venerdì 24 gennaio 2014

La Francia elimina il «buon padre di famiglia»

FONTE:
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/francia-elimina-espressione-buon-padre-di-famiglia.aspx


PARIGI - Il debito pubblico francese è alle stelle e preoccupa l’Europa. Certi comitati sindacali di fabbrica transalpini hanno sequestrato dei dirigenti e restano sul piede di guerra, dicendosi pronti a nuove azioni violente.

E di cosa si discute, in queste settimane tormentate, fra le mura del Palais Bourbon, sede dell’Assemblea nazionale? Dell’espressione «bon père de famille», «buon padre di famiglia», ereditata dal diritto romano e transitata per secoli nei testi e codici legislativi del mondo intero.

Ma adesso, i Verdi sostengono che l’espressione è in realtà un pericoloso simbolo «sessista». Nasce da qui un emendamento appena votato nottetempo per bandire l’espressione dai circa 15 testi dov’è ancora presente, in particolare nel Codice civile. L’espressione incriminata, che fa parte pure del linguaggio corrente e non era mai parsa tanto insidiosa alla gente comune, sarà sostituita dalla formula «gestione ragionevole» o dall’avverbio «ragionevolmente».

Ma sono ragionevoli, invece, il puntiglio e l’energia investiti contro un’espressione classica della lingua nazionale? Una parte dell’opposizione di centrodestra ha reagito con ironia, chiedendosi se l’epurazione linguistica in corso se la prenderà presto pure con il termine «patria», oppure come si risolverà il dilemma legato alle discriminazioni incrociate contenute nel termine «madrepatria». Ma c’è pure chi, come il deputato neogollista Hervé Mariton, ha lanciato una denuncia in piena regola: «Siamo in pieno totalitarismo linguistico».

Daniele Zappalà
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Da leggere:
Tre passi nel ridicolo. (A.Socci, 2013) 

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 ABOLITO IL «BUON PADRE DI FAMIGLIA»: E' LA FRANCIA DI HOLLANDE, SIGNORI....



Fonte: http://www.secoloditalia.it/2014/01/cancellato-anche-il-buon-padre-di-famiglia-e-la-francia-di-hollande-signori/

l Parlamento francese colpisce ancora nel cuore della società, ossia nella famiglia, picconando un altro tassello di quel che resta del nucleo familiare così come lo abbiamo sempre concepito per tradizione, vocazione, natura. È stato infatti votato nella notte un emendamento del progetto di legge sulle pari opportunità tra uomo e donna che vuole cancellare dal codice civile la locuzione di «buon padre di famiglia». Il motivo? L’espressione è ritenuta «sessista» e «obsoleta» da parte della ministra socialista delle Pari opportunità, Najat Vallaud-Belkacem. che ha pure preteso di spiegare l’inquietante decisione: “È necessario attualizzare il diritto per renderlo conforme alla realtà e renderlo comprensibile. La grande maggioranza della popolazione, ai giorni nostri, ha voltato pagina in merito alla struttura patriarcale della famiglia e non capisce più questo riferimento». Così in un Paese attraversato dallo scandalo Hollande ma soprattutto scosso dalla crisi economica come tutta Europa, il Parlamento legifera di notte non su come rimettere qualche euro nelle tasche dei francesi per ridare loro certezze economiche, ma togliendo le certezze anche morali che nel quotidiano regolano la vita delle persone. Noncuranti del fatto che i francesi avevano fatto capire molto bene alla politica il loro “no” alle fughe in avanti del progressismo laicista in tema di morale familiare.
Le manifestazioni di piazza contro il disegno di legge del governo sui matrimoni gay e l’adozione di minori da persone dello stesso sesso sono costanti. E da Parigi si sono diffuse a Roma e in molte città europee attraverso il movimento di popolo Manif pour tous, che mobilita cittadini di tutte le sensibilità o appartenenze filosofiche, religiose, politiche per i diritti dei bambini. In molte di queste manifestazioni sfilavano, che piaccia o no, molti padri e madri di famiglia, in molti casi fermati solo per indossare una maglietta con il logo ormai famoso – e che ha un seguito impressionante in rete –  che raffigura un papà, una mamma e due figli tenuti per mano. Il Parlamento francese dimostra di essere totalmente scollegato con il sentire delle persone e di persegue in maniera dissennata la dissoluzione dei caposaldi culturali della società occidentale. «Si tratta di riscrivere una definizione che è presente nel Codice civile dal 1804 e risale al diritto latino», ha spiegato la ministra socialista delle Pari opportunità. Forse tutto ciò è un problema solo per lei, che crede di vedere un mondo diverso da quello rappresentato da tanti padri di famiglia che si incontrano tutti i giorni e si spaventa, evidentemente, delle parole. Un buon padre di famiglia si preoccupa del benessere materiale e spirituale dei figli, della loro istruzione, del loro futuro, modula con oculatezza, insieme alla madre di famiglia, il patrimonio, le entrate, le uscite, fa sacrifici, se necessario, cioè sempre. Un punto di riferimento con precisi compiti, una garanzia per i i figli. Abbastanza semplice eppure abbastanza difficile in un mondo dove tutto, compreso certi legislatori, tendono a deresponsabilizzare le persone. Infatti qual è la portata innovativa di questa “rivoluzione”, cosa hanno inventato di alternativo al buon padre di famiglia? Il genitore A e B? “Un” genitore, “l’altro genitore”? Un po’ poco e, come al solito, sull’altare del nuovismo vengono dimenticate le esigenze e le certezze di cui hanno bisogno i figli, che se potessero decidere, preferirebbero senza dubbio il ritorno del buon caro vecchio padre di famiglia (magari un po’ maltrattato)…

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