of Albertans falsely accused each year of child sex abuse, 21 have demanded a probe of why Social Services was so determined to find them guilty

by Kim Hazelwood

The horrific phenomenon of child abuse, especially sexual abuse, has begun coming out into the open in the past 20 years, with a staggering increase in the number of cases being reported to child welfare authorities. However, an equally horrific travesty is following out of the closet. Alberta Social Services reports that as many as half of the cases of reported sexual abuse are false accusations, often made in connection with child custody and access disputes.

The flurry of interviews, medical examinations, criminal charges, and restraining orders that typically follows each accusation can destroy an innocent parent’s life. Twenty-one Edmonton parents accused of sexual abuse say the system is unnecessarily brutal because child care workers lack adequate training and enter investigations with the bias that the accused must be guilty or the accusations would never have been made. The parents' group sent a letter two weeks ago to Alberta Social Services Minister John Oldring demanding a public inquiry into the way his department investigates sexual abuse allegations.

Greg (not his real name) is a father in the new parent group. He had been married 17 years when his wife left home. Greg was granted interim custody of his 15-year-old son and 11-year-old developmentally handicapped daughter. His wife, who was undergoing psychiatric care, had visiting rights, and she took the daughter every Wednesday and every second weekend. The son refused to see his mother. On the day of one visit, Greg’s wife failed to return their daughter, and Greg began frantically calling to find out what was going on. At 1 a.m., the police arrived at his doorstep and charged him with sexually touching his daughter. They wouldn’t tell him the specifics of what had been alleged.

Greg was detained in the Edmonton Remand Centre and denied bail for one week. During this time, he says, a social worker visited him and urged him to sign a consent form to give custody of their daughter to his wife. “She told me that she believed I was guilty and it would be better for everyone involved if I just admitted it and got into therapy,” he recounts. “She got irate when I refused.” Greg was moved to the university hospital following a basketball incident in the Remand Centre which left his leg broken in three places. Later that week, police arrested his wife and charged her with arson and two weapons charges after she set fire to the family house and approached Greg’s hospital room with a knife concealed in a towel. She pleaded guilty to the more serious of the weapons offences and was given two years’ probation.

Greg was released on bail, and several months later his criminal charges were stayed (although not dropped) for lack of evidence. A week after that he was granted custody of his daughter, who had been staying temporarily with a relative.

He was one of the fortunate ones. Most of the parents in the group have only supervised access to their children. “No one [in authority] wants to take the chance of saying the guy is completely innocent, because if something ever happened, they’d be morally responsible. There’s always that uncertainty, always that fear,” says Greg. “I spent $10,000 fighting the civil battle and another $4,000 on the criminal fight,” he says. “I’m left with a permanent disability in my leg, and a permanently scarred reputation. If I ever wanted to take in foster kids, work at a day care, coach minor league ball or whatever, people are going to be afraid. It could happen to anyone, and you’ll never ever really be exonerated.”

It could happen to anyone—an anonymous phone call to Social Services could set the process in motion, and childcare workers are required to investigate every report, for the safety of the children. Thomas, another father who was falsely accused of abuse, says the members of his group recognize that the investigations are necessary. “We realize that sexual abuse happens. We’re willing to go through the investigations, which are hell, for the sake of those other kids who really are abused. But what really is unfair is that we are subject to incompetent investigators with unjust biases.”

Thomas also points out that accusations made during the vitriolic heat of a custody battle are highly suspect, and should be regarded with a measure of scepticism. “Since false accusers are safe from prosecution, and an accusation almost always results in the loss of access or supervised access at best for the accused, the sex abuse charge is the most potent weapon in a custody battle.”

In their letter to John Oldring, the parent group claims that Social Services is guilty of subjecting innocent parents and children to abuse through the manner in which false accusations have been investigated. The letter alleges that the department’s “abuses of power and abdication of responsibility” include the following:

  • Social workers lack adequate training and use flawed investigative techniques (e.g., leading questions).
  • They seek, often relentlessly, to prove the accusation true rather than objectively seek facts which could reveal that it is or it isn’t.
  • The accused are not allowed to respond or offer information, or even to know the details of the accusation, while social workers and therapists employed by Social Services supply confidential information to the accuser only.
  • Some agencies act as both investigators and therapists, and are eager to validate sexual abuse so they can access government funding for therapy.
  • No appeal process or reasonable safeguards for the accused are available.
  • False accusers are not held accountable for the harm they inflict on the accused or the child.
The letter demands a public inquiry into the manner in which individual cases were investigated, and an evaluation of the inherent structural problems within the system along with recommended reforms.

