sabato 26 gennaio 2013

Leone XIII e la famiglia reale

Lettera al card Bagnasco. La porta stretta: richiami sulla famiglia cristiana 





Sua Eminenza card Bagnasco, 
sia i nuovi sistemi di comunicazione, sempre più diffusi, veloci ed efficaci, sia le esperienze personali, ci fanno constatare da più parti una situazione di crisi della famiglia e del matrimonio, come anche più volte richiamato nella Sua ultima prolusione del 25.9.2012. In essa, chiaro è l’appello al ruolo dei credenti, testimoniato dalle Sue parole:
“La Chiesa è unita e – seppur sotto sforzo – vuole affrontare le traversie del tempo con umiltà, vigore e lungimiranza. Se nessuno ha interesse a nascondere la verità, non si può tacere che la Chiesa è rimasta forse l’unica a lottare per i diritti veri …”

Anche il Suo ultimo intervento a Genova e probabilmente anche il Suo ultimo libro "la porta stretta" lanciano un forte richiamo alla famiglia, al ruolo di entrambe le figure genitoriali nella crescita dei figli e alla necessità di difesa, promozione, valorizzazione e sostegno della famiglia come istituto fondante della socità.
Ben vengano questi Suoi richiami, visto che la realtà in cui vivono le famiglie cattoliche e l’evidenza dei fatti che attentano all’unità della famiglia, hanno subito e subiscono l’onta di essere sostituite dal pregiudizio, dal luogo comune, in una pericolosa banalizzazione, attuata dai più seguiti media, banalizzazione che confonde gli animi e nasconde la Verità.

1.Le realtà negate

L’opinione pubblica, assordata dagli scandali politici e dalle promesse elettorali, è sistematicamente anestetizzata sulla realtà e verità della crisi delle famiglie, sicuramente minacciate da congiunture economiche, dai cambiamenti generazionali, ma anche, e più seriamente, dal rischio di essere distrutte dall’istituto giuridico delle separazioni coniugali.

Una parola, separazione, raramente scritta e pronunciata, con la ben prevedibile conseguenza che poco, i cattolici, sanno dell’istituto laico delle separazioni coniugali, molto poco conoscono sulle cause delle separazioni, pochissimo sanno sulle conseguenze e sull’innegabile stato di ingiustizia ed iniquità in cui versano alcuni genitori cattolici giuridicamente separati e, in primis, i loro figli. Realtà nota alle Caritas diocesane, alla quali sempre più spesso ricorrono padri separati ridotti a condizioni di clochard.

Le espressioni con cui si banalizza la reale portata delle separazioni coniugali, come “i separati”, “i genitori divisi”, le “famiglie allargate” nascondono realtà drammatiche poco discusse, eppur molto diffuse, considerato che le separazioni rappresentando quasi 90.000 casi annui, con un incremento, rispetto al 1995, del 65%. In termini assoluti, il 30% delle coppie sposate, ovvero quasi una coppia su tre, percorre la via della separazione coniugale[1]. Tuttavia anche i numeri e le statistiche poco illustrano il Vero e tanto lasciano all’immaginazione di chi distrattamente ascolta le notizie o le legge sulle pagine dei giornali.

Tre sono le realtà che rimangono sistematicamente negate.

La prima è l’evidenza che le separazioni giuridiche, ben lungi da essere una scelta, sono spesso subìte da uno dei coniugi, spesso i mariti, che ricevono, spesso dai legali delle mogli, le istanze di separazione. Per loro le separazioni non sono una scelta: sono un obbligo giuridico.
Questo è un dato, non è un'accusa, non è polemica. E' una esperienza che vivono 90.000 padri (anche le madri, ma prevalentemente padri) ogni anno, non un pregiudizio. Le separazioni non sono una mentina, ma l'inizio di un lungo calvario.

