lunedì 21 gennaio 2013

Il Censis, la Chiesa e le nozze di Cana.





 Fonte: http://www.selpressmm.com/32525/esr_visualizza.asp?chkIm=98

La nuova emergenza sono i padri separati. 
Parola del direttore del Censis.
La differenza la fa la casa, che viene generalmente assegnata dai nostri tribunali alla parte tradizionalmente ritenuta più debole. Il “forte” allontanato dalla propria abitazione, che magari ha acquistato con la sua ex-dolce-metà, si trova a malpartito, specie se abita nelle grandi città. Il Censis dice che la rete amicale e parentale può essere di aiuto. Poi, per i padri separati, ci sono le spese per i figli, magari assegnati all’altro genitore,  presso il quale hanno un “domicilio prevalente”, in barba alla Legge sull'affido condiviso e in ossequio alla Prassi. Nuovi poveri, nuove statistiche.

Storie note, raccontate sui giornali in concomitanza del Natale o delle elezioni politiche.
Poi il silenzio stampa, silenzio sugli organi di comunicazione ufficiali, silenzio dai pulpiti, silenzio nei comizi elettorali. Timidi accenni alla famiglia sono venuti l’anno scorso dal Cardinal Bagnasco, nella sua prolusione al consiglio episcopale permanente, quando disse: “La gente non perdonerà la poca considerazione verso la famiglia… Si finisce per parlare d’altro ”. Timidi accenni. Più che timidi, forse timorosi delle reazioni faziose che difendono teorie più bislacche sulla famiglia. Poi, dopo questi brevi candidi accenni alla unità della famiglia, ai genitori, alla sacrosanta necessità che i figli crescano con un padre e una madre, il nulla. Appunto, si parla d’altro.

Se il silenzio sulla realtà dei padri separati (magari anche qualche madre, ma in genere padri) vale per la carta stampata e TV, su Internet la musica cambia.
Su Internet, alla parole “padri separati”, Google offre 364.000 risultati, con una migliore performance rispetto a quando si digita “preti pedofili”, con un magro 281.000 risultati.
Argomenti su cui il Vaticano tiene o ha tenuto  il più stretto silenzio, fino a quando non ha potuto più (o non potrà più)  tacere.
E’ sulla rete che si possono leggere le iniquità operate dal diritto di famiglia sulle famiglie, sui nostri figli, sui loro padri. Notizie fresche e aggiornate.
L’associazionismo, cattolico e non, fa sentire la propria indignazione, muove avvocati, scrive reports sull’argomento, propone iniziative di legge. Un esercito di separati, con quasi 90mila effettivi in più all’anno. Fate voi un conto approssimativo di quanti ammontino gli effettivi da quando la legge sul divorzio è stata varata dal parlamento Italiano, quarant’anni fa. Fate un conto del numero dei figli, orfani di genitori in vita, che popolano la nostra Italia.

La parola “separati” rimane per la Chiesa un vero tabù e se ne parla giusto per questioni sacramentali. Sembra che per i padri separati la necessità più urgente sia sapere se siano o meno ammissibili all’Eucaristeria domenicale.
Se il cibo spirituale è utile, quello materiale scarseggia, visto che molti padri separati sono destinati a diventare clochard o a chiedere alla Caritas un appartamento a ore o a giorni per stare con i propri figli.


 E pensare che nelle nozze di Cana, di cui si è letto il passo evangelico domenica 20 Gennaio, l’interesse di Gesù di Nazareth è stato proprio di assicurare il vino buono agli sposi, con il suo primo miracolo. I due sposini e i loro invitati avrebbero pure potuto bere vino più scadente, magari accontentarsi, ma niente. Le Sacre scritture narrano che, saputa della necessità degli sposi, Gesù di Nazareth si è prodigato per far avere il vino più buono. Che scandalo, il vino buono a fine pasto, quando sono tutti più brilli, quando basterebbe di meno, per accontentare il palato. Niente. Miracolo irremovibile. Vino ottimo per il matrimonio, anche a fine pasto.

Miracoli oggi non se ne fanno più.  Togliamoci dalla testa che ci siano nuovi operatori del miracolo. Togliamoci l’illusione che la necessità di miracoli o di cambiamento sia anche soltanto predicata. I padri del Censis sfrattati dalla proprie case, che lasciano dietro di sé affetti ed effetti, possono al massimo contare sulle prolusioni di Bagnasco e in qualche camera ad ore alla Caritas. Altro che miracoli!

A pensarci i miracoli oggi neanche servirebbero, se nei tribunali  si applicasse la legge sull’affido condiviso, se i Giudici si astenessero dalle iniquità palesi dettate dalla prassi. E magari se nelle Chiese si prendesse posizione, in difesa dei figli, sull’ingiustizia di cui sono vittime i padri separati, e se i Cardinali si astenessero da vaghe e timorose citazioni sulla famiglia.
Oggi la Chiesa sembra porgere ben altro orecchio, alla necessità della famiglia, rispetto a quanto aveva fatto Gesù di Nazareth per i due sposi delle nozze di Cana. E ciò avviene su questioni non secondarie, su questioni di cui gli organi di informazione sono sufficientemente aggiornati. Le informazioni sono disponibili a tutti.
Basta digitare qualche parola chiave in rete.
E’ il coraggio di tramutare l’acqua in vino, che manca, cioè il coraggio di cambiare le annacquate valutazioni ufficiali, 
 in idee che siano di maggior sostanza per tutti.
Coraggio che in parte il direttore del Censis ha avuto 
e che alla Chiesa ancora manca del tutto.

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