This isn’t the first time that problems with the giant sex abuse system have arisen. Nearly two years ago, the Psychologists Association of Alberta (PAA) initiated investigations into the alleged unprofessional conduct of three psychologists from the now non-operational Group 5 clinic, a government-funded sex abuse assessment and therapy unit. The review was triggered by complaints from falsely accused fathers and scathing criticism from Queen’s Bench Justice Marguerite Trussler, who described the group’s therapy techniques as “almost a brainwashing procedure.” PAA registrar Dr. Sandra Wolffe says that the hearing has been continuously delayed by court battles. The three psychologists made an application to Court of Queen’s Bench challenging the PAA’s right to investigate them. While the right to continue the review was upheld, an appeal is now in progress.

Mr. Oldring was not available for comment last week, according to his secretary. His communications officer, Bob Scott, admits that about half of the sex abuse accusations the department investigates are false; oddly, he adds that the department doesn’t keep a separate count of sex abuse allegations as distinct from physical abuse and neglect, and therefore doesn’t know how many sex abuse complaints there are. Mr. Scott comments that it is a tragedy, but not the fault of department that “children are being used as pawns in custody cases at a time when they’re already traumatized.”

He emphasizes that Social Services must investigate every allegation to ensure children’s safety. He suggests that if the parents’ group has a problem, they should take their concerns to the provincial ombudsman or the provincial children’s advocate, not the Social Services Department. He adds that if there are only 21 unhappy parents out of the thousands that have been investigated each year, then, “generally the system works very well. Children are being protected.”

Greg and Thomas vehemently disagree. “How many parents have to come forward and say that their lives have been ruined, financially and emotionally, before it’s regarded as a legitimate problem?” demands Thomas. He points out that children who are coaxed and coerced by parents, therapists and investigators to make false accusations which they know to be vicious lies are certainly not being protected. The parents’ group also rejects the recommendation that the ombudsman or children’s advocate should investigate the department. “Everyone is scared to death on this issue, and they’re all passing it off. They know that if some of this stuff is uncovered in an investigation, they’re opening themselves up to mega-lawsuits.”

Harley Johnson, the province’s ombudsman, says he has looked at the request for a review, but has not found sufficient grounds to launch an investigation of the system at this time. He is, however, willing to investigate individual cases. Four of the cases of members of the parents’ group are currently before him for review.

Bernd Walter, Alberta children’s advocate, is currently conducting a review of the child welfare system. Sparked by the death of a foster child last fall, the broad review of the system will be delivered to Minister Oldring late this year or early next. “Certainly the issue of investigative practices is well within the scope of this review,” says Mr. Walter. He welcomes public submissions on the matter.

Greg and Thomas say it isn’t enough to bury the issue in a broad review on the child welfare system. “We need an independent review that concentrates solely on this problem, conducted by someone not connected with Social Services so it can be completely free of biases,” says Greg.

The Alberta Association for Social Workers agrees with the parent group’s contention that social workers in Alberta are not sufficiently trained. President Margot Herbert, who has 40 years’ experience in the field and teaches in the University of Calgary’s faculty of social work, insists that a Bachelor of Social Work degree and several years’ experience in Child Welfare should be minimum requirements for frontline investigators. She also stresses the importance of expert and constantly available consultation with very mature and experienced childcare workers.

Ms. Herbert, however, is critical of the current attack on social workers. “It is unfair for people to feel hostile towards child protection workers for doing their investigations. It’s a very sensitive area, and there will be times when an error is going to be made. It’s a question of how far society is willing to go to protect children,” she explains. She denies there is a presumption of guilt when investigators go into cases. “That has not been my perception. I would be very concerned if that were the case,” she says.