Parimenti, le separazioni giuridiche, ben lungi da essere ispirate a cristiana correttezza, sono spesso l’ambito in cui regna la Menzogna, che  facilmente aspira alla demonizzazione di una delle figure genitoriali (spesso il padre), sulla base di false accuse strumentali, volte a ottenere l’esclusione dei padri e l’isolamento dei figli. Atteggiamenti oblativi da parte degli organi di giustizia assecondano le menzogne e non richiamano alla testimonianza della Verità.
Anche questo è un altro dato, tanto più grave in quanto coinvolge, come attori, non le conclamate "lobbies" politiche o sociali, ma i cattolici.  Cattolici contro cattolici

Infine le separazioni giuridiche sono lo strumento legalizzato in cui uno dei genitori è condannato, fin dall’inizio, e sulla base di una odiosa ed iniqua prassi, a rinunciare ad affetti (in primis quelli dei figli) ed effetti. Non sembra vi siano misure efficacemente deterrenti per chi intende, attraverso accuse strumentali, escludere il coniuge dall'attivo e significativo contributo (se non meramente sotto il profilo economico, per cui i padri sono ridotti a padri-bancomat) alla crescita dei figli.

2. La banalizzazione e i suoi effetti

La separazione giuridica non è una mentina, ma il rischio è che i genitori (o spesso solo uno di essi) che intraprendono per vie legali la separazione coniugale nè si rendano conto, dal punto di vista religioso, del valore dell’indissolubilità del matrimonio né percepiscano, attraverso la finzione dei media, che nella maggior parte dei casi, le separazioni, spesso condite con accuse infondate e strumentali, abbiano ottime probabilità di deteriorare in liti giuridiche, con perdite di affetti ed effetti e con conseguenze deleterie per i figli! 
Realtà, questa, liquidata da quelle parole santificatrici dei rotocalchi, del tipo: "separazioni conflittuali".

Alla scarsa fede nell’indissolubilità del matrimonio, segue poi l’inganno nella realtà dei fatti! Amara e tardiva constatazione, rendersi conto in via postuma che le “separazioni”,  si possono trasformare in tragedie, in cui loro malgrado sono coinvolti anche i figli, spesso minorenni, trascinati loro malgrado nelle diatribe giudiziarie, velate nelle pagine dei giornali, liquidate con le espressioni tipiche (il corso della giustizia), taciute nelle pagine dei giornali. 
Sono gli stessi procedimenti civili e penali a fare largamente uso di perizie e consulenze d'ufficio, in cui i minori sono interrogati, scrutati, esaminati da commissioni di sedicenti esperti. E' normale (in senso statistico, ovvero nel senso di frequentissimo) che, in vista o in corrispondenza delle perizie ordinate dai giudici nei procedimenti civili o penali, gli stessi minori siano oggetto di pressioni psioclogiche da parte degli stessi genitori e famigliari, ricevendo ragionevolmente pressioni maggiori da parte del genitore affidatario. In questa oscena dinamica messa in piedi dal diritto di famiglia, la strada all'alienazione genitoriale dei minori è spianata. Realtà liquidata con quelle parole santificatrici dei rotocalchi "i figli contesi".

Come ebbe a scrivere Leone XIII nell’Humanum genus :
“…esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina l'unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia”.

L’attualità e la profondità di queste parole deve farci riflettere.
E’ in corso una delegittimazione della famiglia, tradizionale, come da più parti indicato.
Parimenti è in atto una delegittimazione dell’unità genitoriale, intesa come collaborazione viva e fattiva di un padre e di una madre nella crescita ed educazione cristiana dei figli. Sempre più sovente si sente affermato il supposto primato di uno solo dei genitori, nella crescita dei figli, principio formulato sulla base del genere sessuale e affermato da qualche teoria del secolo, che, disconoscendo la tanto ricercata parità di diritti tra uomo e donna, sostiene ora, nei fatti, principi di supremazia e predominio. Contemporaneamente si assiste alla negazione sistematica dei figli a vivere e crescere nel principio della bigenitorialità e, inspiegabilmente, alla proposte normative che assicurino a coppie omosessuali di poter crescere figli adottivi. “Confusione e discordia entrano nel santuario della famiglia”.
Quando la confusione e la delegittimazione ideologica si fanno strada, si prepara la strada per la Menzogna.

3. La porta larga: spalancata e facile da attraversare

E’ noto agli operatori dei tribunali che l’arma più potente ed efficace per assicurare l’estromissione del coniuge dalla cura dei figli è la falsa accusa, o l’accusa strumentale. Accuse strumentali e menzogne di abusi sessuali verso i minori, formulate da uno dei coniugi anche con sconcertante superficialità e noncuranza. Noncuranza di quanto poi sia drammatico, per i cattolici genitori ingiustamente accusati, dimostrare di essere estranei alle accuse, scuotersi di dosso il fango demonizzatore che è stato loro riversato, e, per i nostri figli, cercare di ristabilire dei rapporti con le figure genitoriali forzatamente esiliate.
Prassi, quella delle false accuse, talmente diffusa tanto da transitare nel vocabolario giuridico nell’espressione “pallottola d’argento”, ad indicare un fatto di per sé potenzialmente letale, ma comunque di apparente nobiltà.

