mercoledì 5 marzo 2014

Germania, padri in rivolta: "ora a casa coi figli stiamo noi"


Fonte: http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=54695%3Agermania-padri-in-rivolta-ora-a-casa-coi-figli-stiamo-noi&Itemid=208




BERLINO - Ogni mercoledì Sigmar Gabriel, di 54 anni, lascerà l’ufficio nel primo pomeriggio. Prima delle quattro, passerà a prendere sua figlia di due anni in un Kindergarten berlinese e trascorrerà con lei la seconda parte del pomeriggio. E così farà tutte le settimane, per i prossimi quattro anni di legislatura. Non sarà facile mantenere l’impegno: stiamo parlando del vice cancelliere tedesco, leader del partito socialdemocratico SPD nonché ministro di Economia ed Energia all’interno di un esecutivo che ha l’ambizione di implementare una radicale riforma energetica. La sua decisione è un’operazione di propaganda ma anche un messaggio politico chiaro per una società che sta cambiando. In Germania, sempre più padri rivendicano il diritto di stare con i figli piccoli.

“Il mercoledì sarà il mio turno”, così lo ha annunciato Gabriel in un intervista con la Bild, agli inizi di quest’anno. “Mia moglie lavora e tocca a me. Sono molto felice di prendermi questo impegno”. Per un politico è importante, secondo Gabriel, non perdere il contatto con la vita di tutti i giorni. Oltre al lavoro, bisogna avere il tempo di fare la spesa al supermercato, parlare con il partner, passare tempo in famiglia... “Se no perdiamo di vista la vita reale”. Il suo esempio si interpreta come un passo avanti in quella che si definisce come una rivoluzione sociale e culturale. La coniugazione di carriera e famiglia era, fino a poco fa, in Germania come in Italia, un’ambizione riservata alle donne. Nella maggior parte dei casi i padri hanno entrambe le cose, però sono soliti concentrarsi cinque giorni a settimana sul lavoro. I figli rimangono per la maggioranza come un impegno del fine settimana. Questo modello, almeno in Germania, sembra destinato a cambiare.

Gabriel non è l’unico personaggio di spicco della politica tedesca ad aver deciso in questa direzione. Prima di lui, Jörg Asmussen, è stato addirittura più drastico: il 47enne era fino a poco tempo fa uno dei più influenti economisti della Banca Centrale Europea, a fine 2013 ha annunciato che avrebbe abbandonato la sua brillante carriera. Ha deciso allora di tornare a Berlino per passare più tempo con la famiglia e avere un lavoro con orari più umani. Nella capitale è stato nominato segretario di stato del Ministero del Lavoro. È un passaggio che implica anche una significativa riduzione di stipendio, visto che nella nuova posizione guadagnerà 150.000 euro all’anno in meno. “Non mi importa se la gente mi considera un modello o un idiota”, ha detto al settimanale Stern. Lo stesso vale per Roland Pofalla, di 54 anni, che come ministro alla Cancelleria nel corso della scorsa legislatura è stato forse il politico più vicino ad Angela Merkel in una serie di situazioni delicate. Nel nuovo consiglio dei ministri ha consapevolmente rinunciato ad avere un ruolo. Anche nel suo caso, l’esigenza era di passare più tempo con la famiglia.

Nonostante il 90% dei padri tedeschi lavorino ancora con orari pieni, un sondaggio citato da Der Spiegel assicura che il 91% sogna di avere più tempo da dedicare ai bambini. La rivoluzione culturale è iniziata nel 2007 con l’introduzione da parte dell’allora ministra della Famiglia — ora alla Difesa — Ursula von der Leyen (conservatrice della CDU) dell’Elternzeit una licenza per genitori dopo la nascita dei figli, che entrambi si possono suddividere a piacimento su un arco temporale di 14 mesi. Se solo la madre si avvale dei mesi di pausa, questi si riducono a 11 mesi. Grazie a questo espediente, i padri hanno iniziato a considerare di avvalersi quantomeno di due mesi di licenza.

La tendenza si può osservare ad occhio nudo per le strade di Berlino dove è molto comune incrociare giovani padri che spingono carrozzine al supermercato, durante la settimana e in orari da lavoro. Christian S. di 39 anni, va a prendere suo figlio di due anni in un asilo nido di Mitte due volte alla settimana. È chirurgo in una clinica privata di Berlino e quando è nato suo figlio, si è preso tre mesi di pausa. “La mia fidanzata ha insistito, voleva che ci dividessimo gli impegni famigliari e per lei era importante non allontanarsi troppo a lungo dal lavoro di ricerca in università. Ho preso tre mesi dai 7 ai 10 mesi del bambino e ora mi sento di ringraziarla per questo”. All’inizio, assicura, si è sentito stigmatizzato sul posto di lavoro: “in particolare mi sembrava che un capo non l’avesse presa bene, però si sono abituati e con il tempo la sensazione è che sempre più medici seguano l’esempio”. Christian si è reintegrato gradualmente negli orari di lavoro e ancora adesso non lavora con gli orari di prima ma all’80%, il che gli permette di andare a prendere il figlio due volte alla settimana.

Eppure, secondo gli esperti, le riforme non sono l’unico elemento fondamentale. “La convinzione che la presenza attiva del padre nell’educazione dei figli sia fondamentale è diventata sempre più diffusa. Prima si accettava che i padri fossero più assenti”, assicura a Pagina99 Hans-Georg Nelles, padre di tre figli, marito di una moglie lavoratrice e fondatore della società di consulenza “Padri e Carriera” che aiuta le aziende a implementare orari più flessibili per i genitori. Politici, consulenti e aziende in Germania sono alla ricerca di modelli imprenditoriali dove anche le posizioni di dirigenti possano adattarsi ad orari flessibili. Il “Contratto di Governo”, firmato dai tre partiti che formano la Grosse Koalition di Angela Merkel, chiede esplicitamente “migliori condizioni per permettere ai genitori di bilanciare i propri impegni professionali e famigliari”.
Ci sono altre ragioni che spingono la Germania in questa direzione. Con una popolazione che invecchia e un’economia che cresce, il paese cerca di modificare il mercato del lavoro in modo da renderlo attrattivo per i lavoratori specializzati stranieri. Allo stesso tempo, le aziende che possono già contare su dipendenti altamente qualificati, fanno di tutto per non lasciarseli scappare. Sondaggi realizzati tra i padri dimostrano che la possibilità di combinare lavoro e carriera aumenta la loro motivazione professionale così come la loro fedeltà all’azienda.

“Non è sempre facile”, ammette Nells, “ci sono ancora grandi compagnie dove non è possibile nemmeno proporre idee di questo tipo. Altre iniziano a rifletterci. Altre ancora le appoggiano con entusiasmo”. Tra le grandi aziende tedesche che si sono lanciate in esperimenti di questo tipo, gli esperti tendono a ricordare la “Robert Bosch Gmbh” — quella degli elettrodomestici — dove sono state introdotte proposte esplicite per gli orari flessibili dei dirigenti e dove si incoraggiano i dipendenti a lavorare alcune ore alla settimana lontano dall’ufficio. La compagnia di assicurazioni “Ergo”, dal canto suo, invita i dirigenti a partecipare a seminari di “leadership sensibile ai temi famigliari” e ha introdotto una serie di proposte per “dirigenti part-time”. “Prima si pensava che occuparsi dei figli fosse una pausa di inattività dal punto di vista del lavoro”, conclude Nells, “ora invece si inizia a considerare questo tempo come parte dell”esperienza generale dove, dopotutto, si acquisiscono competenze. Le aziende possono trarne beneficio”.

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