Dr. Brian Hindmarch, an Edmonton psychologist who has been doing custody assessments since 1985, says that it is the case: many investigators and therapists do presume that accused parents are guilty. “The alleged perpetrator is never consulted. If you want to come up with a valid determination of the likelihood of abuse, you have to interview all the players. Also, the people who are investigating need to be cognizant of the body of literature documenting the phenomenon of false accusations. Right now, they go in with a view toward proving the allegation, which greatly increases the likelihood that ‘proof’ will be found,” says Dr. Hindmarch. He also points out that it is wrong when the same therapist performs assessments and then secures a contract for the prescribed therapy. “I feel like a broken record,” says Dr. Hindmarch, “I’ve been saying for years that these things are a problem. Now it is finally getting the attention it deserves.”

Marie Laing, NDP spokesman for family issues, also supports a review of Social Services investigations, but for the opposite reason. “What we have are investigators with a political agenda. They believe that very little abuse happens, and there is a general bias against women and children.” Ms. Laing, former chairman of Group 5’s board of directors, is alarmed that Social Services claims that half the cases are false. “In reality, 90% to 95% are real victims. We need trained investigators that believe the children,” says she.

MLA Laing, who has counselled adult victims of sexual abuse since 1978, says it is best to err on the side of protecting the child from living with his or her rapist, even in the context of a custody dispute. “I think it’s rarely the case that false accusations are used as a tool in custody battles. More often, when divorce proceeds, the child feels free to disclose abuse because he is safe from the abuser and is no longer worried about being responsible for the break-up of the family.” Ms. Laing adds that, from her experience, the few false accusations that do occur can usually be detected. “It’s a very intuitive thing. I wouldn’t necessarily say that I could identify what was amiss, but I would know something didn’t fit right.”

Edmonton lawyer Daniel Hogan represents the group of falsely accused parents. He proposes three positive improvements. “Malicious and false accusers need to be prosecuted. At this point, they can be charged with public mischief under the Criminal Code, but they never are. The Child Welfare Act needs to amended for stiff prosecution.” Mr. Hogan also suggests that a study needs to be undertaken of the effect on children of false accusations, along with the full public inquiry of the way abuse allegations are investigated.

Susan Lynham, an Edmonton lawyer who has worked with custody cases for six years, says the instances of false accusations are becoming more and more common. At a national law conference she attended in Charlottetown last month, family lawyers from across the country discussed the issue as presented in a paper entitled “The Allegation of Sexual Abuse within Custody/Access Litigation.” The paper quoted a member of the Ontario judiciary: “…these courts will go to any length to ensure, as positively as possible… the safety of the children. Accordingly, when [a false] allegation is raised, there is created a shadow of suspicion that, I think practically, is impossible to completely eradicate, no matter how unfounded the allegations turn out in retrospect to be. It spoils, or at least shadows, the future relationship that child has with the now proven innocent parent.”

Ms. Lynham relates, “Studies in the U.S. show that up to 85% of the allegations which arise in custody litigations are false. Childcare workers need to be aware that this is a special situation, and need to look on these cases with a sceptical eye.” She explains that in a custody battle women often feel they have less power because they cannot afford as expensive a lawyer. Using the ultimate weapon of a sexual abuse charge tips the balance of power in their favour. Ms. Lynham suggests that a unit of specifically trained investigators should be established to deal with these cases, and that the accused should definitely be interviewed in the process.

The issue promises to invade the lives of ever more Alberta families in the future. Social Services now investigates more than 2,300 new cases of alleged abuse monthly, although it doesn’t report how these break down into sex abuse, physical abuse, or neglect. But every month hundreds of innocent parents and children are subject to intrusive investigations—all in the cause of protecting them.--


Memories of abuse—real, or pure invention?


When Paul Ingram’s 22-year-old daughter first accused him of sexually abusing her as a child, he said he couldn’t remember any of it. After a series of interviews, and a disclosure by his 18-year-old daughter that she too remembered being abused, the policeman from Olympia, Washington began to remember. He confessed to hundreds of instances of sexual abuse, as well as satanic cult meetings and the murder of a prostitute, and was sentenced to 20 years in prison. Some psychologists today point to this case as a prime example of how traumatic memories of abuse can be repressed and later recovered.