Le prime vittime di queste prassi criminose, delle menzogne, delle pallottole d’argento, sono i nostri figli, specie in quanto forzosamente separati dai genitori (o da uno di essi), non a causa di realtà di fatto, non per evidenze concrete, non per la Verità, ma per le inique misure precauzionali adottate dal diritto giuridico sulla base delle Menzogne. La Menzogna travestita di Verità causa vittime innocenti.

E la Menzogna si nutre spesso e largamente delle interpretazioni arbitrarie degli “esperti” che affollano i tribunali, e che, su mandato dei magistrati, esprimono giudizi sulle "capactà genitoriali" dei credenti basati non sulla scienza, ma spesso sul pregiudizio, spesso nella segreta e inconsapevole volontà di mantenere ad arte conflitti e divisioni, spesso nell’ossequio inconscio di teorie tanto inique quanto traballanti, teorie che:
“…mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di guadagno disonesto cose che non si devono insegnare .. Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro. Sono contaminate la loro mente e la loro coscienza” (Tt, 1, 10-15).

Come può la ragione o lo spirito umano fondare un giudizio sulle "capacità genitriali" sulla base di teorie non scientifiche?
Come può l’umana ragione e l’intelletto accettare ciò che non è ragionevole neanche sotto il profilo metodologico, né è verificabile o riproducibile, né appartiene alla esperienza della realtà?
Non di giudizi, ma di pura doxa, si tratterebbe, affidati al relativismo dell’esperto e ai dettami di una nuova, cangiante fede, travestita da Ragione.

E’ il relativismo degli affetti e dei legami familiari, volto a sostituire ciò che più è sacro e religioso con la doxa del momento.
E’ il relativismo dei vincoli famigliari tra uomo e donna, volto a sostituire alla famiglia tradizionale nuovi contratti sociali, equiparati a famiglia.
Relativismo rinforzato dalle discutibili prassi di affidare giudizi in merito alle capacità genitoriale, a nuovi maestri:

«Verrà un giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di sentire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie rifiutando di dare ascolto alla verità per rivolgersi alle favole (2Tm, 4,3)».

La prospettiva è che, alla crisi attuale, si ponga una alternativa atea e giuridica, che faccia scadere il matrimonio, da istituzione religiosa, a mero contratto, in cui tutto, compresa la modalità di creazione dei vincoli matrimoniali, separazione e di divorzio (già largamente consolidati nell’ordinamento giuridico), siano stabilite “ex ante”, all’atto della stipula contrattuale. La prospettiva è quella dei  contratti prematrimoniali. E se questa prospettiva non è rassicurante, in quanto la sterile regola giuridica sembra sostituirsi alla cristiana condivisione, tanto meno auspicabile è che si rafforzino le prassi di fare, dell’amore figliale un oggetto di valutazione dello Stato e non un diritto inalienabile e indisponibile dei nostri figli.
Ben profetizzava Leone XIII:

«Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell'educare i figli non s'imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. …
Così si corre di gran passo all'intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento. »

4. Riflessioni

Concludo con una riflessione tratta dal discorso di prolusione di Sua Eccellenza, del 23 settembre “La gente non perdonerà la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo. Specialmente in tempo di crisi seria e profonda si finisce per parlare d’altro…”.
Considerare la famiglia nella sua complessità comporta esaminare anche i mali che la attentano, comporta soppesare le forze che palesemente minano il reciproco amore tra i genitori, significa confutare esplicitamente le teorie che mettono in dubbio la reciprocità e complementarietà dei genitori nel crescere ed educare nell’amore i figli.

Sono certo che lo Spirito Santo animi la Chiesa, solleciti i credenti ad azioni volte alla ricerca del Vero, protegga i nostri figli dalle ingiuste condizioni a cui giuridicamente sono condannati, ci ispiri ad un realismo crudo e fiducioso nel futuro.


[1] http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110707_00/testointegrale20110707.pdf

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