But others don’t see it that way. Dr. Richard Ofshe, a sociologist from University of California at Berkeley and an expert on cult programming and mind control, was brought in to the Ingram case by the prosecution. He ended up testifying for the defence, however, when he found that the man could be pressed to confess to almost anything. To test this, Dr. Ofshe had fabricated an event, told Mr. Ingram that his daughter had disclosed it, and asked him to try and remember it. Mr. Ingram later wrote a detailed account of his memories of that incident. Mr. Ingram has recanted his confessions and is appealing his conviction, convinced that he was a victim of both his daughters’ and his own false memories.

Dr. Ofshe is one of many noted American psychologists who have banded together to form the False Memory Syndrome Foundation in Philadelphia. Since the foundation’s establishment in March, it has received 650 calls from families experiencing the effects of a “recovered repressed memory” of sexual abuse. The group’s purpose is to study, mitigate, and prevent the phenomenon of false accusations of incest and sexual abuse resulting from “disastrous ‘therapeutic’ programs,” and to help the primary and secondary victims of the syndrome.

Dr, George Pugh, a psychologist at Edmonton’s Institute of Psychology and Law, says there are no good statistics on the accuracy of memories of childhood sexual abuse. “It’s hard to remember details when you’re trying to avoid a traumatic experience. However, I have met with many victims and perpetrators, and I’ve found that very few of the victims are lying,” believes Dr. Pugh.

The study of memory is the specialty of Dr. Elizabeth F. Loftus, a psychologist at the University of Washington. She’s sceptical about trusting the accounts that come out of “recovered” memories, and is presenting a paper on the subject this week at the American Psychological Association’s annual meeting. “People are really open to the suggestions of their therapists. We ran a study in which we were able to ‘help the subjects to remember’ and experience of being lost in a shopping mall at age five. Although the event was fictitious, they ‘remembered,’ and gave us details,” says Dr. Loftus. “You must understand what this could do to a family,” she says. “An accusation comes out of the blue, and sends the family reeling. One accused father told me that he would rather have terminal cancer than go through what he was going through.”

Dr. Renee Fredrickson, a St. Paul psychologist, acknowledges that false accusations can be devastating, but points out that false denials are equally painful. She insists that the vast majority of memories are true and accurate, and she’s written a book on the subject, Repressed Memories: A Journey to Recovery from Sexual Abuse, released last month. “Clinicians must avoid any bandwagon approaches,” she says.

Drawing from 19 years of clinical experience, Dr. Fredrickson says there are four possible situations in which the memories of accused and accuser disagree. Usually, she says, the perpetrator of sexual abuse is simply lying. But it is also possible that the perpetrator honestly cannot remember performing the abuse, or that the victim may have mistakenly identified the wrong perpetrator, or that the accuser is lying. The last, in her opinion, is the least common. When it does occur, it is usually because he or she has a multiple personality disorder or a psychosis, or is a pathological liar or attention-seeking narcissist.

Dr. Stephen Kent, a University of Alberta sociology professor who researches memories of ritual abuse, agrees that most memories are probably of true events. Over the last two years, Dr. Kent has interviewed close to 30 people who claim to remember being involved in Satanic abuse. He has attempted to find external verification for the memories. Although he has never been able to obtain concrete external validation (like buried body parts), Dr. Kent says he has found partial confirmation in parallel stories and plausible circumstances. “The most powerful incentive for me to continue doing research in this area is the fact that people tell me about bizarre and nonsensical events that make no sense to either them or me at the time, but later fall into place. When memories, which don’t seem to be contaminated by outside information, are later found to parallel many other stories, it lends credibility to what they say,” explains Dr. Kent. But he says he has also found some cases in which supposedly restored memories turned out quite wrong. “One intelligent, articulate individual described the murder of a person whom we later found to be alive and well in eastern Canada.”--






TERZO: Abbiamo già capito quale è la macchina economica attivata dalle separazioni...








QUARTO: altrove si stanno organizzando...